Inter, Rossi:| 'Juve, successo meritato'
Da San Siro la Juventus se ne è andata da capolista, rinvigorita da un successo meritato, come lo è stato quello sul Milan. Lo testimoniano le occasioni create dai bianconeri, insieme al rigore negato dall’arbitro Rizzoli in chiusura di primo tempo, quando il risultato aveva già preso la forma del 2-1 finale per i bianconeri. L’Inter resta inchiodata ai bassifondi della classifica, schiacciata dai tanti malanni stagionali, che poi si riassumono in un solo problema, certo non risolvibile a breve: la squadra che ha vinto tutto è arrivata a fine corsa, schiantata dal chilometraggio eccessivo di coloro che l’hanno resa grande, probabilmente unica e irripetibile. L’impossibilità di fermare il tempo, che ha preso a correre vorticosamente è sotto gli occhi di tutti e la buona volontà non basta più, nemmeno impegnandosi allo spasimo. Cambiasso, che per quattro anni è stato il miglior centrocampista d’Europa per la sua capacità di interpretare all’unisono fase difensiva e fase offensiva, nel suo odierno inseguire con la lingua a penzoloni, oggi è poco più di un’ombra. Come lui Stankovic che ha rilevato Obi, senza mai riuscire ad andare al di là delle minime giocate laterali, tipiche di qualsiasi normalissimo centrocampista di raccordo.
Dopo un colpo di tacco di Pazzini su tiro di Maicon in avvio, la Juventus è passata già prima del quarto d’ora con Matri che ha invitato Lichtsteiner ad affondare sulla destra, per andare poi a raccogliere il traversone che Castellazzi ha respinto d’istinto proprio sui piedi di Vucinic per l’1-0.
Efficace la reazione dell’Inter, dopo un tiro di Zarate: appena prima della mezz’ora Sneijder ha innescato Maicon per una galoppata come ai vecchi tempi conclusa con un potente destro deviato da Bonucci alle spalle di Buffon. Subito dopo l’Inter ha avuto la palla del vantaggio ancora su cross di Maicon per Pazzini, che ha girato sulla traversa. L’illusione di poter prendere in mano la partita è però crollata quasi subito, quando Matri ha chiuso un triangolo al limite dell’area con Marchisio, il cui rasoterra ha infilato ancora Castellazzi.
In chiusura di primo tempo l’atteso caso arbitrale, con Marchisio che, pescato da Pirlo, ha provato a girarsi scavalcando Castellazzi con un pallonetto. Netto il contatto col portiere nerazzurro, ma niente rigore. Proprio Marchisio nell’intervallo ha raccontato che Rizzoli si è giustificato spiegando che il pallone era già stato calciato e che l’azione era perciò conclusa.
In realtà la storia è un’altra ma sempre la stessa: quando si lamenta, soprattutto se ragionevolmente come ha fatto l’Inter, la big di turno il favore poi lo ottiene sempre. Un malcostume tipicamente italiano riservato da sempre alle tre grandi, che a turno da decenni si accusano vicendevolmente dello stesso viziaccio. Ad alzare la voce senza che poi nulla accada qui da noi capita solo alle piccole. Da sempre. Ovviamente, la prossima volta che l’Inter si beccherà un rigore dubbio contro non si mancherà di ricordarle di essere stata appena graziata nel derby d’Italia.
Anche nel primo tempo, con l’Inter migliore, la Juventus non ha mai perso il controllo del centrocampo e la sua capacità di mandare in crisi l’inaffidabile difesa nerazzurra. Anche quella bianconera non è proprio difesa che faccia dormire sonni tranquilli, ma l’Inter l’ha impensierita solo per momenti troppo brevi.
Non a caso, nell’intervallo Ranieri deve aver pensato che era più facile venir schiacciati piuttosto che imporsi e che serviva sacrificio più che inventiva. Per questo ha rinunciato al lusso di Zarate per la sostanza di Castaignos, anziché Milito, sperando di guadagnarci in corsa e di avere con l’olandesino maggior copertura in fascia. Missione incompiuta.
Nella ripresa l’Inter non si è praticamente mai vista, se non nel finale con una girata a lato di Pazzini, dopo che Del Piero, subentrato a Vucinic, ha sprecato il contropiede del KO.
Pirlo si è anche concesso qualche fraseggio di troppo davanti alla difesa, rassicurato da compagni decisamente più veloci nei recuperi degli avversari.
Con la quinta sconfitta in nove partite, i nerazzurri sprofondano a meno undici in classifica, senza una reale credibilità per un filotto di risultati sul modello della gestione Leonardo, perché solo sei mesi fa c’era un’altra Inter e non solo perché si poteva contare vis realizzativa di Eto’o.
Ogni volta l’Inter s’impegna nello sforzo di non giocare poi tanto male, ma resta inferiore a troppe squadre, dal punto di vista fisico prima ancora che mentale. La rabbia di Sneijder, che nella ripresa gli ha fruttato anche un cartellino giallo, è lo specchio di chi vorrebbe tanto fare cose che non riescono più.