Inter, rebus Shaqiri: pedina per Perisic e Jovetic
La Gazzetta dello Sport fa il punto sul caso Shaqiri all'Inter. I panni sporchi si Shaq...uano in casa, per carità. Ma al tifoso interista troppe cose non tornano sulla vicenda Shaqiri. Arrivato a gennaio dal Bayern per 16 milioni — uno di prestito e 15 da pagare in tre rate — lo svizzero voluto da Mancini ha prima fatto sognare la gente nerazzurra, salvo poi finire in naftalina. E non può bastare il fatto che Hernanes fosse tornato in palla per spiegare questo ribaltone nel rapporto tra tecnico e Shaq.
PARADOSSO - Dicendo martedì che «lo Schalke è un top club» lo svizzero ha ammesso quello che si intuisce da giorni. Cioè che di fatto — malgrado stia bene a Milano, dove è pure vicino alla sua famiglia che vive in Svizzera — ha accettato di tornare in Bundesliga. E paradossalmente preferirebbe farlo in fretta, visto che la stagione in Germania inizia tra poco e proprio l’esperienza in nerazzurro gli ha insegnato quanto sia difficile salire su un treno in corsa. Il club di Thohir — che ieri a cena ha fatto il punto con Mancini, Fassone e Ausilio — prima però deve trovare l’accordo con lo stesso Schalke, fermo ad un’offerta di 13-14 milioni contro i 15 richiesti. Uno stallo che di fatto blocca anche l’annuncio di Perisic, per il quale è vicino ma non ancora fatto l’accordo con il Wolfsburg. L’Inter però non può appunto chiudere se prima non ha la certezza di fare cassa con Shaq.
SORRISO E CENA DI GRUPPO - Il quale continua a vivere questa strana estate con il sorriso e senza creare alcun problema. Certo, nè a lui né al suo entourage ha fatto piacere essere finito ai margini durante il ritiro di Riscone, dove ha saltato i test contro Kickers e Carpi. L’anomalia è che allora Shaq era a disposizione, mentre poi è partito per Shanghai malgrado un problema — non grave — al tendine d’Achille destro. Va comunque detto che a parte l’aspetto agonistico (si sta limitando a qualche corsetta), l’ex Bayern è parte integrante del gruppo. Tanto che ieri c’era anche lui alla cena fuori ritiro con i compagni.
QUATTRO PERCHE’ - Il tecnico non è certo il tipo che emargina un giocatore per indurlo a cambiare aria. Basterebbe vedere come in allenamento cura i movimenti di Santon e Nagatomo, altri due in odore di saluti. E allo stesso tempo non ha mai rotto con Shaq, cosa che a un certo punto si è chiesto lo stesso Thohir, stranito per il fatto che il tecnico lasciasse in panchina chi gli era stato richiesto qualche mese prima. La verità è che Mancio è rimasto un po’ deluso da Shaq perché non ha mai visto accendersi la scintilla; che nel 4-3-3 che ora ha in mente ritiene più funzionale Perisic dello svizzero. Con la solita formula del «pagherò» tra l’altro il croato appesantirebbe poco questo bilancio, mentre l’uscita di Xherdan lo alleggerirebbe assai. Ma soprattutto, se potesse il tecnico vorrebbe entrambi. Shaq però resta uno dei pochi per cui sono arrivate offerte ricevibili. Così come per Kovacic, con la differenza che anche a livello di immagine — vedi il precedente Coutinho — l’Inter non può vendere un giovane talento come Mateo a meno di 30 milioni.
DECIDE LA FORMULA - Mancini ha dunque sacrificato Shaq. Anche perché oltre a Perisic spera di avere almeno un terzino mancino, un centrocampista («Per me sarebbe meglio andare all’Inter» ha detto ieri Felipe Melo) e un altro esterno offensivo. Con la formula di pagamento a farla da padrona. E proprio per questo Jovetic è molto più vicino di Salah. Ma la priorità oggi è un’altra: dopo i grandi colpi Kondogbia, Miranda, Montoya e Murillo l’Inter ora deve fare cassa e quindi nessuno è davvero incedibile. Shaq sarà soltanto il primo.