Inter: l'arte del non saper vendere
Tutto era cominiciato col terzetto Kovacic, Santon e Ricky Alvarez, ma col passare delle settimane l'elenco è diventato piuttosto lungo e ha visto aggiungersi i vari Guarin, Shaqiri, D'Ambrosio, Nagatomo, Andreolli, Vidic, Taider e Schelotto. Parliamo del gruppo degli "indesiderati", di quei calciatori di cui tuttora l'Inter vorrebbe liberarsi per riequilibrare il bilancio tra entrate ed uscite e anche di chi, forzatamente (Guarin, Kovacic, Santon), rappresenta oggi una risorsa in più per Roberto Mancini ma che dovrà convivere fino all'ultimo giorno di mercato col rischio di essere ceduto da un momento all'altro.
CESSIONI ECCELLENTI? NO, GRAZIE - La strategia iniziale della società nerazzurra era di fare cassa attraverso cessioni minori e liberare spazi, in vista del necessario adeguamento alle nuove norme federali sulla rosa di 25 giocatori, e gli addii dei vari Mbaye, Botta, Duncan, Obi, Kuzmanovic, Crisetig e Khrin sono andati in quella direzione. Poi qualcosa si è bloccato, al momento di incamerare cifre molto più cospicue per recuperare almeno parte degli investimenti fatti per Murillo, Miranda, Kondogbia e più recentemente Jovetic; per Alvarez è ancora aperto un contenzioso col Sunderland sul riscatto obbligatorio dell'argentino da parte del club inglese per 10,5 milioni di euro, mentre il Liverpool non ha mai presentato quella proposta da far tremare i polsi per Kovacic (25-30 milioni) che avrebbe dato tutto un altro senso alla campagna acquisti nerazzurra. Ma la vera cartina di tornasole delle grandi difficoltà dell'Inter di fare mercato in uscita è stata la gestione dell'affare Shaqiri, strappato al Bayern Monaco e alla concorrenza di alcune formazioni di Premier League per un investimento complessivo di 15 milioni di euro e scaricato dopo appena 5 mesi per assecondare il nuovo "capriccio" di Mancini chiamato Perisic.
I RIPESCATI - Prima lo Stoke City, poi il Wolfsburg nell'ambito proprio del possibile ingaggio del croato e a seguire Schalke 04 e Borussia Dortmund, ma Shaqiri è ancora all'Inter e nell'ultima amichevole contro l'Al-Ahli è stato ripescato per questioni di necessità. Così come l'allenatore jesino è stato costretto a reintegrare Santon dopo il no al Watford e Guarin dopo il mancato trasferimento al Fenerbahce e rischia concretamente di dover contare su Andreolli e Vidic almeno fino a gennaio, alla luce del no del primo al Bologna e dell'operazione alla schiena a cui si è sottoposto il serbo. Senza queste partenze e quelle dei vari D'Ambrosio, Taider e Nagatomo, sarà pressochè impossibile convincere il presidente Thohir a fare ulteriori sacrifici per Felipe Melo, per un nuovo attaccante esterno e per un terzino mancino. Troppi no da parte dei giocatori sgraditi alle soluzioni prospettate, ma anche troppi giocatori arrivati negli ultimi tempi in nerazzurro senza alcun tipo di progettualità e programmazione e oggi esuberi eccellenti o risorse per mancanza di alternative.
CESSIONI ECCELLENTI? NO, GRAZIE - La strategia iniziale della società nerazzurra era di fare cassa attraverso cessioni minori e liberare spazi, in vista del necessario adeguamento alle nuove norme federali sulla rosa di 25 giocatori, e gli addii dei vari Mbaye, Botta, Duncan, Obi, Kuzmanovic, Crisetig e Khrin sono andati in quella direzione. Poi qualcosa si è bloccato, al momento di incamerare cifre molto più cospicue per recuperare almeno parte degli investimenti fatti per Murillo, Miranda, Kondogbia e più recentemente Jovetic; per Alvarez è ancora aperto un contenzioso col Sunderland sul riscatto obbligatorio dell'argentino da parte del club inglese per 10,5 milioni di euro, mentre il Liverpool non ha mai presentato quella proposta da far tremare i polsi per Kovacic (25-30 milioni) che avrebbe dato tutto un altro senso alla campagna acquisti nerazzurra. Ma la vera cartina di tornasole delle grandi difficoltà dell'Inter di fare mercato in uscita è stata la gestione dell'affare Shaqiri, strappato al Bayern Monaco e alla concorrenza di alcune formazioni di Premier League per un investimento complessivo di 15 milioni di euro e scaricato dopo appena 5 mesi per assecondare il nuovo "capriccio" di Mancini chiamato Perisic.
I RIPESCATI - Prima lo Stoke City, poi il Wolfsburg nell'ambito proprio del possibile ingaggio del croato e a seguire Schalke 04 e Borussia Dortmund, ma Shaqiri è ancora all'Inter e nell'ultima amichevole contro l'Al-Ahli è stato ripescato per questioni di necessità. Così come l'allenatore jesino è stato costretto a reintegrare Santon dopo il no al Watford e Guarin dopo il mancato trasferimento al Fenerbahce e rischia concretamente di dover contare su Andreolli e Vidic almeno fino a gennaio, alla luce del no del primo al Bologna e dell'operazione alla schiena a cui si è sottoposto il serbo. Senza queste partenze e quelle dei vari D'Ambrosio, Taider e Nagatomo, sarà pressochè impossibile convincere il presidente Thohir a fare ulteriori sacrifici per Felipe Melo, per un nuovo attaccante esterno e per un terzino mancino. Troppi no da parte dei giocatori sgraditi alle soluzioni prospettate, ma anche troppi giocatori arrivati negli ultimi tempi in nerazzurro senza alcun tipo di progettualità e programmazione e oggi esuberi eccellenti o risorse per mancanza di alternative.