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    Inter, Moratti: 'Zanetti poteva essere presidente'

    Inter, Moratti: 'Zanetti poteva essere presidente'

    Massimo Moratti ha rilasciato una lunga intervista a Sport non Stop, programma di RSI, radiotelevisione della Svizzera italiana. Il presidente onorario dell'Inter ha parlato di tantissimi argomenti, partendo dall'ex Fenomeno Ronaldo, arrivando sino al ritiro di Zanetti e all'attuale situazione del club nerazzurro.

    "L’allenatore divide le colpe col presidente. Esserlo è stato un privilegio, soprattutto in un club con la storia dell’Inter. Io ringrazio il cielo per questo. 18 anni vissuti al massimo, dal primo giorno, poi l’Inter è una società speciale. Quindi la vivi intensamente, c’è la passione della famiglia. Non ho mai snobbato questa cosa. L’emozione del calcio è qualcosa che se non è felicità ci va vicino, cambia la vita alla gente. Coinvolge in pieno. Basta la notizia di una vittoria, o di un acquisto importante alla Ronaldo, e già quella è felicità. Lo aveva detto mio padre e aveva ragione, era un distributore di felicità. Questa cosa la fai anche per quello, visto che dal punto di vista economico ci sono meno soddisfazioni. Il vero ritorno personale è vedere gli altri felici".

    Su un'altra presidenza Moratti: "Non si può mai dire, non pensavamo nemmeno di tornare, poi è successo. Per ora non è in programma. L’unica cosa che non si deve dissolvere è l’ombra di mio padre, che poi è luce, in quanto lo amavamo ed eravamo coinvolti. Non la ho mai visto come un ostacolo, la parte imitativa è servita per fare bene, cose che emozionassero la gente. Se mi ha dato fastidio l’immagine del presidente che gioca con il suo giocattolo costoso? Quando fai una cosa di questo genere devi capire che puoi essere visto così, in parte è vero, hai possibilità che non tutti hanno, ma poi diventa una cosa forte e pesante. Ma mai da spaventarti, non spaventa mai. Almeno per il mio carattere”.

    Su Thohir: “Assomiglia al cantante del Gangnam Style, lo ha reso più simpatico alla gente? Forse è così, è una persona simpatica. E’ spiritoso e sa prendere le cose con spirito. Per me il passaggio dell’Inter doveva essere in mani buone e sicure, volevo sapere se era una possibilità la loro nel fare un’operazione del genere. In questo caso è una famiglia importante e una persona che lavora molto, sa di media, aveva voglia di farlo. Meglio che una società importante, ma senza un capo. Poi la responsabilità non la trovi, una famiglia sa cosa vuol dire una responsabilità”.

    Sulla fatica fatta per vendere la società: “Serve una certa razionalità, dopo che sei partito non puoi fare marcia indietro. Se pensi che il bene della società sia passare a un profilo internazionale e forse migliore a livello economico, non puoi dopo fare marcia indietro. Non cerchi di fare il male della società, l’Inter è il soggetto e per lei fai questo ragionamento e non ti penti”. 

    Su Javier Zanetti che poteva essere presidente: “Sì, era il progetto vederlo a rappresentare la società, ha le caratteristiche giuste. Con il modo e l’orgoglio giusto. Zanetti ha vissuto con me tutta la presidenza, tranne il principio. Zanetti ha tutti i crismi per fare quella carriera, il progetto era farlo crescer da dirigente avendo questo come obiettivo, che di sicuro non gli faceva montare la testa. Lo farebbe con razionalità e intelligenza, poi il rispetto ed affetto per l’Inter. Se pensavo sarebbe diventato così forte quando lo ho preso? Lo penso di tutti quelli che prendo, perché altrimenti non li prenderei. La storia del suo acquisto è strana e aveva dentro questo destino. Mio figlio all’una di notte mi ha detto di vedere un filmato dall’Argentina, cinque minuti. Lui scendeva sulla fascia, seminava dieci giocatori come adesso. E’ stato il primo acquisto, non ci credevo fosse un terzino. Scelto da me e mi è andata bene, come altri casi".

