Inter e Milan inaugurano insieme il nuovo store, ma è guerra per San Siro
Michael Bolingbroke, ceo dell'Inter, e Barbara Berlusconi, ad del Milam, hanno inaugurato questa mattina il nuovo San Siro Store (foto Twitter Ac Milan).
Il nuovo negozio sarà aperto al pubblico tra qualche giorno e, come si legge sul sito del Milan, "permetterà allo stadio di avere un spazio in grado di confrontarsi con quelli presenti nei principali impianti internazionali, con una struttura particolare e sistemi innovativi di eccellenza".
10.30 GUERRA PER SAN SIRO - Riportiamo integralmente l'articolo della collega del Corriere della Sera Elisabetta Andreis sulla questione relativa al nuovo stadio del Milan, col tramonto definitivo dell'ipotesi Portello e le iniziative legali che Fondazione Fiera ha intenzione di intraprendere contro il club rossonero, e l'idea di una cogestione di San Siro con l'Inter che però non sarebbe accolta favorevolmente dai nerazzurri.
Neanche una telefonata di chiarimento, una richiesta di incontro, un abbozzo di spiegazione, in più di un mese. Nessun Berlusconi ha mai contattato il presidente di Fondazione Fiera Benito Benedini dopo la doccia fredda con cui il Milan, in una lettera e senza preavviso, il 3 agosto ha rimesso in discussione a uno a uno gli impegni assunti durante la gara per aggiudicarsi il Portello. E in una fase così delicata, la sospensione dei rapporti viene interpretata in viale Scarampo come l’ulteriore conferma dell’"incredibile dietrofront". Un silenzio che pesa. Molto.
BERLUSCONI - I legali dell’ente, refrattario a scendere a compromessi visto che - dice Benedini - "l’offerta del Milan era chiara e in ragione di quella si sono aggiudicati la vittoria", definiranno questa settimana la penale da chiedere alla squadra. A quel punto, salvo colpi di scena, la partita dello stadio rossonero si dirà del tutto archiviata. Col significativo silenzio di mr Bee Taechaubol, che era atteso (ma invano) per il derby del 13 a San Siro. Il sospiro di sollievo di Piersilvio e Marina Berlusconi, e di Fininvest, da sempre contrari all’oneroso progetto. E il dispiacere di Barbara, che sullo stadio al Portello puntava davvero. Ora per la città, a domino, l’esito di quella partita chiusa riapre a sorpresa le altre. In ballo ci sono il futuro di San Siro, il destino del Portello e lo sviluppo dell’area che una delle due squadre, prima o poi, sceglierà davvero.
GLI IMPIANTI - Tre cose sono certe. La prima: sia il Milan, sia l’Inter, sognano uno stadio di proprietà ed escludono per il lungo periodo di continuare la convivenza al Meazza. La seconda: nessuna delle due, al momento, è disponibile ad investire centinaia di milioni per una "casa» comune". La terza: senza un progetto concreto di trasloco di una delle due squadre, San Siro è condannato a essere ancora per molti anni terra di contesa e priva del rilancio che sarebbe prezioso. All’orizzonte, il déjà vu. Il Milan, che pure ha altre opzioni possibili (l’area Falck di Sesto e in subordine Assago e area delle caserme a Baggio), avrebbe riproposto anche di recente ai nerazzurri di lasciare campo libero al Meazza. Ma l’Inter, che ha uno studio di fattibilità da 120 milioni sul tavolo e fino a ieri era convinta di portarlo avanti (da sola), ha risposto picche. Il copione si protrae a fasi alterne da anni e rischia di produrre il solito stallo. In superficie i lavori congiunti in vista della Champions League. Ma sullo sfondo la domanda: quale delle due squadre se ne va? Nessuno pare considerare che insieme, per il bene di Milano, si potrebbe giocare più in grande. Immaginando lo stadio in una linea ideale che lo congiunga all’ex Trotter, fino al Palalido e al Bosco in città, le potenzialità sono enormi. Lo aveva ipotizzato, anni fa, Stefano Boeri. Il Meazza, stadio "bifronte", con un lato dedicato per ciascuna delle due fedi. E intorno il "quarto anello", che non doveva insistere sul terzo, ma all’esterno. Con un distretto verde per il tempo libero; un’area di oltre un chilometro quadrato a vocazione sportiva.
ZONA GIRIGIA - Che ne sarà delle aree su cui sorgono i padiglioni 1 e 2, la seconda domanda. Ed è massima indeterminatezza. Vitali, arrivato secondo classificato al bando, ha confermato in queste settimane la disponibilità del suo progetto "Milano Alta". Ma non alle stesse "generose" condizioni offerte in fase di gara. Dal canone alla bonifica, sarebbe tutto da ridiscutere. In un momento peraltro critico per la famiglia del costruttore bergamasco (il 22 agosto l’auto guidata da uno dei due fratelli, Cristian, ha drammaticamente investito in A4 due giovani, morti sul colpo). Nel dubbio, alcuni consiglieri lanciano persino l’ipotesi di un nuovo bando. E intanto, in assenza di novità, il Comitato esecutivo dell’ente è slittato al 14 settembre. In quella sede, si parlerà anche di altri temi. Il piano di sviluppo della spa con la ricapitalizzazione già approvata, per massimi 70 milioni, ad esempio. Il mandato di Benedini, dal lato suo, è in scadenza. Ad aprile potrebbe essere confermato presidente Fondazione Fiera, oppure no. E qualcuno, a questo proposito, ricorda che lo stesso Maurizio Lupi, ex ministro delle Infrastrutture, ha un passato come ad di Fiera Milano Congressi. Ma al momento è senza cariche.
