Inter, meglio se a cinghia stretta. Il parallelo con il Triplete esiste: in finale comprando in saldo
È un vecchio mantra di Beppe Marotta: “Non sempre vince chi più spende”. Trasferita in ambito Champions, l’affermazione potrebbe trasformarsi in “Non sempre va avanti chi più spende”, considerando che, in territori diversi dalla Serie A, si compete contro giganti dal fatturato inarrivabile. E allora conquistare una finale è già di per sé una piccola vittoria, che porta in dote oltre 100 milioni di euro al club. È sufficiente leggere con attenzione i nomi degli 11 titolari per ricordare che gli unici calciatori per cui l’Inter ha davvero investito sono tre: Bastoni, Barella e Lautaro. Gli altri sono costati poco e niente: Onana a zero, Darmian poco più di 3 milioni, Acerbi quasi a zero, Dumfries sui 12 milioni, Brozovic 8 milioni, Calhanoglu a zero, Dimarco prodotto del vivaio e Lukaku in prestito oneroso per circa 8 milioni di euro. Anche la prima riserva della difesa (de Vrij) e Mkhitaryan, sono arrivati a zero, rispettivamente da Lazio e Roma.
NELLA STORIA CON 100 MILIONI - Viene in mente un piccolo parallelo con il 2010, anche se è chiaro a tutti come quella formazione fosse molto più forte di quella attuale. Ciò che rende simile la storia è che anche all’epoca, dopo tanti investimenti infruttuosi, l’Inter conobbe il massimo splendore quando Moratti iniziò ad operare con oculatezza. Julio Cesar arrivò a zero, Maicon per circa 6 milioni, Lucio a zero, Samuel per una ventina di milioni, Eto’o nello scambio, meraviglioso con Ibra, che portò anche parecchio contante fresco in cassa. Poi Pandev a zero, Milito e Thiago Motta per 20 milioni più 5 giovani passati al Genoa, tra cui Acquaresca e Bonucci. E poi Zanetti, arrivato nel 1995 per 5 miliardi, Chivu per 16 milioni e Sneijder, per 15 milioni di euro. Costo totale, poco più di 100 milioni di euro per costruire una squadra che sarebbe entrata nella storia del calcio mondiale conquistando l’epico triplete. Stessa cifra, milione più milione meno, servita per costruire la formazione attuale, con prezzi che nel frattempo sono lievitati oltre il consentito.
TRA MILLE DIFFICOLTÀ - Tredici anni dopo, l’Inter, anche grazie a un po’ di buona sorte, si ritrova in finale. Un piccolo miracolo sportivo se, tanto per citarne alcune, consideriamo che Bayern, Chelsea, Liverpool e United staranno invece a guardare dal divano. Certo, non bisogna dimenticare il monte ingaggi, quello dell’Inter è di tutto rispetto ma proprio questo è stato il patto tra Ausilio/Marotta e Steven Zhang, che nonostante le difficoltà ha comunque tentato in ogni modo di tenere alta l’asticella della competitività. Un po’ quello che Paolo Maldini chiede a gran voce a Cardinale, che invece non intende spostarsi dal monte ingaggi da 4 milioni e da quel progetto giovani, tanto affascinante quanto rischioso. L’Inter, all’affannosa ricerca del pareggio di bilancio, ha scelto una strada diversa, dopo i fasti dell’iniziale gestione Suning, la dirigenza ha conosciuto periodi di vacche magre, ma buone intuizioni, un po’ di fortuna e qualche sacrificio (anche da parte di Zhang) hanno condotto il club a Istanbul.
TRA MILLE DIFFICOLTÀ - Tredici anni dopo, l’Inter, anche grazie a un po’ di buona sorte, si ritrova in finale. Un piccolo miracolo sportivo se, tanto per citarne alcune, consideriamo che Bayern, Chelsea, Liverpool e United staranno invece a guardare dal divano. Certo, non bisogna dimenticare il monte ingaggi, quello dell’Inter è di tutto rispetto ma proprio questo è stato il patto tra Ausilio/Marotta e Steven Zhang, che nonostante le difficoltà ha comunque tentato in ogni modo di tenere alta l’asticella della competitività. Un po’ quello che Paolo Maldini chiede a gran voce a Cardinale, che invece non intende spostarsi dal monte ingaggi da 4 milioni e da quel progetto giovani, tanto affascinante quanto rischioso. L’Inter, all’affannosa ricerca del pareggio di bilancio, ha scelto una strada diversa, dopo i fasti dell’iniziale gestione Suning, la dirigenza ha conosciuto periodi di vacche magre, ma buone intuizioni, un po’ di fortuna e qualche sacrificio (anche da parte di Zhang) hanno condotto il club a Istanbul.