Inter, Marotta: "Menomale che ci sono i fondi. Stadio? Serve che sia frequentato ogni giorno"
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PARLA MAROTTA - "L'analisi di Scaroni è perfetta. Anche io sono un testimone di questa evoluzione calcistica e ho potuto vivere il modello del mecenatismo e ora quello dell'imprenditoria vera. La proprietà di oggi è un importante fondo d'investimento e questo è un tipo di proprietà diversa dai mecenati. Oggi il calcio va in questo tipo di modello e menomale che ci sono. Sullo stadio dico che bisogna lavorare su questo asset: è importante per il raggiungimento dei risultati sportivi e poi deve rendere dal punto di vista degli incassi. Lo stadio moderno non deve essere una cattedrale nel deserto dove vai a vedere una partita ogni 15 giorni, ma deve essere un posto frequentato tutti i giorni. Lo scorso anno abbiamo incassato 80 milioni di euro in questa situazione, immaginate in uno stadio moderno", ha detto Marotta.
COSA AVEVA DETTO SCARONI – Il numero uno del Milan aveva parlato di temi simili. A partire dalla questione stadio fino a quello della sostenibilità economica delle squadre di calcio, passando per il cambio di proprietà nel passaggio dai mecenati Berlusconi e Moratti ai fondi.
LE PROPOSTE - "Dobbiamo considerare il calcio in Italia non solo come fenomeno sociale rivelante, ma anche come importante sistema imprenditoriale. Viene versato allo Stato più di un miliardo l'anno e quindi vogliamo essere ascoltati. Noi non siamo qui a chiedere soldi, ma un sistema legislativo che riconosca il mondo del calcio professionistico che è diverso da quello dilettantistico. Ci sono tre grandi temi che ci riguardano: la competitività, che viene garantita da ricavi importanti che devono essere stabili. Poi c'è il tema dello stadio: nonostante un caso straordinario come quello dell'Atalanta, noi da decenni siamo fanalino di coda. Negli ultimi 20 anni sono stati fatti tre stadi, Bergamo, Reggio Emilia e Torino. Poi stop. Il fenomeno stadio è un fenomeno nazionale e deve essere sotto il Ministero delle Infrastrutture, non delle soprintendenze. Infine la valorizzazione del commerciale".
LAVORATORI - "La politica non ci rispetta perché continua a considerare un calciatore come un lavoratore dipendente, subordinato. Cristiano Ronaldo aveva uno stipendio di 30 milioni e ne costava 60: io non credo credo ci siano altri lavoratori dipendenti che guadagnano queste cifre. Dal punto di vista giuslavorista deve avere un inquadramento diverso perché è lì che arrivano i costi maggiori. Il problema è lì, non nelle strutture. C'è poi il Decreto Dignità, anche quello è un altro aspetto. I costi maggiori sono rappresentati dagli stipendi, ma chi va nelle competizioni europee deve essere competitivo con squadre degli altri paesi e quindi se abbassi i costi o sei un fenomeno o non riesci a partecipare a queste competizioni. Questi sono alcuni aspetti importanti che vanno considerati come obiettivi da raggiungere".