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Inter, la storia di Conte insegna: uscirà dall'Europa League per fermare la striscia della Juve
Per questo l’Inter qualche rimpianto ancora se lo porta appresso, a prescindere dalla forza dell’avversario. Di Cesare, giornalista informato e puntiglioso, ricorda a beneficio di tutti, chi fossero le 'riserve' del Barcellona in campo a San Siro. Neto, ex Fiorentina, Juve e Valencia, pagato 30 milioni di euro. Todibo 20 anni, non un primavera, clausola rescissoria 150 milioni di euro. Umtiti: oltre cento partite con i blaugrana, pagato quasi 30 milioni di euro, campione del mondo con la Francia. Lenglet: ex Siviglia, 65 partite con il Barcellona, pagato quasi 30 milioni di euro, nazionale francese. Junior Firpo: 23 anni, ex Betis, pagato 30 milioni di euro, campione d’Europa under 21. Carlos Alena: 22 anni, in prima squadra da quattro stagioni, lo scorso anno 25 presenze e due gol. Wague: 21 anni, clausola da 100 milioni, nazionale del Senegal, ha giocato e segnato ai Mondiali. Carlos Perez: 21 anni, da due in prima squadra, clausola da 100 milioni. Ansu Fati: 17 anni, clausola da 400 milioni, secondo Forbes il minorenne più forte del mondo. Già 12 presenze e 3 gol in stagione. Quanto a Vidal, Rakitic, Griezmann, De Jong e Saurez, il collega si limita a indicarne il nome senza bisogno di specificare la loro dimensione tecnica.
Non pago di tutto ciò, Sergio indica un abbozzo di formazione (3-5-2) con la quale il cosiddetto Barcellona B si misurerebbe alla pari con qualsiasi avversario: Neto; Todibo, Umtiti, Lenglet; Wague, Rakitic, De Jong, Vidal, Firpo; Suarez e Griezmann. In panchina: Alena, Perez e Ansu Fati. Grato per il 'ripassino' fornitoci, dico a Sergio che è tutto vero, tranne due cose. La prima: il Barcellona con Messi e Piqué (e mi fermo solo a questi due, ma potrei aggiungerne altri, indisponibili o infortunati o semplicemente tenuti in panchina a San Siro da Valverde) sarebbe stato di certo più pericoloso. La seconda: non si possono accostare in un reparto giocatori che hanno caratteristiche non compatibili tra essi. Chi gioca in una difesa a quattro ha più difficoltà ad adattarsi alla difesa a tre (vedi Godin nell’Inter). Chi fa l’esterno basso non è spesso in grado di coprire tutta la fascia. Chi fa il regista non è una mezzala. Ammesso che aver perso da un Barcellona comunque di livello sia una consolazione, Conte non può dimenticare che i suoi scudetti sono arrivati sempre al primo anno (Juventus e Chelsea) e senza che le sue squadre partecipassero alle Coppe europee. La situazione dell’Inter, pur non essendo la stessa, è assai simile. Perché, nonostante il pensiero di molti diverga dal mio, io credo che Conte non considererà primaria l’Uefa League come avrebbe fatto con la Champions.
Anche se non si può mai sapere come vada a finire, c’è un precedente che ha per protagonista proprio l’ex allenatore della Juve. Nella stagione 2013/2014, dopo essere stato estromesso ai gironi di Champions, venne eliminato in semifinale di Europa League dal Benfica. La finale si sarebbe giocata a Torino e Conte probabilmente sarebbe stato il primo italiano a vincerla da quando ha cambiato nome e formula. Invece, pur di arrivare allo scudetto con 102 punti, record assoluto, fece turnover e si fermò lì. Mi chiedo: per vincere subito con l’Inter non preserverà i titolari schierando qualche rincalzo che, non valendo certo quanto il Barcellona B, finirà per ridurre la prestazione tecnica, atletica e agonistica? Per me sì. Perché lo scudetto (che Conte vincerà) in casa nerazzurra vale più dell’Europa League. Il motivo è lapalissiano: avere battuto la Juve che ne ha conquistati otto di fila.