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  • Inter: effetto boomerang

    Inter: effetto boomerang

    • Massimo Airoldi

    La vittoria contro la Juventus di poco tempo fa, avrebbe dovuto rappresentare un trampolino di lancio importante per l’Inter. L’ultima di una serie di vittorie consecutive da record, l’ultima di una serie di vittorie in trasferta da record, con una difesa che in 10 partite esterne aveva subito soltanto 4-5 reti. Pare invece che l’effetto generato sia stato esattamente l’opposto: le 3 partite successive hanno portato 2 sconfitte e un pareggio (raggiunto grazie ad un’autorete a 8 minuti dalla fine), 8 reti subite e 3 fatte, oltre a tanto nervosismo (in parte giustificato da scelte arbitrali incredibilmente errate). Un paio di anni fa la stessa partita, Juve-Inter, aveva causato le stesse conseguenze, ma alla squadra bianconera dopo che questa aveva vinto davanti al proprio pubblico proprio contro l’Inter. Evidentemente la partita è destinata a lasciare traccia nella stagione, in bene o in male che sia, dato che proprio dalle rispettive sconfitte sia l’Inter prima che la Juve oggi, hanno saputo trarre vantaggio e spinta. L’Inter pare aver perso l’umiltà che aveva contraddistinto le partite precedenti, fino al fatidico scontro diretto. Quella stessa umiltà che le era valso l’aggettivo di “provinciale” che tanto fece arrabbiare Stramaccioni. Da quel giorno e dalle infinite lodi (meritate) alla squadra nerazzurra e al suo allenatore, pare che qualcosa si sia rotto, anzi, inceppato, al di là degli episodi arbitrali sfavorevoli contro Atalanta e Cagliari. Contro queste due squadre l’Inter ha concesso una quantità di palle gol che mai fino a quell’ora aveva lasciato alle avversarie, indipendentemente dai numeri tattici di schieramento. La presunzione che Stramaccioni e la squadra hanno dimostrato nella partita di Europa League contro il Rubin Kazan (persa per 3 a 0) era qualcosa che mai sino ad ora si era vista: dichiarazioni del tipo “Vado in Russia per divertirmi” è una dichiarazione non dello Stramaccioni che abbiamo imparato a conoscere, così come quelle solite, stucchevoli e poco credibili frasi di circostanza che spesso (per tutti gli allenatori di squadre italiane) accompagnano le conferenze stampa pre partita di Europa League. “Vogliamo vincere, passare primi, onorare la coppa” e poi si manda in campo una squadra totalmente sperimentale, che probabilmente non verrebbe schierata nemmeno in partitella fra compagni, senza capo né coda, stravolgendo ruoli e schemi. Quella col Rubin Kazan era un’occasione per dimostrare che i rallentamenti con Atalanta e Cagliari erano appunto…dei rallentamenti dovuti a diverse circostanze. Vincere avrebbe significato passare il girone da capolista, evitando tutti i problemi del secondo posto, mettendosi in riparo da rischi di sorteggio. Inoltre era l’occasione giusta per poter riprendere quella marcia che aveva caratterizzato le giornate precedenti, sia di coppa, che di campionato; tornare a vincere avrebbe aiutato a scacciare timori e crisi di identità, acquisendo consapevolezza ulteriore dei propri mezzi. Una squadra matura avrebbe schierato una formazione in grado di chiudere la partita nel primo tempo, procedere al turn over nel secondo, gestendo il risultato e dare respiro poi al turno successivo.

    Il vero esame di maturità non era tanto la partita con la Juventus, ma quanto le partite successive, proprio per valutare come la squadra avrebbe convissuto con determinate situazioni. Invece, proprio quella partita, anzichè creare un entusiasmo duraturo, si sta rivelando un effetto boomerang notevole, che rischia di mandare all’aria parte dei quanto fatto in precedenza e costruito con quella fantastica vittoria a Torino. In questi casi si dice che è un bene che si torni subito in campo e già lunedì sera l’Inter sarà chiamata a giocare in un campo difficile, una trasferta che da sempre è stata insidiosa per la squadra nerazzurra: il campo sarà quello del Tardini di Parma. L’occasione per ripartire c’è, per tornare a quelle certezze che d’un tratto sembrano svanite e per fermare quel boomerang che sta ritornando a velocità sempre più sostenuta. Per farlo è importante recuperare quell’umiltà che era tipica di un mesetto fa, sia nell’atteggiamento in campo, sia nelle dichiarazioni e nelle scelte.

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