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Inter-Juve, vince di sicuro il calcio di Inzaghi. Allegri specula sugli episodi e pensa soprattutto al quarto posto
A chi mi chiederà giudizio per tanta sicumera, questa volta replico con alcuni dati di fatto incontestabili. Alla Juve, quinta in classifica a undici punti dall’Inter in serie A, mancheranno Cuadrado e de Ligt (squalificati) più almeno uno tra Danilo (non ancora pronto) e Alex Sandro (fuori fase), il che significa mezza difesa. Dico mezza perché Allegri dovrebbe recuperare Chiellini e Bonucci al centro del reparto. Ma se questo sarà vero, è altrettanto vero che l’allenatore non avrà Szczesny che ha cominciato a vaccinarsi solo da qualche giorno (ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma non se si è un professionista sottoposto a determinate regole).
Quindi Lautaro e Dzeko - questa la coppia che dovrebbe schierare Inzaghi - giocheranno contro Perin in porta, Bonucci e Chiellini in mezzo, mentre sugli esterni andranno De Sciglio e Pellegrini.
Ovviamente non basta questo per dire che la Juve è nettamente sfavorita. Bisogna aggiungerci che non ci sarà Chiesa (in bocca al lupo e arrivederci a luglio) e che, forse, Dybala partirà dalla panchina, perché - come ha spiegato l’allenatore bianconero - ha giocato 86 minuti a Roma.
Ora dire che la Juve si avvicina all’appuntamento per il primo trofeo della stagione allestendo una sorta di smobilitazione è forse troppo. Ma scrivere che si va verso una serena sconfitta non è propriamente sbagliato. Anche perché, sempre Allegri, ha ribadito che sabato c’è un’altra “importantissima” partita contro l’Udinese. Insomma conta più il quarto posto, se mai arriverà, di una Supercoppa da aggiungere alla bacheca.
Freudiane o meno che siano certe uscite (“qualsiasi sia il risultato di San Siro bisognerà resettare per ripartire”), la percezione è che si vada verso una consapevole prova di resistenza contro un avversario più forte in tutti i reparti, completo, in forma e assetato di trofei.
Inzaghi e con lui il club nella sua interezza sanno che è arrivato il momento del raccolto, che la stagione è propizia, che gli avversari (tutti, tranne il Milan) inseguono a fatica.
Dice il saggio: ma la Juve è la Juve e, in una partita secca (eventuali supplementari e rigori), tutto è possibile.
Non so se sono saggio, ma mi viene da rispondere che il calcio è sì sorprendente, spesso irrazionale, a volte perfino illogico, ma questa Inter dovrebbe suicidarsi, ben oltre quel che ha fatto la Roma domenica pomeriggio, per non riuscire a vincere la Supercoppa e anche in maniera perentoria.
Se alla Juve mancano quattro titolari (e tutti forti), all’Inter non manca nessuno (recupererà Calhanoglu) e schiererà il solito 3-5-2 nel quale i difensori hanno preso a segnare e rifinire (Bastoni), i centrocampisti hanno piede (Brozovic) e gamba (Barella e Perisic), l’attacco possiede forza (Dzeko) e velocità (Lautaro).
Ma, come sempre, non è solo questione di singoli e, dunque, di organico. L’Inter gioca un calcio attento e produttivo. La Juve, invece, ha un’impostazione base (4-3-3 o 4-4-2) con la quale non spreme calcio, ma specula sugli episodi. In questo senso, Allegri è diventato più sincero di sempre e ieri, in conferenza stampa, l’ha detto. “Dobbiamo far andare gli episodi della nostra parte”. Che significa: la partita la farà l’Inter, noi ci difendiamo e da un contropiede, con un calcio d’angolo o una punizione (sempre che Dybala giochi), proviamo a fare un gol o a rovesciare il tavolo.
L’Inter, però, non è la Roma. E’ matura, è esperta, è smaliziata. Se segna presto e per prima, avrà la pazienza di aspettare per colpire ancora, magari sfruttando la via laterale, dove la Juve sembra particolarmente friabile.
E poi c’è il ritmo che i nerazzurri sanno tenere alto e che la truppa (assai ridotta) di Allegri non riesce a reggere.
Anche per questo il risultato è uno solo e non potrà che dire Inter.