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    Inter, i meriti dimenticati di Mancini. Ora il prossimo colpo: prendere Touré

    Inter, i meriti dimenticati di Mancini. Ora il prossimo colpo: prendere Touré

    • Stefano Agresti
    C’è coda sulla Milano-Laghi? Colpa di Mancini. Piove alla Pinetina? Colpa di Mancini. L’atmosfera, ormai, è questa, e anche il nostro sito ha ospitato autorevoli opinioni critiche nei confronti del tecnico dell’Inter, dall’articolo firmato dall’ex ct della nazionale Cesare Prandelli (che ogni settimana ci accompagna con le sue analisi spesso estremamente pungenti) all’intervista esclusiva a Gigi Simoni, condottiero di una squadra che perse uno scudetto in mezzo a polemiche entrate nella storia, fino all’intervento di Michele Dalai.

    Ora: che Mancini abbia commesso errori nel corso della stagione, è evidente; è chiaro anche che questa sua Inter non ha ancora una fisionomia di gioco precisa, e ciò è una responsabilità precisa dell’allenatore (la più grave, probabilmente). Il fatto è che nel nostro calcio si tende a commettere due errori enormi:
    1. non si ha memoria;
    2. si è condizionati dai risultati.
    Cominciamo dalla mancanza di memoria. In estate l’Inter non era generalmente considerata tra le favorite per la vittoria del campionato. Anzi, se vogliamo essere precisi, si riteneva che lo scudetto sarebbe stato un affare tra Juve e Roma, con possibile inserimento del Napoli. Inter (soprattutto) e Milan partivano più indietro perché avevano cambiato molto, ma per quasi tutti i commentatori i rossoneri erano davanti ai concittadini in virtù di un mercato molto più dispendioso (88 milioni di passivo per Berlusconi, appena 8 per Thohir).

    Considerato questo punto di partenza, l’attuale posizione dell’Inter - dietro alla sorprendente Fiorentina, ma ancora davanti al Milan - non è affatto disastrosa. La sensazione è che, paradossalmente, l’Inter stia pagando la straordinaria partenza: dopo quell’avvio, molti già la celebravano campione d’Italia o comunque capace di lottare per il titolo fino alla fine. Così, oggi, ne criticano il calo, sebbene la classifica sia assolutamente in linea con le previsioni della vigilia.

    C’è mancanza di memoria anche nelle critiche all’operazione Kondogbia: quasi tutti gli osservatori ritenevano che l’Inter avesse realizzato un grande colpo di mercato quando lo ha acquistato, salvo crocifiggere ora Mancini per avere voluto il francese a ogni costo. Parlare dopo è facile; cambiare opinione a carte scoperte, facilissimo. A proposito: noi rimaniamo convinti che Kondogbia sia un potenziale campione e aspettiamo fiduciosi la sua esplosione; intanto a Firenze abbiamo intravisto qualche progresso e qualche lampo del grande giocatore ammirato negli anni passati.

    I risultati condizionano ogni giudizio, già. Lo verifichiamo ogni giorno e lo abbiamo visto nelle due sfide al vertice di questo fine settimana, decise entrambe allo scadere. Ebbene, si celebra il successo della Juve come se i bianconeri avessero fatto chissà cosa per vincere (in realtà la partita con il Napoli è stata assolutamente alla pari) e si condanna l’Inter come se avesse perso 3-0 contro una squadra di dilettanti. Diversa sarebbe stata la valutazione della prestazione dei nerazzurri se il rimpallo su Babacar non avesse dato la vittoria alla Fiorentina. Per carità, i viola hanno giocato meglio e il successo lo hanno meritato, ma la squadra di Mancini non è stata negativa com’è stata dipinta. Spesso l’avevamo vista giocare peggio in partite che, alla fine, aveva magari faticosamente vinto, solo che allora il risultato era stato positivo e i giudizi, di conseguenza, esaltanti.

    Premesse le colpe di Mancini, la sensazione è che si stia esagerando e che si dimentichino completamente i suoi meriti. Quali? Avere avvicinato molto di più Thohir al club, ad esempio, e avergli fatto capire quanto fosse importante investire per rafforzare la squadra, oppure avere riportato l’Inter nelle posizioni di vertice (al momento dell’esonero di Mazzarri era nona in classifica con 4 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte, uno score tristissimo): un percorso di crescita graduale che aveva accompagnato l’Inter anche in occasione della prima avventura di Mancini in panchina. E poi, tra i suoi innegabili meriti, c'è anche quello di avere convinto tanti campioni a trasferirsi in nerazzurro, grazie alla sua storia personale ricca di trofei pure all’estero.

    A proposito: il prossimo che arriverà a Milano, ovviamente sponda Inter, potrebbe essere Yaya Touré, che non vuole saperne di Guardiola, futuro allenatore del City, ed è legatissimo al tecnico nerazzurro. Poi magari tra qualche mese criticheranno Mancini perché Touré avrà sbagliato due partite.

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