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Roma-Inter, le pagelle di CM: Mancini e Pellegrini da 7, Hakimi fa vibrare il cuore, Vidal stecca. Conte, cambi osceni
Roma
Pau Lopez 7: Pessimo coi piedi, ma maestoso con i guanti. Singhiozzo dopo 10 minuti quando di piede mette in apprensione la difesa ma si fa perdonare ampiamente e anche di più quando devia il colpo di testa di Lukaku. Peccato che dopo una manciata di secondi arriva un altro assist involontario. Tutto perdonato di nuovo quando mura Lautaro a un soffio dal pareggio. Nulla può sullo stacco di Skriniar né sulla prodezza di Hakimi.
Mancini 7: Stavolta non basterebbero le maniere forti. Con uno come Lautaro bisogna usare anticipo e accompagnamento verso l’esterno. Il difensore di Pontedera ci mette qualche minuto a capirlo ma non cade nel tranello di Napoli e mantiene alta l’attenzione come a inizio ripresa quando anticipa in diagonale Lautaro in area. Poi la bufera si fa più fitta, e il gelo gli entra nelle ossa. Prende la corazza di casa Stark e si getta nel Grande Inverno uscendone vittorioso con un colpo di testa assoluto. Dominante.
Smalling 6,5: Sale sul ring in una finale di pesi massimi con Lukaku. Il primo round sembra del belga ma il salvataggio dopo l’errore di Lopez vale un gol e serve per suonare la carica verso il vantaggio. Il combattimento va avanti con comprensibili fatiche da parte di Chris contro quello che è il miglior attaccante della serie A ma pure con ganci al mento come al 43’ quando ruba palla a Romelu e gli fa beccare un giallo di frustrazione. La seconda ripresa è più dura. Amnesie prima su Lautaro e poi su Skriniar. E arriva l’improvviso ko.
Ibanez 6: A sinistra, come al solito. E come al solito non abbassa mai lo sguardo nonostante il rischio diffida in vista derby. Concede poco e sbaglia giusto qualche rimessa per eccessiva fretta. Fa commozione quando si invola palla al piede a tagliare alberi col machete. Costretto a piegarsi quando l’Inter mette i bicipiti sul tavolo. Ma non a spezzarsi.
Karsdorp 6: Il primo squillo al campanello della porta di Handanovic arriva dall’olandese che poi si preoccupa di disinnescare Darmian e Lautaro con sufficiente attenzione. Quando entra Young la debolezza difensiva si fa notare un po’ di più e l’Inter prova ad evidenziarlo. A inizio ripresa Rick si addormenta su Vidal, un errore che poteva costare caro. E’ l’inizio di un balletto da danza classica contro l’hard rock di Lukaku. Tarda pure al tiro ma negli ultimi dieci minuti rimette birra nelle gambe.
Villar 7: Il tempo degli esoneri scritti è finito, oggi è l’ora dell’esame vero. Gonzalo nel primo temponon si fa prendere dall’ansia nonostante le domande toste e si mostra sicuro pure quando c’è da far ripartire l’azione. Sembra il Professore de la Casa di Carta. Non avrà la faccia da duro ma sa farsi volere bene dai duri perché non si tira mai indietro. Poi però arrivano i reparti scelti di Conte e diventa difficile trasmettere serenità. Medita, e la ritrova mettendo col pennello il pallone del 2-2 sulla testa di Mancini. Gonzalito.
Veretout 6: Si preannuncia una battaglia da film epico con Vidal e Barella, ma Jordan dalla Loira ci tiene subito a far capire chi sarà l’attore protagonista. Lo scippo a Barella con il quale fa ripartire l’azione del gol sarebbe stato accompagnato dall’ola ossessionato della Curva. Cerca pure il raddoppio col tiro da fuori ma trova i guantoni di Handanovic. Nel secondo tempo del film i due mediani interisti si riprendono la scena. E Jordan crolla. (79’ Cristante 6 : alza il ritmo e prova pure il tiro)
Spinazzola 5: Altra sfida nella sfida quella contro Hakimi, ma è Marotta il primo che Leo vorrebbe far piangere. Si inizia con un errore: quello in cui tiene in gioco Lukaku che per poco non fa piangere Pau Lopez. Si prosegue con un classico: discesa sul fondo e cross perfetto per la testa di Dzeko che arriva leggermente in ritardo. Prosegue a corrente alternata e non sembra lo Spina travolgente del solito. Poi Hakimi sale in cattedra, e sono guai veri. Possibile che Fonseca non se ne sia accorto? (73’ Bruno Peres 6,5: più brio E più attenzione. Paradossalmente cambia la partita anche perché Hakimi se ne va in panchina)
Pellegrini 7: Ok il ruolo è giusto, anzi giustissimo. Da quando Lorenzo si è riavvicinato a Marte i risultati si vedono. Il gol è astuzia e cinismo con un pizzico di fortuna vista la minima deviazione di Bastoni. Prosegue mantenendo un profilo formale che non gli impedisce di entrare nelle trame d’attacco. A inizio ripresa ha una illuminazione per Dzeko poi arriva il tuono e la corrente si stacca. Si riaccende nel finale ed è l’unico a provarci davvero insieme a Miki .
