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Inter, il pagellone Scudetto: Calha messia dalle ostili terre, Lautaro capitano nato, Dimarco senza limiti
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IL PAGELLONE - La festa nerazzurra (quella vera sarà posticipata per via del maltempo che ha colpito Milano e non solo) ci dà modo di stilare il nostro pagellone per il 2023-24 da incorniciare in Serie A: da Lautaro al tecnico Inzaghi, da Thuram a Sommer, da Pavard a Dimarco. Non senza qualche neo qua e là, che non guasterà mai il ricordo dell'annata della seconda stella.
Scorri la gallery per leggere i voti di CM alla stagione dell'Inter.
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PORTIERI
Sommer 7,5: Arrivato il 6 agosto, quasi un mese dopo il ritrovo nerazzurro datato 13 luglio. Ad ogni nuova alba senza portiere, il tormento aggrediva il tifoso interista, scottato per la partenza di Onana, elemento divenuto punto cardine nella seconda parte di stagione, sia per l’atteggiamento tra i pali che per la gestione del pallone, fungendo quasi da regista aggiunto. Con queste premesse, non sarebbe stato facile per nessuno integrarsi velocemente e invece Sommer non ha fatto un piega, iniziando a svolgere il suo mestiere come fosse un veterano e offrendo enorme sicurezza all’intero reparto difensivo.
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Audero 6: Meno abile di Sommer nel far partire l’azione dal basso, ha avuto pochissime chance per mettersi in mostra. Schierato titolare per due volte in campionato contro Lecce ed Empoli, ha terminato la gara senza subire gol. Non è andata altrettanto bene in Champions, dove nell’unica partita giocata, quella contro il Benfica, ha capitolato per tre volte. Al termine della stagione il suo cartellino tornerà di proprietà della Sampdoria e le parti si confronteranno sul da farsi. Non è escluso un nuovo prestito.
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Di Gennaro: s.v.
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DIFENSORI
Bastoni 9: A tratti debordante, tra tutti i terzi di difesa a disposizione di Inzaghi, è stato quello che meglio ha interpretato il ruolo. La sua crescita non si è arrestata, continua a migliorare sia sotto l’aspetto tattico che mentale, tanto da apparire molto più applicato e cattivo rispetto al passato, quando aveva invece mostrato qualche distrazione di troppo. Impressiona la sua capacità di cambiare volto all’Inter rendendo lo sviluppo della manovra più avvolgente e naturale. Olio da ingranaggio.
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Acerbi 8,5: L’età passa, l’affidabilità no! Fulcro di una retroguardia impermeabile, difende ancora come vecchia scuola insegnava: attaccato all’uomo.
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Pavard 8: Curriculum e referenze da campione, ha dato stabilità al reparto emulando però solo in parte Bastoni e svolgendo le stesse mansioni del suo collega con caratteristiche diverse. Dopo un primo periodo di adattamento ha iniziato a muoversi più agevolmente all’interno di uno schema in continua metamorfosi, lasciando la sensazione di non essere arrivato al massimo delle sue possibilità.
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Bisseck 8,5: Arrivato per 7 milioni di euro dall’Aarhus dietro la più classica delle affermazioni: “Fosse stato forte, lo conoscerebbero già tutti”. E invece no, l’Inter ha proprio pescato il biglietto della lotteria visto che questo gigante di quasi due metri era giovane, sconosciuto e anche forte. Inzaghi ne ha immediatamente apprezzato la capacità e la velocità di apprendimento, ma anche la pazienza, visto che per mesi non ha mai visto il campo. Nel mese di dicembre la sua consacrazione, con 4 partite da titolare contro Udinese, Lazio, Lecce e Genoa. In Salento è arrivato il suo primo gol in campionato, il bottino è addirittura aumentato al Dall’Ara di Bologna.
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De Vrij 8: Riserva di lusso, ha definitivamente messo alle spalle il periodo nero confermando di potersi ancora confrontare ad altissimi livelli. Titolare in sfide decisive come quelle contro Atalanta, Juventus e Atletico Madrid (in casa), non è mai stato da meno a Francesco Acerbi, fatta eccezione per il ritorno di Champions a Madrid, dove una sua leggerezza ha spalancato a Depay la via della rete.
