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Inter, Gagliardini: 'Crisi? Non conosco i motivi. Io ho un difetto e Spalletti...'
LA CRISI - «Siamo entrati in un periodo negativo in cui non siamo più riusciti a esprimere le nostre qualità. Sinceramente non sappiamo cosa ci sia accaduto, altrimenti avremmo trovato una soluzione. Per fortuna ne stiamo uscendo come dimostra la gara col Napoli in cui siamo stati squadra e più compatti in campo. Un crollo dopo aver capito di non poter vincere? No, perché sin da inizio stagione tutti in società hanno detto che l’obiettivo sarebbe stata la Champions e il fatto di non sbagliare mai contro le grandi conferma come questa squadra abbia le potenzialità e le qualità per stare nei primi quattro posti. Da migliorare c’è però l’atteggiamento che deve essere uguale con le grandi e contro le medio-piccole».
IL LAVORO DI SPALLETTI - «Il suo grande carisma, un’idea di gioco molto verticale, un’attitudine al fraseggio che noi non siamo ancora riusciti a mostrare con costanza in tutte le partite. In più ha portato la sua esperienza con cui sta aiutando molti di noi. Ci fa stare sul pezzo? Spalletti ci ha sicuramente aiutato, però questa cosa viene da noi perché sappiamo quale sia l’importanza di questa stagione, sappiamo che non dobbiamo mollare per non perdere di vista l’obiettivo. Dopo quanto accaduto nell’ultima stagione ci sentiamo a un bivio: quest’anno è fondamentale perché non possiamo permetterci di sbagliare ancora. Non deve succedere più quello che è accaduto un campionato fa».
DUE SOGNI NEL CASSETTO - «Da quando sono arrivato all’Inter ho capito che qui c’era tutto per portare l’Inter là dove merita in Italia e in Europa e mi auguro di far parte del gruppo che farà tornare questa società a vincere lo scudetto e a fare bene in Champions. Se sogno di diventare capitano? Sicuramente... Sarebbe un onore grandissimo e un sogno che si avvera. Ovviamente non è un obiettivo che mi pongo nel breve: oggi è una suggestione perché c’è Mauro che il capitano lo sta facendo egregiamente ed è un giocatore fondamentale per noi».
MILAN ALLE CALCAGNA E RUOLO - «Dobbiamo pensare solo a noi stessi e ad arrivare tra le prime quattro. Il Milan è meglio che non ci sia tra quelle quattro ma, se dovesse esserci, l’importante è che pure l’Inter sia in Champions. E comunque non farei diventare uno scudetto il fatto di arrivargli davanti. Il mio ruolo? Per me è indifferente: piuttosto conta la testa e l’atteggiamento che si hanno in campo. Il fatto di non fare mai gol non mi fa certo dormire di notte: so che c’è bisogno anche dei gol dei centrocampisti ma per le mie caratteristiche penso più a contenere, dare equilibrio alla squadra e a farla ripartire».
SOCIAL E FAME DI CALCIO - «Ormai i social fanno parte della vita di tutti i giorni, il modo di comunicare è cambiato ed è giusto che ognuno abbia la libertà di fare dei commenti. Poi sta a chi legge il messaggio capire perché ti scrivono così: quando l’Inter vince, per esempio, per tutti divento un fenomeno, invece se perde... Però questo è anche segno della fame di calcio che c’è in Italia e credo che in fondo sia una cosa positiva».
IL DIFETTO - «A volte dovrei avere un tempo in meno nella giocata, intuire prima cosa possa succedere per velocizzare l’azione. Che, tra l’altro, è quello che mi chiede pure Spalletti».