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Inter, Kolarov è il simbolo della lotta di Marotta alle nazionali: il retroscena con la Serbia e il ritorno a Milano
IL RETROSCENA CON LA SERBIA - “Sta nell’intelligenza di tutti adottare buon senso”: il recupero dei calciatori affaticati e il non utilizzo di quelli a rischio sono stati basilari, per consentire ai calciatori nazionali di rispondere alle convocazioni. Per questo motivo stupisce relativamente il retroscena, emerso dalla Serbia, sul mancato impiego di Kolarov nell'amarissima serata della nazionale, che martedì si è vista sfuggire la qualificazione ad Euro 2020, a causa della sconfitta ai rigori contro la Scozia: il capitano delle Aquile non ha disputato nemmeno un minuto e in riferimento a questo il portale locale MozzartSport ha rivelato che alla base del mancato impiego ci sarebbe un diktat proprio della società nerazzurra, che avrebbe imposto a Kolarov di non scendere in campo a causa delle condizioni fisiche precarie con cui era arrivato in ritiro.
IL RITORNO A MILANO - Il serbo, nel disappunto generale, ha poi detto di non voler entrare in conflitto con il proprio club e quindi ha deciso di non giocare: dopo la gara è arrivato anche il permesso di tornare a Milano, pertanto non è nel gruppo che affronterà l'Ungheria questa sera. Secondo quanto riportano in Serbia, l'Inter gli avrebbe proibito di scendere in campo, al fine di evitare che le sue condizioni peggiorassero, con il tecnico Tumbakovic che ha scoperto la situazione a tre ore dal fischio d’inizio, dato che lo aveva provato regolarmente in campo. Poi le cose sono andate male e i media serbi non hanno preso bene questa esclusione.