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Inter, lo staff di Conte - Il preparatore: 'Ecco cos'ha di straordinario Lukaku'. Stellini: 'Eriksen? Non si fermi' VIDEO
Alla vigilia della sfida di campionato contro la Sampdoria, ha trovato spazio in conferenza stampa l'intero staff del tecnico dell'Inter, Antonio Conte.
Qual è stato il segreto nella gestione di questo gruppo?
Pintus: “Prima di tutto questo successo nasce dai semi della prima stagione. Abbiamo cercato di sfruttare il periodo di lockdown per poter lavorare a casa, ogni due giorni ci radunavamo via zoom con la squadra e cercavamo di tenere le giuste condizioni fisiche. Per quanto riguarda il post lockdown, abbiamo fatto un richiamo per le cose più importanti. Siccome non abbiamo avuto vacanze, abbiamo sfruttato il lavoro individuale con ognuno di loro, qualcuno si allenava alle 23 di sera dopo le partite di Champions e non è sempre semplice. Poi c’è stato il lavoro di prevenzione svolto con Stefano Bruno, nonché il lavoro del nutrizionista, a mio avviso determinante”.
Coratti: “Non è stato un momento a portarci a questi risultati ma il lavoro giornaliero”.
È più difficile gestire Antonio da fratello?
Conte: “Sono abituato a quel siparietto dopo 13 anni. Mi ha strappato il microfono, ma sappiamo che è un passionale e se potesse scenderebbe in campo. In quel momento era un leone in gabbia e sfido chiunque a stargli vicino. La nostra è stata una vittoria sofferta ma importante, come tutte quelle arrivate nei 13 anni da allenatore di Antonio. Lui è un perfezionista, è molto esigente e cerca sempre la perfezione. Noi cerchiamo di dargliela”.
Come siete arrivati alla definizione del trio difensivo e Skriniar, de Vrij, Bastoni, valgono le grandi difese del passato?
Vanoli: “La bellezza di questo lavoro è sempre il confronto. In ogni staff poi c’è sempre la divisione dei compiti, ma il confronto non manca mai. Il mio compito è seguire un po di più la fase difensiva, ma parte sempre tutto dall’allenatore. Io cerco di far crescere il singolo, a volte si pensa che giocare a tre sia semplice e invece non lo è. Sui tre titolari, è una scelta che fa il mister, noi dobbiamo allenare tutti alla stessa maniera e renderli pronti. La nostra soddisfazione sta nel vedere che chi entra porta avanti un concetto, poi le scelte le fa l’allenatore. Paragonare i vari calciatori non è mai bello e non mi interessa, a me interessa far crescere i ragazzi come è cresciuto Bastoni e come è cresciuto anche Skriniar. Questo è il nostro obiettivo”.
Che significa to ha avuto accompagnare Handanovic attraverso tre proprietà diverse, probabilmente avvilito anche da un po' di frustrazione per i mancati successi?
Bonaiuti: “È stato un percorso lungo, i risultati non arrivavano ma lui in questi anni ha fatto tantissime parate. Ma vincere non significa guardare ai numeri personali, adesso ci si può guardare indietro e dire che il lavoro svolto è servito al raggiungimento di questo obiettivo”
Come è cambiato il mister dai tempi di Bari?
Bruno: “Ho iniziato con il mister la mia carriera, lui ad Arezzo io a Livorno. Poi siamo stati insieme a Bari, era inizio percorso e voleva arrivare. Aveva bisogno di stare sul campo e provare delle cose per capire come raggiungere i suoi obiettivi. Quello di oggi non è il Conte di 13 anni fa sotto alcuni aspetti, ma la sua ossatura è sempre la stessa. Sul lavoro non cambia mai, lavora per un unico risultato, questa dote l’aveva prima e ce l’ha adesso. Quanto è importante l'aspetto preventivo? Influiscono tante variabili, anche come mangia, come dorme, cosa fa in campo e fuori. Tutte queste cose incidono sui suoi risultati”.
