
Inter, il medico Volpi: 'I miei 4 giorni terribili contro il coronavirus. Il calcio rischia di sottovalutarlo, decida la scienza'
DECIDA LA SCIENZA - “I primi quattro giorni sono stati durissimi. Sembrava di vivere in un’altra dimensione: la testa era lucida, ma il corpo non rispondeva più, come si fosse spento il computer. Non avevo più appetito, faticavo a respirare e persino a muovermi. È un’esperienza che non auguro a nessuno, la testa era lucida ma il corpo non rispondeva più. Solo chi ha visto con i propri occhi quanto accade dentro un ospedale di questi tempi, può davvero capire. La realtà è molto differente, molto lontana dai numeri quotidiani che ascoltiamo dai bollettini. E questo mio discorso vale per tutte le componenti, anche quelle sportive: il rischio è che si tenda a sottovalutare l’emergenza che stiamo ancora affrontando. Come ne usciremo? In un solo modo: siano le autorità scientifiche – e in Italia abbiamo delle eccellenze – a dettare l’agenda. Il cronoprogramma spetta a loro e a nessun altro, siano loro a dirci se e quando riprendere l’attività. Poi in un secondo momento entreranno in gioco anche i medici sportivi, certo, con tutta l’attività di prevenzione. Ripresa il 4 maggio? Non è giusto definirli ora, i tempi. Questa è un’emergenza che non può portare a ragionare sul lungo, ma neppure sul medio periodo. Guardi quel che è successo nell’ultimo mese: molte dichiarazioni, molte scadenze, sono poi state superate dai fatti, fino ad arrivare al lockdown”.
Parole nette, da medico che ha visto combattere l’emergenza dal fronte. Piero Volpi si scaglia contro il sistema calcio e contro chi vuole a tutti i costi, già oggi, trovare una data utile per la ripresa. La sensazione è quella che, dall’esterno, qualcuno stia sottovalutando il problema e questo attualmente è un rischio che il paese non può correre.