AFP/Getty Images
Inter, oltre 90 milioni di euro per un centrocampo che non segna mai
E alla terza partita di fila senza vittoria l'Inter ha riscoperto di avere una coperta troppo corta. Tornata impermeabile in difesa, con un solo gol incassato nelle ultime 7 giornate, la formazione nerazzurra ha ricominciato a fare una fatica immensa a trovare la via del gol. Polveri bagnate per Icardi e compagni nel derby col Milan del 4 aprile, nella trasferta di Torino di domenica scorsa e ancora nell'anticipo serale di ieri con l'Atalanta; se il capitano e Perisic, portatori di 33 dei 50 gol complessivi realizzati in campionato, non riescono a ritrovare la lucidità sotto porta dei giorni migliori, per Spalletti diventa un bel rompicapo individuare forti alternative che portino reti e punti in una rincorsa Champions che si è nuovamente complicata.
CENTROCAMPO ASFITTICO - A finire una volta di più sotto la lente di ingrandimento è il rendimento del centrocampo, ieri privo di Marcelo Brozovic, l'uomo più in forma del momento e il giocatore che in quel reparto ha garantito l'apporto realizzato più produttivo. Tre i centri del croato in Serie A, contro i 2 di Vecino, il cui ultimo gol è datato 21 gennaio (alla Roma), e l'unico acuto di Borja Valero a Verona contro l'Hellas. Candreva non va a bersaglio addirittura da un anno. Gagliardini è in crescita rispetto al periodo di appannamento invernale, ma 2 gol in una stagione e mezza di Inter sono pochi per un centrocampista che dovrebbe rappresentare il futuro della nostra Nazionale. E infine c'è un Rafinha ancora alla ricerca della continuità dal punto di vista atletico, che ha indubbiamente aggiunto qualità sulla trequarti ma i cui errori al tiro inziano a pesare.
SERVE SPENDERE - Qualità, una parola che vuol dire tutto e niente ma che in realtà racchiude l'essenza del calcio e delle difficoltà dell'Inter ad essere realmente competitiva per le prime posizioni della classifica. Il Fair Play Finanziario è una realtà che non si può evitare, ma la prossima estate non si può prescindere dall'acquisto di almeno due centrocampisti di spessore che aumentino realmente la cifra tecnica della squadra. I nomi di Barella, Cristante o dei sampdoriani Torreira e Praet non possono bastare se si pensa a un'Inter che partecipi alla Champions League ma che soprattutto torni a lottare per lo scudetto del nostro campionato. Con Thohir prima e Suning poi, ad oggi si è perso soltanto del tempo investendo oltre 90 milioni di euro (nel conteggio ci sono anche i famigerati 40 di Joao Mario) per allestire un centrocampo che non vale quelli di Juve, Roma, Inter e probabilmente Lazio. Serve qualità, ma soprattutto serve spendere.
CENTROCAMPO ASFITTICO - A finire una volta di più sotto la lente di ingrandimento è il rendimento del centrocampo, ieri privo di Marcelo Brozovic, l'uomo più in forma del momento e il giocatore che in quel reparto ha garantito l'apporto realizzato più produttivo. Tre i centri del croato in Serie A, contro i 2 di Vecino, il cui ultimo gol è datato 21 gennaio (alla Roma), e l'unico acuto di Borja Valero a Verona contro l'Hellas. Candreva non va a bersaglio addirittura da un anno. Gagliardini è in crescita rispetto al periodo di appannamento invernale, ma 2 gol in una stagione e mezza di Inter sono pochi per un centrocampista che dovrebbe rappresentare il futuro della nostra Nazionale. E infine c'è un Rafinha ancora alla ricerca della continuità dal punto di vista atletico, che ha indubbiamente aggiunto qualità sulla trequarti ma i cui errori al tiro inziano a pesare.
SERVE SPENDERE - Qualità, una parola che vuol dire tutto e niente ma che in realtà racchiude l'essenza del calcio e delle difficoltà dell'Inter ad essere realmente competitiva per le prime posizioni della classifica. Il Fair Play Finanziario è una realtà che non si può evitare, ma la prossima estate non si può prescindere dall'acquisto di almeno due centrocampisti di spessore che aumentino realmente la cifra tecnica della squadra. I nomi di Barella, Cristante o dei sampdoriani Torreira e Praet non possono bastare se si pensa a un'Inter che partecipi alla Champions League ma che soprattutto torni a lottare per lo scudetto del nostro campionato. Con Thohir prima e Suning poi, ad oggi si è perso soltanto del tempo investendo oltre 90 milioni di euro (nel conteggio ci sono anche i famigerati 40 di Joao Mario) per allestire un centrocampo che non vale quelli di Juve, Roma, Inter e probabilmente Lazio. Serve qualità, ma soprattutto serve spendere.