
Inter, Marotta: "Sogno la Champions. Lukaku operazione più strana e positiva nella storia del club"
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Il presidente e amministratore delegato nerazzurro è stato intervistato da Sette, settimanale del Corriere della Sera. Una lunga conversazione tra passato, presente e futuro nella quale ha toccato vari temi di primo piano.
Il suo ruolo con Oaktree e le ambizioni dell'Inter, l'affare Romelu Lukaku ma anche il nuovo stadio a Rozzano e l'ipotesi di una seconda squadra come Atalanta, Juventus e Milan.
I passaggi principali, partendo proprio dal ringraziamento ad Oaktree per l'incarico: "Sono grato a Oaktree per la fiducia. Conto su una struttura societaria forte, su una squadra di professionisti molto seri, oltre che capaci, e su un pubblico che è il nostro valore aggiunto. Metterò in pratica l’esperienza del vissuto precedente".
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CAMPIONATO, FINALE DI CHAMPIONS E SECONDA STELLA: IL PROSSIMO TRAGUARDO
"Innanzitutto l’Inter è l’Inter, quello che è stato fatto sotto la mia gestione non è nulla di straordinario perché questa era una squadra abituata a vincere. Ha passato un periodo di buio e sofferenza, per questo quando abbiamo riconquistato insieme il primo scudetto è come se in quello ce ne fossero stati altri tre e quando a maggio abbiamo vinto ancora, portando la seconda stella, è come se questo nuovo scudetto ne contenesse dieci. Ora l’Inter è ritornata a essere l’Inter che è sempre stata nella storia, l’obiettivo è puntare in alto. Un sogno è quello di regalarci la Champions. Alzare l’asticella non è un atto di presunzione, ma di orgoglio e consapevolezza. Dobbiamo provarci, l’importante è non avere rimpianti".
ROMELU LUKAKU
"Delusione? Non lo definirei così. L’episodio Lukaku ha rappresentato poco rispetto a tutte le emozioni positive e all’adrenalina che si sono vissute in questi anni. Lukaku dobbiamo tutti noi un ringraziamento per quello che ha fatto, si è sempre impegnato e ha sempre fatto bene. Ricordiamolo per questo: per le cose belle, non per quelle brutte. E poi non dimentichiamoci che ha rappresentato l’operazione più strana, particolare e positiva per l’Inter nella sua storia. Lo abbiamo valorizzato in una maniera incredibile e questo ha dato poi dei riscontri importanti dal punto di vista economico per costruire la conquista della seconda stella. Con lui abbiamo vinto lo scudetto e rimane nella storia dell’Inter".
COME SARA' LA NUOVA STAGIONE?
"Sono ottimista di natura, sarà bella".
NUOVO STADIO
"Ci manca una casa. Oggi abbiamo San Siro che condividiamo con un’altra squadra, ma uno spazio tutto nostro rafforzerebbe quel grande senso di appartenenza che è caratteristica importante nella vita di una società di calcio. Stiamo facendo di tutto per realizzare questo sogno che è nostro come dei tifosi. Combattiamo con la burocrazia italiana che dilata i tempi. Una cittadella sarebbe una bella cosa. Purtroppo non è facile da realizzare, ma almeno uno stadio sarebbe indispensabile. Per il progetto di Rozzano ragioniamo su 70 mila posti".
COSA VORREBBE CAMBIARE IN SERIE A?
"Il clima che si respira dal punto di vista dirigenziale è di litigiosità, anche esasperata. In ambito sportivo introdurrei un concetto importante che non abbiamo, la cultura della sconfitta. Spesso quando si perde una partita, diventa un dramma e non dovrebbe essere così, ogni sconfitta fa crescere. Atteggiamenti negativi o eccessivi in serie A vengono emulati nelle categorie minori. Ci sono campi di ragazzini che riempiono le cronache con scontri dentro e fuori il campo. Dobbiamo dare l’esempio".
COME E' CAMBIATO IL SUO LAVORO
"Prima le decisioni venivano prese dal singolo dirigente, oggi siamo davanti a un team composto da osservatori e da “tecnici” che analizzano dati, risultati, rendimento atletico. Addirittura, in alcuni casi, un giocatore lo si può scegliere attraverso gli algoritmi, così il calcio è diventato meno bucolico e quasi industriale. La tecnologia è infallibile? No. È un aspetto fondamentale della nostra società civile, uno strumento importante che può aiutarti a raggiungere l’obiettivo, ma non è determinante rispetto alla valutazione finale, che ha bisogno sempre di una componente umana".
DUE MONDIALI NON GIOCATI E UN EUROPEO SALUTATO MALAMENTE: TROPPI GIOCATORI STRANIERI IN SERIE A?
"Non è colpa loro che, anzi, se sono bravi servono per far crescere i ragazzi dei vivai. Quello che oggi manca è un’apertura al mondo del calcio, un mondo non più accessibile a tutti".
SECONDA SQUADRA PER L'INTER?
"Non subito. È sicuramente uno strumento utile per far crescere e maturare i ragazzi, oggi tra Primavera e Prima squadra c’è un buco legato all’età che non permette uno scambio positivo. Avere la seconda squadra significa allestire un gruppo cui può attingere l’allenatore della Prima. Ci sono troppe partite e questa è anche una mancanza di rispetto verso i giocatori che sono esseri umani e faticano a sopportare pressioni agonistiche così elevate".
TANTE SOCIETA' HANNO PROPRIETA' STRANIERE: IL MECENATISMO IN ITALIA E' FINITO?
"Sta sparendo in tutte le categorie, dalla terza alla serie A. Resta un numero esiguo di eccezioni. Oggi in Lombardia ci sono 5 squadre di Serie A, di cui 4 di proprietà straniere. Se Inter e Milan non avessero avuto questa gestione già da qualche anno, sarebbero in situazioni che definirei drammatiche. Per fortuna che ci sono stati investitori stranieri che hanno creduto in noi, certo dando vita a una gestione molto diversa: ora il concetto di sostenibilità è centrale, l’impostazione è più simile a quella di un’azienda con i risultati economici che superano qualsiasi tipo di obiettivo. Rischio di allontanare i tifosi? No, l’importante è dare vita a uno spettacolo. La gente vuole soprattutto vede- re una bella partita, per questo viene allo stadio. Era così in passato, quando le proprietà erano italiane, ed è così oggi".