AFP via Getty Images
Inter più completa e costretta a vincere per non uscire dalla corsa scudetto: nel derby è favorita sul Milan
Tra gli innumerevoli pronostici del calcio, quello di un derby è di certo il più difficile perché, per natura, sfugge ad ogni analisi. Di Milan-Inter, in programma questa sera, verrebbe da dire che il pareggio sembrerebbe la soluzione più probabile, se non fosse per due ragioni che lo contraddicono. La prima: l’Inter deve recuperare sui rossoneri e anche sul Napoli e l’occasione è ghiotta. La seconda: il Milan ha la possibilità di eliminare i rivali cittadini dalla corsa al titolo per restare agganciato al Napoli. Difficile quindi che, al cospetto di queste eventualità le due squadre si accontentino di un eventuale pareggio. Chi lo pensa, ignora quanto oggi il pari sia sempre da considerare una mezza sconfitta e che Milan e Inter giocano sempre per vincere. Dovendo, perciò, scegliere tra una delle due contendenti dico Inter e spiego perché.
Intanto perché in Champions, mercoledì con lo Sheriff, ha giocato meglio, ha vinto e si è rilanciata. Tutto ciò ha prodotto entusiasmo, consapevolezza e serenità. Poi, perché Inzaghi, al contrario di Pioli, ha tutto l’organico a disposizione con elementi all’apice della forma. Infine, perché questa Inter non sbaglia le partite-svolta anche quando, come contro la Juve, è finita pari una gara completamente dominata dai nerazzurri. La certezza è che non saranno i sistemi di gioco a determinare l’esito.
L’Inter, per esempio, pur schierandosi con un 3-5-2 che dovrebbe essere più difensivo rispetto ad altri moduli, mette tra la linea dei marcatori e la porta, uno spazio molto ampio. A volte questa scelta finisce per essere svantaggiosa (molte palle giocavate dietro i tre difensori), ma in generale indica che la squadra di Inzaghi è propensa ad un gioco d’attacco cui partecipano molti elementi, in particolare gli esterni. A proposito di esterni, al Milan mancherà, e molto, Theo Hernandez, squalificato dopo l’espulsione di Roma. Lo sostituirà Kalulu o Ballo Tourè, più il primo del secondo, e ovviamente non sarà la stessa cosa. Dietro la punta, che sarà Ibrahimovic, dovrebbe giocare Krunic (Brahim Diaz in panchina) e in mezzo Tonali con Kessie. Al di là degli interpreti, il Milan (4-2-3-1) dovrà essere corto e connesso, perché a centrocampo il rischio inferiorità numerica si riduce (o si azzera) solo se, sotto la linea della palla, scendono tutti i trequartisti (Saelemaekers, Krunic e Leao, appunto).
L’Inter è più fluida e più in palla. Il MIlan che ha pareggiato in casa con il Porto, in pratica eliminandosi dalla Champions League, è stato a volte lungo e impreciso. Ha molta volontà, ma difetta nei punti fermi. Contro i portoghesi, il portiere Tatarusanu è stato tra i migliori se non il migliore in assoluto. Però si vede che non è il titolare da qualche esitazione. Inoltre anche Tomori non è più insuperabile e questo mina le certezze non del reparto, ma della squadra. Un’altra considerazione: il centrocampo dell’Inter, soprattutto in Barella e Brozovic ha più varietà, più soluzioni e anche più qualità. Anche davanti l’Inter ha migliori interpreti. Lautaro-Dzeko hanno più gol nelle gambe di Ibrahimovic-Leao, tanto per citare il giocatore più offensivo dietro il centravanti.
In sostanza, meglio l’Inter che, rispetto al Milan, avrà certo più pressione: perdere significherebbe dire addio allo scudetto. E questo la squadra campione d’Italia non se lo può permettere. Tantomeno dopo appena dodici giornate.
Intanto perché in Champions, mercoledì con lo Sheriff, ha giocato meglio, ha vinto e si è rilanciata. Tutto ciò ha prodotto entusiasmo, consapevolezza e serenità. Poi, perché Inzaghi, al contrario di Pioli, ha tutto l’organico a disposizione con elementi all’apice della forma. Infine, perché questa Inter non sbaglia le partite-svolta anche quando, come contro la Juve, è finita pari una gara completamente dominata dai nerazzurri. La certezza è che non saranno i sistemi di gioco a determinare l’esito.
L’Inter, per esempio, pur schierandosi con un 3-5-2 che dovrebbe essere più difensivo rispetto ad altri moduli, mette tra la linea dei marcatori e la porta, uno spazio molto ampio. A volte questa scelta finisce per essere svantaggiosa (molte palle giocavate dietro i tre difensori), ma in generale indica che la squadra di Inzaghi è propensa ad un gioco d’attacco cui partecipano molti elementi, in particolare gli esterni. A proposito di esterni, al Milan mancherà, e molto, Theo Hernandez, squalificato dopo l’espulsione di Roma. Lo sostituirà Kalulu o Ballo Tourè, più il primo del secondo, e ovviamente non sarà la stessa cosa. Dietro la punta, che sarà Ibrahimovic, dovrebbe giocare Krunic (Brahim Diaz in panchina) e in mezzo Tonali con Kessie. Al di là degli interpreti, il Milan (4-2-3-1) dovrà essere corto e connesso, perché a centrocampo il rischio inferiorità numerica si riduce (o si azzera) solo se, sotto la linea della palla, scendono tutti i trequartisti (Saelemaekers, Krunic e Leao, appunto).
L’Inter è più fluida e più in palla. Il MIlan che ha pareggiato in casa con il Porto, in pratica eliminandosi dalla Champions League, è stato a volte lungo e impreciso. Ha molta volontà, ma difetta nei punti fermi. Contro i portoghesi, il portiere Tatarusanu è stato tra i migliori se non il migliore in assoluto. Però si vede che non è il titolare da qualche esitazione. Inoltre anche Tomori non è più insuperabile e questo mina le certezze non del reparto, ma della squadra. Un’altra considerazione: il centrocampo dell’Inter, soprattutto in Barella e Brozovic ha più varietà, più soluzioni e anche più qualità. Anche davanti l’Inter ha migliori interpreti. Lautaro-Dzeko hanno più gol nelle gambe di Ibrahimovic-Leao, tanto per citare il giocatore più offensivo dietro il centravanti.
In sostanza, meglio l’Inter che, rispetto al Milan, avrà certo più pressione: perdere significherebbe dire addio allo scudetto. E questo la squadra campione d’Italia non se lo può permettere. Tantomeno dopo appena dodici giornate.