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    Inter in picchiata, Spalletti è impotente

    Inter in picchiata, Spalletti è impotente

    • Giancarlo Padovan
    E’ vero che la Juve gioca male, ma c’è chi gioca peggio: l’Inter. Non vince da sette partite, segna con il contagocce (a Ferrara il gol è arrivato da un’autorete di Vicari), crea poco per non dire nulla, i suoi calciatori sbagliano anche i passaggi più semplici. Classifica alla mano, l’Inter contenderà alla Roma il quarto posto, l’ultimo che ammette alla Champions League. Per il momento è in vantaggio perché, a prescindere dai punti, ha vinto lo scontro diretto a Roma e pareggiato, domenica, quello di ritorno a Milano. Ma l’involuzione della squadra di Spalletti è evidente e il tecnico - che io reputo il migliore tra quelli in attività - appare impotente nell’imprimere una svolta. Prima della sosta si diceva - e pensavo - si trattasse della condizione fisica e di una rosa troppo risicata per reggere una maratona in testa. Neppure il calendario aiutava, proponendo scontri significativi (Lazio, Fiorentina, Roma). Adesso, però, le scuse sono finite. L’Inter, che aveva anche guidato la classifica da sola prima di inabissarsi nella mediocrità, non c’è più. Icardi è solo anche perché la squadra è lunga. Troppi calciatori vogliono palla sui piedi e la portano senza trovare sbocchi. Di conseguenza il ritmo è basso e le giocate prevedibili.

    A proposito della partita della Juve a Verona, contro il Chievo, ho detto come la squadra di Allegri non avrebbe trovato né i gol, né la vittoria se l’avversario non fosse rimasto in nove. Questa volta, trattando dell’Inter, devo fare un discorso analogo. Senza l’autorete di Vicari (3’ della ripresa: cross di Cancelo e girata inspiegabile nella propria porta, il difensore non era pressato da nessuno, anzi era circondato dagli altri due centrali), i nerazzurri non avrebbero segnato mai e, chissà, forse avrebbero subito comunque il gol di Paloschi al 90’ (colpo di testa su assist di Antenucci). Paloschi era entrato un quarto d’ora prima per Schiattarella. Fino a quel momento la Spal aveva tenuto il campo più che decorosamente cercando di non subire il secondo gol che avrebbe sancito la sua sconfitta. Brerianamente - in onore al sommo maestro del calcio all’italiana - aveva difeso lo 0-1. Non con un contenimento passivo, ma gestendo palla e, di tanto in tanto, pungendo. Ciò era avvenuto sia per iniziativa dell’ex atalantino Kurtic, sia da calcio da fermo (punizioni e angoli) sui quali l’Inter era costretta a mettere anche i centimetri di attaccanti e centrocampisti. Dire che Semplici ha azzeccato i cambi è lapalissiano. Cominciata la gara con un prudentissimo 3-5-1-1, il tecnico toscano della squadra di Ferrara l’ha chiusa con un 4-3-3 speculare a quello dell’Inter. La quale ha da rimproverarsi almeno due colpe. Un primo tempo osceno e non aver saputo approfittare delle poche ma non insignificanti occasioni della ripresa. Purtroppo per i nerazzurri hanno sbagliato in troppi.

    Nel primo tempo, nell’unica situazione vantaggiosa, Candreva, servito da Vecino in area, ha preferito concludere anziché cercare Icardi solo in mezzo all’area del portiere. Sarebbe stato l’1-0 e, chissà, forse avremmo viste un’altra Inter e un’altra partita. Nel secondo, con l’inconcludente Eder al posto di Candreva, al 13’ l’Inter ha avuto l’opportunità di mettere le mani sui tre punti e di agguantare, almeno momentaneamente, la Lazio al terzo posto in classifica. Perisic è andato in profondità sulla sinistra, ha visto l’arrivo di Vecino e gli ha fornito un assist che chiedeva solo di essere trasformato in gol. Invece, la conclusione di interno destro è stata deviata oltre la traversa da Meret, portiere friulano all’esordio in serie A, dopo un lungo e sfortunato infortunio (è stato anche operato per un’ernia inguinale). Poi, in rapida successione, un tiro di Cancelo (fuori) e un altro di Brozovic (ancora deviato da Meret). L’Inter, esattamente come la Juve contro il Genoa, ha smesso di giocare troppo presto. Ritenendo che la Spal fosse pericolosa solo sulle palle alte, Spalletti ha inserito Gagliardini per Brozovic, scelta conservativa che dimostra come la fiducia nel palleggio o nel possesso palla fosse venuta meno all’allenatore dell’Inter. Si è visto anche Rafinha, ma solo nei minuti di recupero. Spalletti ha preso una decisione gratuita. O serviva prima o non serviva affatto. L’Inter deve ripartire. Si è avvitata su se stessa e rischia di scendere ogni giorno un po’ di più.

    @gia_pad

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