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Inter, i tre limiti di Inzaghi: se non vince lo scudetto avrà molte responsabilità
In pratica la fotografia dell’involuzione dell’Inter, manifesto involontario di un campionato quasi vinto che continuando così, invece, rischia di diventare un campionato gettato via. E’ vero che nulla è perduto, perché Handanovic e compagni hanno ancora il destino nelle proprie mani, è il caso di dirlo pensando all’importanza del portiere. Rispetto a Napoli e Milan, che in ogni caso si toglieranno punti domenica sera, l’Inter deve ancora recuperare, chissà quando, la gara di Bologna. Comunque vada a finire questa stagione, se nell’Inter si è spenta la luce molte responsabilità sono dell’allenatore, per almeno tre motivi.
Il primo è legato ai cambi, come si è visto in occasione del black out contro il Milan. Inzaghi, infatti, ha tolto Perisic, leggermente infortunato e soprattutto Brozovic e Calhanoglu l’anima il centrocampo cioè, forse pensando di avere la partita in pugno. Grave errore tattico prima che di presunzione, che ha favorito il sorpasso del Milan, dominato per 70’. La possibilità di avere cinque cambi a disposizione è una possibilità che gli allenatori devono sfruttare ancora meglio di quando potevano sostituire soltanto tre giocatori. E poi ci sono le scelte iniziali per il turnover e in questo senso Inzaghi ha commesso altri errori, per esempio nella partita contro il Sassuolo quando ha escluso inizialmente Dumfries e Dzeko, schierando Darmian e Gagliardini, guarda caso sostituiti nella ripresa quando ornai la frittata era fatta.
Il secondo limite di Inzaghi si sta rivelando il carattere. Conte stressava i giocatori e magari non li faceva dormire la notte, però la squadra era sempre concentratissima. Lui li coccola fin troppo, cercando si regalare contentini a chi si lamenta, ma soprattutto non ha la grinta del fratello Pippo che in campo cercava il gol a tutti i costi senza badare all’estetica. Il bel palleggio di suo fratello Simone invece rischia di rimanere fine a sé stesso, perché la concretezza come insegnano i pluriscudettati Conte, Allegri e Capello è più importante della bellezza.
Il terzo punto debole del tecnico nerazzurro è sicuramente l’esperienza ad alti livelli che si farà nel tempo, ma non ha ancora perché un conto è allenare la Lazio dove il quarto posto è un successo e un altro è guidare l’Inter che deve puntare allo scudetto, a maggior motivo avendolo già sul petto. Avere esperienza significa anche non dichiarare che la proprietà ha chiesto di arrivare in Champions, oppure che la squadra sconta ancora la sconfitta nel derby. E infine significa dare fiducia ai giocatori più importanti, anche se attraversano momenti difficili. Sostituire Lautaro o addirittura tenerlo in panchina non è il modo migliore per rilanciarlo. Affidarsi ai più forti e difenderli, spesso si rivela la medicina migliore per risolvere il mal di gol: un paradosso per l’Inter visto che ha segnato più di tutti.
Ecco perché le prossime scelte di Inzaghi saranno decisive, perché nulla è perduto. A patto di non sbagliare più i cambi e di fare la voce grossa, perché se la squadra sbaglia l’approccio alle partite la colpa è dell’allenatore che non l’ha motivata abbastanza. E allora occhio alla partita di domani sera contro la Salernitana. Perché se non ritornano i gol, e soprattutto la vittoria, lo scudetto si allontana.