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  • Inter: Inzaghi e Oaktree due linee che faticano a incontrarsi, l'allenatore è il simbolo delle preoccupazioni dei tifosi

    Inter: Inzaghi e Oaktree due linee che faticano a incontrarsi, l'allenatore è il simbolo delle preoccupazioni dei tifosi

    • Emanuele Tramacere
    La macchina Inter è ripartita in questa stagione proprio come aveva terminato la scorsa e, nonostante l'inciampo iniziale contro il Genoa e quel 2-2 frutto più di errori individuali che altro è già stato dimenticato. La dirigenza italiana e l'allenatore viaggiano tutti sulla stessa lunghezza d'onda ovvero quella di tenere la squadra nerazzurra quanto più competitiva possibile non solo in campionato, ma in vista di tutte le competizioni che si ritroverà ad affrontare. Eppure, da giugno in avanti, c'è un sentore di diffidenza che si è scatenato nei tifosi verso la nuova proprietà guidata dal fondo Oaktree e che oggi ha individuato proprio in Simone Inzaghi un simbolo importante. 


    IL RINNOVO -
    Simone Inzaghi, va detto, ha rinnovato lo scorso 12 luglio 2024 il suo contratto con l'Inter fino al 30 giugno 2026 dopo un mese circa di lunghe trattative. Proprio il passaggio dalla gestione Zhang a quella di Oaktree ha infatti complicato i piani della dirigenza che si era già più volte seduta al tavolo con il suo agente Tullio Tinti e che aveva rassicurato la piazza sul fatto che quel rinnovo fosse di fatto una formalità. Non fu solo una questione di ingaggio e bonus (importante quello scudetto), ma anche di rassicurazioni.

    DUE LINEE CHE FATICANO A INCONTRARSI - Da allora ad oggi tante cose sono successe, ma la sensazione resta quella che fra l'idea del futuro del club di Inzaghi e quella di Oaktree ci sia una grande differenza. Da un lato c'è un allenatore che, dopo un percorso di crescita importante passato anche da alti e bassi, si ritiene giustamente un top e da top vuole provare a continuare a vincere tutto il vincibile. Dall'altro c'è una società che, invece, ha iniziato a mettere futuribilità e bilancio davanti a tutto. E la conferma di questa distanza di visioni sta proprio nel mercato firmato dal fondo Usa.

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    LINEE CONDIVISE? -
    Se fino ai colpi Zielinski e Taremi la mano di Marotta, Ausilio e Baccin era mirata a consegnare ad Inzagi giocatori di alto livello anche in là con l'età, ma senza spendere per i cartellini e garantendo ingaggi importanti, Oaktree, invece, tutto il suo budget mercato lo ha fatto mettere su colpi futuribili come Martinez del Genoa, secondo portiere alle spalle del datato Sommer e con vista su un posto da primo e su Tomas Palacios, braccetto difensivo alternativo a Bastoni. Inzaghi, invece, avrebbe preferito investire prima tutto il budget su una seconda punta alla Gudmundsson e non su un portiere giovane di riserva e poi avrebbe preferito un Hermoso o addirittura un Ricardo Rodriguez da aggiungere alle liste (Palacios è stato tagliato da quella Champions in favore dell'infortunato Buchanana).

    CHE FUTURO? - La conferma, anzi, la promozione di Beppe Marotta da ad a Presidente nel giorno del cambio di proprietà aveva raccontato un segnale di continuità aziendale che bene aveva fatto sperare a tutti i tifosi nerazzurri. Da quel 22 maggio 2024, giorno dell'escussione del pegno da parte di Oaktree nei confronti di Suning e di Zhang, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. La fase di transizione sembra ormai completata e le idee del fondo sembrano sempre più lontane da quelle di allenatore e dirigente. Toccherà proprio a Inzaghi, con Marotta e Ausilio al suo fianco, provare a fargli cambiare idea. Come? Con i risultati, i titoli e le vittorie. Competitività deve fare rima con obiettivi centrati, solo così chi guarda ai bilanci potrà cambiare idea.
     
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