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QUINTI
Darmian 8: Dove lo metti sta, un jolly indispensabile per Simone Inzaghi, che ormai inizia a sceglierlo sempre con maggiore insistenza come titolare al posto di Dumfries. Sicuramente meno esplosivo rispetto al compagno olandese, riesce a colmare il gap affidandosi alla sua intelligenza e allo spirito di sacrificio che lo contraddistingue.
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Carlos Augusto 8: Arrivato per giocare da quinto, si è in realtà espresso meglio da terzo, come vice Bastoni. Tra i punti più alti della sua stagione, la prestazione allo stadio Maradona di Napoli, dove si è dimostrato difensore difficile da saltare, applicato sull’uomo e bravo nell’uno contro uno in quei duelli tutti forza ed esplosività da cui raramente esce sconfitto.
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Cuadrado: s.v.
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Dumfries 7,5: Tre gol e cinque assist in stagione, nonostante l’alternanza con Darmian. Quando entra dalla panchina con gli avversari già provati dalle fatiche del match, risulta spesso un fattore, vista la sua prepotenza fisica. Non ha ancora chiarito definitivamente le sue idee in merito al futuro, se non dovesse rinnovare il contratto con scadenza 2025, questo potrebbe essere stato il suo ultimo anno in nerazzurro.
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Dimarco 9,5: La mente umana non conosce limiti di alcun tipo e lui ne è l’esempio più calzante. Non eccelle né per doti fisiche né per doti atletiche, eppure è sempre lì a dare del filo da torcere a qualsiasi avversario. Uno dei pochi esterni che usa il campo nella sua totalità e non solo in ampiezza, lo trovi spesso ad agire tra le linee per lasciare spazio a Bastoni o per attaccare la profondità quando la manovra si sviluppa sul lato di Barella. Le statistiche raccontano di sei gol e 8 assist in stagione ma non dell’infinita serie di occasioni da gol che nascono dalle sue iniziative. Prezioso.
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Buchanan 6: Utilizzato da Inzaghi con il contagocce, non ha mai avuto sufficientemente tempo né per incidere né per mostrarsi, anche se qualche lampo di fantasia si è intravisto.
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CENTROCAMPISTI
Barella 9: L’avvio è stato freddo, ma quando il motore ha preso i giri giusti, ha travolto tutti riconquistando anche il terreno precedentemente perso a causa della falsa partenza. Gli mancano i gol e gli assist delle stagioni migliori, non la generosità e il coraggio per provare sempre a giocare il pallone anche in circostanze sfavorevoli. È quello che alza la testa ai suoi compagni anche contro l’inerzia di certe partite apparentemente stregate. Non conosce paura.
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Calhanoglu 10: Stagione da incorniciare, con 13 gol e tre assist. Idolo neroblù (così gli canta la Nord), si è dimostrato infallibile dal dischetto realizzando 9 rigori su 9 tiri a disposizione. Ogni anno di fronte a nuove sfide e difficoltà visto che quasi tutti gli allenatori avversari provano a schermarlo con marcature a uomo, ma in un modo o nell’altro riesce sempre a tenere salde tra le mani le briglie del gioco nerazzurro. Giunto da terre vicine ma ostili, riconosciuto ormai come messia dai suoi nuovi discepoli.
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Mkhitaryan 9: L’intoccabile di Simone Inzaghi, fosse per il tecnico nerazzurro, l’armeno scenderebbe in campo anche su una sola gamba. Professore della linea mediana, è il vero metronomo ed equilibratore degli schemi che hanno illuminato il panorama calcistico nazionale ed europeo. 35 anni e non sentirli, professionista a tutto tondo.
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Frattesi 8,5: L’uomo dei gol pesanti. Alla prima stagione da nerazzurro, Inzaghi non gli concede tante chance e lui deve spesso accontentarsi delle briciole. Marginali minuti che Davide riesce a trasformare in momenti di gioia eterna e assoluta, grazie a quella sua enorme capacità di incidere sul match anche entrando a gara in corso, spesso con gol e assist. Scherza con le lancette: il signore del tempo.
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Klaassen 5,5: Qualche timida apparizione e sulla coscienza il rigore sbagliato a Madrid.