    Su Zanetti o Recoba: "Brutto scherzo. I due si completano, perché Javier è tutto dovere, migliora le grandi qualità col lavoro. Recoba aveva tutte le qualità per essere il migliore del mondo, ma forse si è messo nelle condizioni di non esserlo per la pigrizia. Come figure affascinanti, uno perché è un grande lavoratore, l’altro per il fascino di chi ha la qualità e non la spende bene. Sono affezionato a entrambi ma non faccio scelte. Recoba non si allenava abbastanza, ma le qualità le aveva. Oggi l’Inter si identifica con Zanetti, è la storia dell’Inter. Recoba è un fatto mio personale”.

    Su cosa ci sia ancora nell’Inter di Peppino Prisco: “Lui rappresenta una parte del carattere dell’Inter. Lo spirito che aveva Prisco, per la sua intelligenza e coraggio, sapeva prendere tutto con ironia. Lo stesso è nel carattere del club. Prisco ricorda tante cose all’Inter e gli interisti ricordano tante sue cose”. 

    Sul passato nerazzurro di Ronaldo: “La sua storia non è legata al 5 maggio, quello era un insieme di cose che dovevano andare male, così in generale. La sua sfortuna è di essersi fatto male all’Inter, dopo il ritiro con il Brasile, aveva rotto un sogno. Era ancora destinato a crescere, dopo è stato un grande giocatore, ma era un altro”.

    Su Moggi: “Non provo nulla di particolare, solo che è stato buttato via molto tempo. Se lui aveva firmato per l’Inter? Vale come altre cose che ha detto”.

    Sul gesto dell’ombrello nel derby con il Milan del 2007: “Era una punizione di Pirlo che non era andata benissimo, può capitare. Pensavamo di essere fuori dalle telecamere, chiedo scusa. Può essere fastidioso”.

    Su José Mourinho e Roberto Mancini: “Devo dire che Mancini aveva fatto bene, non sono da dimenticare i 3 scudetti, con grandi capacità e grande squadra. Poi è arrivato Mou che il primo anno ha fatto come mancini, vinto il campionato. Poi ha saputo mettere insieme il tutto con il Triplete, che è una cosa eccezionale. Lui è una persona eccezionale. Umile? Una volta lo ho detto, forse per esperienza personale diversa da quella pubblica. Saper spegnere la luce e cogliere sfumature diverse può essere visto come umiltà, Mou era intelligente da saperlo fare. Lo ho apprezzato in tutto, lui rispettava anche molto la società”.

    Sulla rivalità con il Milan, tra due presidenti forti: “Uno è uscito e l’altro non so. Una cosa bella che Milano sia rappresentata da famiglia conosciute. Ora interviene la globalizzazione, saranno famiglie internazionali a rappresentare le squadre. Per ora all’Inter almeno, è un’evoluzione da seguire”.

    Sulle differenze tra milanisti e interisti: "Non si può distinguere con le parole, si capisce se ci parli insieme".

    Massimo Moratti ha parlato anche a Rai Sport, tornando nuovamente a dire la sua in merito all'addio dei senatori: "Si sta voltando pagina. I nuovi giocatori che arriveranno spero che abbiano il carattere e la classe di questi che se ne vanno. E' la fine di un ciclo, è un segnale importante simbolo di un sostanziale cambiamento".

    Su Thohir: "Tutti hanno bisogno di attenzione nell'ambientarsi nel nuovo mondo del calcio. Ha tutte le intenzioni di fare bene, quindi sono certo che lo farà. L'importante sono i colori e la storia del club, i tifosi devono restare attaccati a questi concetti, poi le cose andranno sicuramente bene".
     

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