Doveva far parte delle giovanili e per un caso è stato chiamato in prima squadra. Come ha accolto la gioia dello scudetto?
Castelli: ‘Sono stato chiamato in prima squadra per un caso fortuito. L’impatto è stato forte, allenare delle formula 1… l’impatto è diverso. Devo ringraziare Bonaiuti che mi ha facilitato molto il compito, è stato un onore lavorare con portieri di questo livello e vedere come sono alla ricerca della perfezione. Ho avuto la fortuna di poter vedere e allenare queste cose in prima persone. Devo solo ringraziare Adriano per tutto l’appoggio che mi ha dato sia durante la sua assenza che quando poi è tornato”.
Qual è stato il momento più bello della stagione vissuto con il mister?
Stellini: “Il mister sapeva fin dall’inizio che io sono interista dalla nascita e questa emozione glielo’ho mostrata subito. Sono nato in queste zone e sprizzavo gioia da tutti i pori, quindi Conte si è accorto subito cosa significasse per me. Al mister non dovevo fargli capire cosa significa lavorare all’Inter, piuttosto dovevo far capire agli interisti cosa significava avere Conte. Poi dopo le cose sono nate in modo fluido e costante. Non c’è stato un momento particolare in cui abbiamo capito che la gioia poteva essere reale, ma c’era un obiettivo lontano da raggiungere e piano piano lo abbiamo visto sempre più vicino. Voi sapete quanto lui sia bravo nel trascinarci tutti”
Cosa ha di straordinario e diverso uno come Lukaku dal punto di vista fisico e atletico?
Pintus: “Ha 100 kg di muscoli e una potenza impressionante. È come un giocatore di football americano. È migliorato dal punto di vista della resistenza allo sforzo e adesso sta diventando un atleta completo. Anche tutti gli altri ragazzi della squadra sono migliorati tanto”.
Si sente più tranquillo quando Conte è in panchina o quando è in tribuna accanto a lei?
Conte: “È meglio che stia in panchina. Per la passione che trasmette ai calciatori è meglio, si fa sentire meglio così’”.
Qual è stato il percorso di Eriksen, come lo avete supportato?
Stellini: “Il percorso che Eriksen ha fatto all’Inter è quello che hanno fatto tantissimi atleti di talento come lui che arrivano da campionati differenti dal nostro e che hanno bisogno di tempo per capire e imparare alcuni aspetti del calcio come lo viviamo noi in Italia. Necessitava di tempo ma non abbiamo mai avuto dubbi, lo abbiamo sempre supportato anche con riunioni individuali, sapendo che sarebbe arrivato il suo momento e che sarebbe stata solo una questione di tempo. Adesso è entrato nel meccanismo e non deve fermarsi”.
Cosa significa sostituire Conte in panchina quando manca?
Stellini: “Le mie pressioni, quando ho dovuto gestire la partita da bordo campo, aumentano notevolmente. Bisogna far capire ai calciatori cosa chiede il mister dalla tribuna e la sua non presenza poteva influire negativamente. Per me la presenza del mister è sempre stata forte, anche quando non è in panchina, anche perché attraverso Gianluca ci faceva arrivare le cose che io poi avrei dovuto trasferire alla gara. A fine primo tempo è determinante poi il lavoro e l’aiuto di tutto lo staff”.
Com’è cambiato negli anni il lavoro atletico dei calciatori?
Pintus: “Il ruolo si è evoluto negli anni, ma non bisogna neanche cambiare troppe cose. I fondamenti base della preparazione fisica, con velocità, resistenza e forza sono ancora molto importanti oggi, così come lo erano 30 anni fa. Poi è cambiata la specializzazione, infatti il nostro staff è diviso nei compiti: Coratti si occupa della forza, Bruno del recupero. Così è più facile curare nei minimi dettagli gli aspetti della preparazione fisica”.