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  • Inter e Milan, la nuova stagione già buttata via ad agosto?

    Inter e Milan, la nuova stagione già buttata via ad agosto?

    • Pippo Russo
    Furie d’agosto. Mentre l’Italia va in vacanza e la serie A s’approssima all’inizio della stagione 2016-17, la Milano del calcio vive il pre-campionato più convulso della propria storia. L’addio di Mancini all’Inter, quando mancano soltanto due settimane al calcio d’inizio del torneo, è soltanto l’ultimo passaggio di un’estate da manicomio per quella che è stata una capitale italiana e europea del pallone.

    Milano era una potenza assoluta del calcio, e prima o poi tornerà a esserlo perché è nell’ordine delle cose che sia così. Ma per adesso si è trasformata nella quinta essenza di una rappresentazione grottesca, nella quale i due club sembrano impegnati a superarsi con colpi di teatro il cui solo effetto è deprimere le rispettive tifoserie. Con una prospettiva che giorno dopo giorno rischia di diventare certezza: buttare via la stagione già nel mese di agosto, senza nemmeno averla iniziata. Le vicende sono note.

    Sulla sponda milanista la soap opera del cambio di proprietà va avanti dall’inizio dell’estate 2015, con l’alternarsi di personaggi sovente improbabili o di piste che durano lo spazio di una prima pagina. Adesso l’estenuante vicenda sembra giunta all'epilogo. E se mi riservo la formula dubitativa è perché durante questo anno e passa le sorprese si sono succedute in quantità tale da non suscitare più stupore. Ma anche dando per buono (e augurandolo ai tifosi rossoneri) che la storia sia giunta a felice conclusione, rimangono dei dati d’ordine temporale che inchiodano il mondo milanista a una prospettiva raggelante: oggi è lunedì 8 agosto, mancano 13 giorni all’inizio del campionato e 23 alla chiusura del calciomercato estivo.

    Realisticamente, e in un lasso di tempo così breve, quanto è possibile intervenire sul gruppo messo a disposizione di Vincenzo Montella per migliorarlo? Ecco il punto: passando da un cinese all’altro e in attesa che arrivasse quello giusto, è sfumato il tempo per stilare un minimo di progetto. E adesso resta la sola prospettiva di fare in fretta e come viene, per dare un minimo di competitività a una squadra che affronta la terza stagione consecutiva fuori dall’Europa.

    Lo psicodramma interista matura in modo diverso. In casa nerazzurra la proprietà cinese è arrivata in tempo congruo, e l’avvio delle operazioni di mercato era stato di ottimo auspicio con l’arrivo di Banega a parametro zero. Ma c’era latente una situazione di malessere destinata a esplodere, e questa situazione era legata a due personaggi che nelle ultime due stagioni interiste hanno edificato una fiera antipatia reciproca, diventata man mano ingestibile: Erick Thohir e Roberto Mancini.

    Sul magnate indonesiano potremo forse un giorno scrivere la vera storia, e capire perché mai a un dato momento questo signore sia arrivato a Milano e si sia preso uno dei club che hanno fatto la storia del calcio mondiale. Per adesso egli fa e disfa le cose interiste come se l’Inter fosse cosa sua, e impone scelte drastiche come la sfiducia all’allenatore. Quanto a Roberto Mancini, inutile soffermarsi sul bilancio della sua seconda esperienza interista: i numeri sono impietosi, dunque meglio passare oltre.

    Ciò che bisogna chiedersi rispetto all’allenatore jesino è: si doveva proprio arrivare alla notte fra 7 e 8 agosto per capire che il rapporto fra le due parti non stesse più in piedi? Lo stillicidio di dichiarazioni al veleno è stato uno spettacolo non certo da società di quel livello, e l’incerta gestione di alcuni dossier di mercato (soprattutto quello relativo a Icardi) ha proiettato all’esterno un’immagine di debolezza societaria che l’allenatore ha vissuto con disappunto. La rottura era solo questione di tempo, ma questo tempo è maturato nel momento più sbagliato che si potesse. E vista la situazione, la scelta di un allenatore come Frank de Boer è un azzardo al quadrato.

    A unire le tumultuose vicende dei club milanesi, in questo agosto di patimenti, è la scomparsa di una parola-chiave del vocabolario di qualsiasi società calcistica: programmazione. Che in circostanze del genere è cosa impossibile da attuare. E così, mentre la Juventus allarga a dismisura il gap nel confronto col resto del calcio italiano, e Napoli e Roma provano a reagire come riescono, Inter e Milan si ritrovano in pieno agosto a dovere ancora definire dei progetti tecnici credibili. Doveva essere l’anno del rilancio, minaccia di trasformarsi in una stagione strozzata in culla.

    @pippoevai
     

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