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    Inter, l’eredità di Conte è gioia e dolori: il flop Champions è un suo complesso

    Inter, l’eredità di Conte è gioia e dolori: il flop Champions è un suo complesso

    • Pasquale Guarro
    Il problema può essere mentale, perché le eredità alla fine te le prendi tutte. E se con onestà abbiamo sempre analizzato le tantissime cose buone, fatte e lasciate in dote da Antonio Conte, forse dovremmo esaminare anche quelle che con il tecnico leccese funzionavano meno bene. E tra queste ci sono sicuramente i deludenti risultati raggiunti dalla squadra in Champions. È vero, Conte ha giocato una finale di Europa League, ma uscendo male ai gironi contro Barcellona e Dortmund, tutt’altro che irresistibili. E l’anno seguente è arrivato ultimo nel girone, alle spalle di Moenchengladbach e Shakhtar, cui non è riuscita a segnare un gol nonostante una marea di occasioni create. 

    Da quando è tornata in Champions, l’Inter, ha sempre affrontato la competizione con disagio, con un peso nel cuore. Mai con sfrontatezza. Peso che probabilmente si portava dietro proprio il vecchio allenatore, spesso giudicato negativamente per i suoi traguardi in campo internazionale. È quello il suo unico tallone d’Achille e quando qualcuno lo stuzzica andando su quel terreno, Conte non nasconde il fastidio. Inconsciamente potrebbe aver potuto trasferire questi sentimenti negativi sulle spalle dei suoi, che di fatto in Europa non riescono a rendere come invece fanno in campionato. 

    Un problema che aveva evidenziato anche Allegri in una conferenza stampa divenuta ormai celebre. Il tecnico toscano, nel respingere le critiche dei giornalisti, che descrivevano come fallimentare un’ipotetica eliminazione della Juventus dalla Champions, ebbe a dire: “Per me non sarebbe un fallimento, continuate a dirlo ma a me viene da ridere. Forse non sapete che quando sono arrivato qui, c’erano giocatori che avevano la faccia bianca come questo pallone quando c’era da giocare in Champions. Avevano paura di affrontare il Malmo”. 

    E l’Inter di ieri un po’ di paura l’ha avuta. O almeno di timidezza. Di sicuro non è stata la squadra sfrontata che solitamente scende sul terreno di gioco in campionato. La testa di molti calciatori non è sembrata sgombra da brutti pensieri e questo ha sicuramente influito sull’approccio alla sfida. Alla prossima ci sarà lo Sheriff a San Siro, squadra ostica e sorprendente. Ma se l’Inter dovrà andare avanti, dovrà annientare prima i propri mostri.

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