Il nuovo negozio sarà aperto al pubblico tra qualche giorno e, come si legge sul sito del Milan, "permetterà allo stadio di avere un spazio in grado di confrontarsi con quelli presenti nei principali impianti internazionali, con una struttura particolare e sistemi innovativi di eccellenza".
#ACMilan's CEO Barbara Berlusconi and FC Inter's CEO Michael Bolingbroke inaugurated the new San Siro Store today! pic.twitter.com/zzEn8PV6Jj
— AC Milan (@acmilan) 7 Settembre 2015
10.30 GUERRA PER SAN SIRO - Riportiamo integralmente l'articolo della collega del Corriere della Sera Elisabetta Andreis sulla questione relativa al nuovo stadio del Milan, col tramonto definitivo dell'ipotesi Portello e le iniziative legali che Fondazione Fiera ha intenzione di intraprendere contro il club rossonero, e l'idea di una cogestione di San Siro con l'Inter che però non sarebbe accolta favorevolmente dai nerazzurri.
Neanche una telefonata di chiarimento, una richiesta di incontro, un abbozzo di spiegazione, in più di un mese. Nessun Berlusconi ha mai contattato il presidente di Fondazione Fiera Benito Benedini dopo la doccia fredda con cui il Milan, in una lettera e senza preavviso, il 3 agosto ha rimesso in discussione a uno a uno gli impegni assunti durante la gara per aggiudicarsi il Portello. E in una fase così delicata, la sospensione dei rapporti viene interpretata in viale Scarampo come l’ulteriore conferma dell’"incredibile dietrofront". Un silenzio che pesa. Molto.
BERLUSCONI - I legali dell’ente, refrattario a scendere a compromessi visto che - dice Benedini - "l’offerta del Milan era chiara e in ragione di quella si sono aggiudicati la vittoria", definiranno questa settimana la penale da chiedere alla squadra. A quel punto, salvo colpi di scena, la partita dello stadio rossonero si dirà del tutto archiviata. Col significativo silenzio di mr Bee Taechaubol, che era atteso (ma invano) per il derby del 13 a San Siro. Il sospiro di sollievo di Piersilvio e Marina Berlusconi, e di Fininvest, da sempre contrari all’oneroso progetto. E il dispiacere di Barbara, che sullo stadio al Portello puntava davvero. Ora per la città, a domino, l’esito di quella partita chiusa riapre a sorpresa le altre. In ballo ci sono il futuro di San Siro, il destino del Portello e lo sviluppo dell’area che una delle due squadre, prima o poi, sceglierà davvero.
GLI IMPIANTI - Tre cose sono certe. La prima: sia il Milan, sia l’Inter, sognano uno stadio di proprietà ed escludono per il lungo periodo di continuare la convivenza al Meazza. La seconda: nessuna delle due, al momento, è disponibile ad investire centinaia di milioni per una "casa» comune". La terza: senza un progetto concreto di trasloco di una delle due squadre, San Siro è condannato a essere ancora per molti anni terra di contesa e priva del rilancio che sarebbe prezioso. All’orizzonte, il déjà vu. Il Milan, che pure ha altre opzioni possibili (l’area Falck di Sesto e in subordine Assago e area delle caserme a Baggio), avrebbe riproposto anche di recente ai nerazzurri di lasciare campo libero al Meazza. Ma l’Inter, che ha uno studio di fattibilità da 120 milioni sul tavolo e fino a ieri era convinta di portarlo avanti (da sola), ha risposto picche. Il copione si protrae a fasi alterne da anni e rischia di produrre il solito stallo. In superficie i lavori congiunti in vista della Champions League. Ma sullo sfondo la domanda: quale delle due squadre se ne va? Nessuno pare considerare che insieme, per il bene di Milano, si potrebbe giocare più in grande. Immaginando lo stadio in una linea ideale che lo congiunga all’ex Trotter, fino al Palalido e al Bosco in città, le potenzialità sono enormi. Lo aveva ipotizzato, anni fa, Stefano Boeri. Il Meazza, stadio "bifronte", con un lato dedicato per ciascuna delle due fedi. E intorno il "quarto anello", che non doveva insistere sul terzo, ma all’esterno. Con un distretto verde per il tempo libero; un’area di oltre un chilometro quadrato a vocazione sportiva.
ZONA GIRIGIA - Che ne sarà delle aree su cui sorgono i padiglioni 1 e 2, la seconda domanda. Ed è massima indeterminatezza. Vitali, arrivato secondo classificato al bando, ha confermato in queste settimane la disponibilità del suo progetto "Milano Alta". Ma non alle stesse "generose" condizioni offerte in fase di gara. Dal canone alla bonifica, sarebbe tutto da ridiscutere. In un momento peraltro critico per la famiglia del costruttore bergamasco (il 22 agosto l’auto guidata da uno dei due fratelli, Cristian, ha drammaticamente investito in A4 due giovani, morti sul colpo). Nel dubbio, alcuni consiglieri lanciano persino l’ipotesi di un nuovo bando. E intanto, in assenza di novità, il Comitato esecutivo dell’ente è slittato al 14 settembre. In quella sede, si parlerà anche di altri temi. Il piano di sviluppo della spa con la ricapitalizzazione già approvata, per massimi 70 milioni, ad esempio. Il mandato di Benedini, dal lato suo, è in scadenza. Ad aprile potrebbe essere confermato presidente Fondazione Fiera, oppure no. E qualcuno, a questo proposito, ricorda che lo stesso Maurizio Lupi, ex ministro delle Infrastrutture, ha un passato come ad di Fiera Milano Congressi. Ma al momento è senza cariche.