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Inter, Lukaku: 'Tanti di noi pronti per la guerra. Derby? Dissi a Lautaro che non avremmo mai perso, la mia esultanza...'
Nel corso di un'intervista a Dazn, Romelu Lukaku ha rivissuto la stagione dello scudetto, spiegando: "Il percorso verso lo scudetto è iniziato contro il Sassuolo. Abbiamo cambiato il modo di giocare e iniziato ad essere più compatti. Giocavano Lautaro e Alexis, io ero in panchina, ma ho capito subito che la squadra era unita. Dovevamo ancora giocare con Milan, Atalanta e Lazio: rispetto all'anno scorso abbiamo vinto più scontri direti. Abbiamo dimostrato di essere più forti. Dopo la vittoria con l'Atalanta mi sono detto 'ok, ci siamo per lo scudetto, è finita'. Non potevo dirlo, ma l'ho pensato".
SUL DERBY - "La settimana pre-derby ci siamo allenati a un altissimo livello. Ho detto a Lautaro: 'Questa partita non la perdiamo mai, è impossibile'. A chi era rivolta la mia esultanza? In settimana avevo parlato con il mister e ci avevamo scherzato su...".
SU LAUTARO - "Quando l'ho visto la prima volta c'era anche suo padre, gli dissi che entro un paio d'anni avremmo vinto qualcosa insieme. Lavoriamo per la squadra, se mi rendo conto che lui è più caldo, mi metto da parte e lo cerco sempre".
SU HAKIMI - "Si è integrato alla grande, ora è molto importante. Barella è la voce della squadra. Ogni squadra ha bisogno di giocatori pronti ad andare in guerra e noi di giocatori così ne abbiamo tanti".
SUL DERBY - "La settimana pre-derby ci siamo allenati a un altissimo livello. Ho detto a Lautaro: 'Questa partita non la perdiamo mai, è impossibile'. A chi era rivolta la mia esultanza? In settimana avevo parlato con il mister e ci avevamo scherzato su...".
SU LAUTARO - "Quando l'ho visto la prima volta c'era anche suo padre, gli dissi che entro un paio d'anni avremmo vinto qualcosa insieme. Lavoriamo per la squadra, se mi rendo conto che lui è più caldo, mi metto da parte e lo cerco sempre".
SU HAKIMI - "Si è integrato alla grande, ora è molto importante. Barella è la voce della squadra. Ogni squadra ha bisogno di giocatori pronti ad andare in guerra e noi di giocatori così ne abbiamo tanti".