Mkhitaryan 7: Prende e scarica, coglie e illumina. Intelligente, così tanto da poter prendere il posto di qualche Ministro cogliendo sicuramente migliori risultati. Si vede poco nei primi 10 minuti ma gli basta un lampo per entrare nell’azione del gol di Pellegrini. Poi fa ammattire Skriniar come faceva ai tempi del Dortmund. Sembra pronto a varare pure i Dpcm. E lo farebbe se avesse compagni di reparto all’altezza per 90 minuti. Se ne accorge nel finale. Non molla e resta in palla nonostante l’età non sia più quella di un Lautaro qualsiasi.
Dzeko 6: Contro un passato che non è mai esistito e in un giorni in cui il silenzio dei tifosi si fa ancora più assordante. Fa il regista aggiunto, fa la sponda, fa il manovratore d’attacco e pure l’assist man per Mkhitaryan. Accusa un calo quando l’Inter prende il sopravvento nella seconda metà del primo tempo. Tanto da sparire dal campo. E non creare rimpianti a Conte. Anche perché a vedere Lukaku sale solo invidia. (88’ Mayoral ng)
Fonseca 6: Deve dimostrare di essere diventato grande, oltre che bravo. La Roma trova il pullman dell’Inter sin da primi minuti ma è brava a non sprecare energie inutile e a scavalcarlo d’astuzia. Poi bisogna contenere la fisiologica ondata di Lukaku e compagni come era accaduto a Bergamo. E non ci riesce. La squadra si abbassa, i cambi non arrivano, la debacle contro una big sembra servita. Ma stavolta il carattere regge, anzi si modifica in positivo sfruttando anche gli errori di Conte. Passo in avanti, e se la gode Pioli.
Inter
Handanovic 6: Bastoni gli devi il tiro di Pellegrini nell’angolino, lui neanche ci prova. Compie buoni interventi su Veretout, Karsdorp, Cristante e Mancini. Nulla può sul colpo di testa di Mancini.
Skriniar 6,5: Prova di personalità, ci mette il fisico e respinge molti attacchi pericolosi. Di testa trova il gol del pareggio. Il secondo in campionato. Mancini trova un gran gol anticipandolo, ma anche aiutandosi con un braccio.
De Vrij 6,5: Se la cava molto bene contro Dzeko.
Bastoni 5: Il peggiore della difesa. Pellegrini lo mette in difficoltà con la sua posizione, lo chiama fuori e lo confonde. Sul primo gol giallorosso esce in ritardo sul centrocampista giallorosso e cercando di contrastarlo devia il pallone nell’angolino rendendo impossibile l’intervento di Handanovic.
Hakimi 7,5: Falcate da centometrista, assist (due a Vidal da spingere in rete) e gol. Fa vibrare il cuore.
(Dal 37’ s.t. Kolarov: s.v.)
Barella 6: Come fosse un elastico, Conte lo vuole largo su Ibanez e poi pronto a ripiegare. Fuori dal gioco, ma utile. Si lascia strappare il pallone dai piedi da Veretout, che avvia l’1-0 giallorosso.
Brozovic 7: Ha voglia e si vede ben presto. Recupera tanti palloni e sono suoi entrambi gli assist per i gol nerazzurri.
Vidal 5,5: Si vede qualche segnale di risveglio, ma sbaglia due gol alla sua portata.
(Dal 37’ s.t. Gagliardini: s.v.)
Darmian 5,5: Timido, non riesce ad emergere e presto esce per infortunio.
(Dal 34’ Young 6,5: Impatto positivo sul match. Trova due cross perfetti, uno per Lukaku e l’altro per Lukaku. Entrambi sprecati male.
Lautaro 5,5: Va a cercare spazio alle spalle di Lautaro e spesso trova la giocata giusta. Ma sbaglia due gol clamorosi.
(Dal 32’ s.t. Perisic 5: Ancora ci chiediamo perché Conte insista nel mandarlo in campo da seconda punta).
Lukaku 6: Lotta, sempre. Ma sbaglia, troppo. Va a riposo con due errori sulla coscienza, nel secondo tempo inizia con la stessa intensità e offre a Lautaro un assist da spingere in rete, ma l’argentino spreca.
Conte 5: Non impara dagli errori, si rende protagonista di cambi osceni e compromette una vittoria che sembrava agguantata. Abbassa la squadra togliendo dal campo Lautaro per inserire Perisic, toglie Hakimi per Kolarov e inserisce anche Gagliardini. Lo specchio della paura e del provincialismo.