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Inter, la verità sull'incontro Conte-Zhang e la scelta del tecnico per il futuro
Nell’attesa, l’unica certezza è l’input della proprietà a non fare nuove operazioni nel mercato di gennaio, per cui non vale neppure il motto: “prima si vende e poi si compra”. E questo perché il governo cinese ha proibito di esportare nuovi capitali all’estero per interessi sportivi, considerati non di primaria importanza. I mancati incassi causati dalla pandemia e gli alti costi per pagare i giocatori hanno ulteriormente peggiorato la situazione e non a caso l’Inter è uscita per la prima volta allo scoperto, chiedendo una ulteriore dilazione nel pagamento degli arretrati a Lukaku e compagni. In questa fase di transizione, tra il grande entusiasmo di un paio di anni fa, quando arrivarono prima Marotta e poi Conte, e la grande incertezza di adesso, la chiave di lettura per comprendere la situazione l’ha offerta proprio l’allenatore nerazzurro. Sollecitato a commentare le difficoltà dell’Inter in questa finestra di mercato, Conte è stato chiaro dicendo che il problema esiste da agosto. E guarda caso, proprio in agosto, alla fine della stagione scorsa, c’era stato l’incontro tra Conte e il presidente Zhang che doveva ufficializzare la rottura con il tecnico dopo i suoi attacchi alla società e invece, tra la sorpresa generale, si era concluso con i classici tarallucci e vino. Oggi si capisce perché.
Fin da allora il gruppo Suning aveva chiuso i rubinetti e non poteva liquidare Conte, sotto contratto per altri due anni a 12 milioni netti a stagione, Spalletti, ancora vincolato fino al 30 giugno 2021, e un terzo, nuovo allenatore. Da parte sua Conte non ha voluto dimettersi, perché avrebbe perso 24 milioni e allora, rendendosi conto della situazione, si è turato il naso, come consigliava Montanelli prima di votare Democrazia Cristiana, promettendo di non lamentarsi più del mercato. Per questo a tutti è sembrato diverso quest’anno, fin troppo tranquillo, quando il discorso scivolava sui mancati rinforzi. E per questo adesso sembra rassegnato persino a tenersi Eriksen, visto che la società non intende svenderlo. E allora a fine stagione, con o senza lo scudetto, non ci meraviglieremmo se fosse lui a salutare tutti, come fece alla Juventus quando disse che non si poteva entrare in un ristorante da cento euro avendone soltanto dieci in tasca. Perché ormai è chiaro che Suning ha chiuso i rubinetti e nell’interesse dell’Inter bisogna sperare che arrivi un altro gruppo per riaprirli almeno in parte, o meglio ancora del tutto. Con o senza Conte in panchina.