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Inter, Eriksen è l'arma in più per lo scudetto. Tripletta Vlahovic? Il segreto è Ribery
Da fuori progetto a uomo di Conte: ci è voluto parecchio tempo, ma Christian Eriksen oggi gode della piena fiducia dell’allenatore nerazzurro, che ormai vede nel danese un’arma in più nella corsa verso lo Scudetto attribunedogli un ruolo centrale nei suoi piani. Le prestazioni dell’ex Tottenham in questo avvio di 2021 si sono rivelate spesso decisive, inclusa quella registrata contro il Torino. Partito dalla panchina per un piccolo problema al ginocchio, il numero 24 dell’Inter prende il posto di Gagliardini al 55’ e rompe gli equilibri del match, innescando la verticalizzazione che genera il penalty poi trasformato da Lukaku. Eriksen ha una visione preziosa di gioco, fattore per cui quando è in campo la differenza si sente. Individuare ed attuare le soluzioni di gioco ottimali è forse addirittura più importante di qualsiasi dote tecnica o fisica e il danese, con la sua rapidità di pensiero e i tocchi illuminanti, ne fa il proprio cavallo di battaglia (K-Solution al 98%). Entra e fa girare meglio la squadra (K-Pass al 97%, con un passaggio ad altissima difficoltà riuscito), una capacità fuori dal comune di accelerare la manovra (Aggressività Offensiva 98%) e buone doti tattiche (K-Movement al 94%). Appurato che l’efficienza atletica non sarà mai il suo punto di forza (Indice di Efficienza Fisica all’89%) per poter reggere i ritmi della squadra di Conte dovrà comunque rinforzare la capacità accelerativa, dove anche da subentrato con un basso carico di stress non riesce a superare la soglia dell’87%. Nel frattempo però il suo allenatore se lo tiene stretto, dentro il progetto come mai prima d’ora.
Tre punti in casa della seconda in classifica, decimo clean sheet in campionato e soprattutto una vittoria che rilancia il Napoli nella corsa per il quarto posto. Gattuso può sorridere dopo l’ultimo turno di Serie A, ma l’interrogativo sulla stagione dei campani oggi si rafforza ulteriormente. Se in quest’annata influenzata soprattutto dalle assenze per Covid, dove la prerogativa per primeggiare risulta la costanza di rendimento più che la prestazione in sé, la formazione partenopea avesse potuto contare sulla rosa al completo, dove sarebbe ora? Pe quali obiettivi lotterebbe? Nel match contro il Milan per esempio Koulibaly ha dimostrato di essere tornato ai suoi standard (Pressing al 95%), Insigne ha rimarcato la sua costante crescita (Indice di Efficienza Tecnica al 94%), e Osimhen è sembrato a buon punto sulla via del recupero (con un potenziale Indice di Efficienza Fisica del 98%). Da aggiungersi poi il rientro – seppure ancora non al meglio – di Mertens (contro il Milan ha sfoderato un promettente 92% di K-Pass). La squadra azzurra si muove a memoria (K-Movement al 92,9%) ed espugna San Siro superando i rossoneri grazie alla proprietà di palleggio: sono infatti 18 i passaggi tentati dal Napoli ad altissima difficoltà, di cui il 61% completato. Al Meazza inoltre gli uindici di Gattuso hanno generato uno dei valori più alti di K-Pass di tutta la stagione (93,3%) grazie ai piedi buoni dei centrocampisti (in particolare quelli di Zielinski, che ha registrato in questo parametro un valore del 96%). La formazione campana si è dimostrata infine votata all’attacco (Aggressività offensiva al 92,2%), in grande condizione (IEF 92,5%) e non ha mai risentito del buon pressing rossonero (Aggressività difensiva 92%). Per puntare in alto sarà necessario recuperare tutti i singoli ed incrementare l’efficienza negli 1 contro 1: a Milano, su 14 duelli, gli azzurri hanno puntato l’uomo otto volte, perdendo palla soltanto in due casi e concludendo positivamente cinque eventi, ma senza mai saltare l’uomo nettamente. Insomma non si può dire con certezza dove sarebbe oggi il Napoli senza tutte le vicende affrontate dentro e fuori dal campo, ma a 11 giornate dalla fine del campionato (con un importante match da recuperare) e con questi risultati, le prospettive sono incoraggianti.