Inter, Mancini non si fida della panchina
Il più classico dei fulmini a ciel sereno si è scagliato sopra San Siro, disperdendo molte delle certezze acquisite in questo avvio di campionato. A partire dalla solidità difensiva, che fino a ieri aveva retto perfettamente agli urti, salvo sgretolarsi in una sola notte, sotto gli occhi increduli di oltre 40mila spettatori. Folle notte da pazza Inter.
CARTELLA CLINICA - Il calcio, soprattutto quello moderno, richiede corsa, abnegazione, concentrazione, sacrificio. Componenti difficilmente congiungibili quando sopravanza la fatica. Perché tre partite in otto giorni iniziano ad essere troppe, e il turnover misurato potrebbe e dovrebbe essere una soluzione. Ma Roberto Mancini va avanti per la propria strada, proponendo sul rettangolo di gioco gli undici fiduciari scelti, nonostante le precedenti partite avessero già mostrato qualche segno di squilibrio. Il medico non ha saputo riconoscere i sintomi, aggredire il problema e trovare la cura.
SEMPRE GLI STESSI - Tra i tanti mali esposti nei novanta minuti contro i viola, i nerazzurri evidenziano e patiscono soprattutto un certo immobilismo in mezzo al campo, dove Kondogbia, Felipe Melo (che non ha svolto la preparazione estiva) e Guarin sembrano quasi eletti dal popolo: intoccabili. Intanto Brozovic guarda dalla panchina e probabilmente si interroga - a ragion veduta - sulla propria utilità all’interno del gruppo nerazzurro. Il croato è stato impiegato per 186 minuti su 540 a disposizione, un’inezia se paragonato a Guarin, che di gare ne ha giocate cinque (contro l’Atalanta non era convocato), mettendo insieme 436 minuti giocati su 450 a disposizione. En plein per Kondogbia, titolare sei volte su sei, con 460 minuti nelle gambe. Sembra quasi un problema di diffidenza nei confronti delle seconde linee. A proposito, che fine ha fatto Gnoukouri, che tanto bene aveva impressionato durante il precampionato e sul finire della scorsa stagione?
ESPERIMENTI PERICOLOSI - Il limitato turnover è uno dei mali, ma il problema più angoscioso, almeno per quanto riguarda la gara contro la Fiorentina, è da ricercare nell’atteggiamento insolente e nella natura un po’ naif della squadra. L’aria d’alta quota non ha giovato sulla qualità della meditazione, tant’è che l’Inter si è ritrovata ad un certo punto con Santon centrale difensivo. L’esperimento era già stato provato in amichevole contro il Lecco con risultati tragici. É sembrato un po’ come il numero del trapezista: lo si prova sempre più pericoloso, e questa volta l’Inter cade senza aver sotto la rete.
Pasquale Guarro