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  • Pinto, la vera avversione per Lukaku è quella dei suoi ex compagni. La Roma si preoccupi di Mourinho

    Pinto, la vera avversione per Lukaku è quella dei suoi ex compagni. La Roma si preoccupi di Mourinho

    • Pasquale Guarro
    È arrivato il momento che gli interisti attendevano da tempo: Lukaku torna a San Siro da avversario, dopo essersi comportato come si è comportato. Inutile riavvolgere il nastro per raccontare le opere del belga, ma per dare la giusta misura al suo fare ambiguo, è sufficiente dire che i sentimenti che i tifosi nerazzurri covano nei suoi confronti sono niente se paragonati a quelli dei suoi ex compagni di spogliatoio. Il fatto che gente come Lautaro e Barella non vogliano neanche sentirlo nominare la dice lunga sulle trame che Lukaku ha portato avanti nell’ombra. Ma chi nasce rotondo non muore quadrato e anche per questo non ci si sarebbe potuti aspettare un calciatore pronto ad assumersi tutte le responsabilità delle proprie azioni, presentandosi a San Siro per ad affrontare il proprio destino. Così sono scesi in campo Mourinho e Pinto, dimostrandosi inadeguati al contesto.
    LE GRAVISSIME ACCUSE DI PINTO -  Gravissime le dichiarazioni del dg giallorosso che, seppur senza nominarli, addossa a Marotta e Ausilio pesanti colpe: “Noi che lavoriamo nel calcio abbiamo una responsabilità sociale molto grande, penso che quando qualcuno di noi per interessi individuali alimenta il clima d’odio è sbagliato in generale. Non dimentichiamo che quelli che cercano di alimentare questo clima attorno a Lukaku sono gli stessi che dicevano che era stata meravigliosa la scelta di Mkhitaryan e di Dzeko”. Inutile nascondersi dietro giri di parole, stando a quanto dichiarato  da Tiago Pinto, se oggi c’è tutto questo fermento attorno a Lukaku, la colpa è della dirigenza nerazzurra che ha messo in piazza certe cose. A certificare la mancata lucidità di Pinto in merito alla questione, è il paragone che lui stesso sceglie di presentare, quello con Dzeko e Mkhitaryan. Inoltre, per raccontarla proprio tutta, bisogna dire che per l’Inter la questione Lukaku era finita. Almeno fino a quando lo stesso Lukaku ha deciso di parlare dal ritiro del Belgio: “Se raccontassi la verità scioccherei tutti”, aveva detto il centravanti, contribuendo ad alimentare ancora di più il fastidio di una piazza che in realtà non vedrebbe l’ora di ascoltare anche il suo punto di vista. Ma quel dire e non dire è la perfetta manifestazione del puerile modo di agire che spesso ha accompagnato Lukaku. 
    FISCHIETTI PRONTI - A proposito della piazza, domani Lukaku torna a Milano e i tifosi dell’Inter si sono preparati per accoglierlo nel modo che ritengono più consono. La Curva ha comprato 30 mila fischietti da consegnare con la Fanzine a tutti i presenti a San Siro. Una protesta civile che mai prima d’ora era stata vietata e invece… La Roma ha presentato esposto al questore, il quale ha vietato la civile protesta. Una scelta discutibile, visto che i fischi sarebbero serviti anche a incanalare il tutto in una forma accettabile e condivisibile di dissenso. Al di là di quelle che sono le disposizioni, domani i fischietti dovrebbero comunque essere distribuiti e probabilmente verranno anche utilizzati. Questa eccessiva forma di tutela verso un calciatore è qualcosa di incomprensibile, da sempre gli atleti sono esposti al dissenso di chi paga il biglietto e da sempre il pubblico ha il diritto di manifestare i propri sentimenti, al teatro come allo stadio. E in quanto a forme d’odio nel calcio, probabilmente Tiago Pinto e Mourinho dovrebbero essere gli ultimi a parlare visto che trasformano ogni partita in una battaglia. Il tecnico portoghese, con i suoi modi di fare, è quello che ai tempi del Real aprì la faida tra compagni di nazionale che però indossavano due maglie diverse, quelle di Real e Barcellona, per l’appunto. E ultimamente anche andare a giocare a Roma sta diventando tutt’altro che gradevole, visto il clima da corrida e le continue proteste contro gli arbitri. Ma da quelle parti preferiscono pensare ai problemi tra Lukaku e i tifosi dell’Inter.

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