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Inter, Marotta: 'Il no di Lukaku? Una fortuna. Sarà mercato creativo, ecco cosa significa'
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NIENTE COME OGGI - “Non avevo mai vissuto una manifestazione del genere come intensità e presenza di tifosi”.
MERCATO CREATIVO - “È sinonimo di dare fiducia ai miei collaboratori, Ausilio e Baccin, bravi a scandagliare le opportunità e proporre alla società giocatori importanti. Assieme poi prenderemo decisioni come fatto in questi anni, con coraggio, accettando che calciatori importanti scegliessero altre destinazioni ma sostituendoli degnamente. La nostra politica risponde all’obiettivo di sostenibilità che ormai vede coinvolte tutte le squadre italiane. I giocatori messi a disposizione sono stati ben amalgamati da Inzaghi e un gran ruolo l’ha giocato anche lui”.
LUKAKU - “C’è una componente nella vita che non si considera molto, la fortuna. In questa circostanza siamo stati fortunati: non nascondo che fosse un nostro obiettivo ma le cose poi sono andate diversamente. E abbiamo allestito un attacco diverso rispetto al progetto di inizio mercato. Però sapevamo del valore di Thuram e quello della conferma di Lautaro. Poi abbiamo riportato a casa una garanzia come Sanchez e quindi Arnautovic, operazione che trovava logica economica e tecnica. Siamo ancora l’attacco più prolifico, a dimostrazione che il gioco d’insieme ha premiato. Oggi Calhanoglu ha fatto due gol…”.
INZAGHI - “Sicuramente la nostra intenzione è allungarlo, dal presidente a scendere riteniamo tutti che il suo ciclo sia ancora nella pienezza e possa trovare continuità e futuro. Da quando è arrivato è cresciuto e ha dimostrato di essere vincente, oltre che essere in simbiosi con società e dirigente. Vogliamo consolidare il modello”.
SCUDETTO 21 - “In testa ho già il numero 21, quello del prossimo Scudetto dell’Inter. E poi tanti altri obiettivi per la prossima stagione: la Champions, la Coppa Italia. E soprattutto lo straordinario evento del Mondiale per Club. Di obiettivi ce ne sono tanti, io sono sempre invogliato però a mettere il campionato al primo posto. Perché vincere in Italia è sempre molto difficile”.