Inter e il problema big match: le partite non durano 70 minuti. Dzeko e i cambi, i due problemi di Inzaghi
"Sono orgoglioso, perché forse è stata la nostra miglior partita della stagione, visto anche l'avversario. Ripeto sono contento e orgoglioso, abbiamo fatto una grande gara, non siamo stati premiati con un gol che meritavamo, dispiace per il risultato". Simone Inzaghi si è presentato così in conferenza stampa per commentare la sconfitta subita contro il Liverpool dalla sua Inter nell'andata degli ottavi di finale di Champions League. Non dichiarazioni di circostanza, perché i nerazzurri hanno davvero fatto per oltre 70 minuti una gara di primissimo livello trovando più volte l'occasione per sbllocare la gara senza riuscirci. Il problema è che, purtroppo, i tifosi interisti queste frasi le hanno sentite già più e più volte in stagione, non ultimo nel post-partita del derby perso contro il Milan che ha rimesso in partita i rossoneri nella corsa scudetto. E guardando oltre e ripercorrendo le tappe più importanti di questa stagione, i big match contro le rivali più accreditate fra Campionato e Champions League, il problema è ancora più evidente: le grandi partite dei nerazzurri non durano mai 90 minuti.
GLI ULTIMI 15 MINUTI - Non solo nelle sconfitte, ma anche nelle vittorie, nei big match stagionali di Champions contro Real Madrid (andata e ritorno) e Liverpool, e di Serie A contro Atalanta, Milan, Juve, Napoli e perfino all'andata contro la Lazio, gli ultimi 15 minuti di gara si sono rivelati disastrosi per l'Inter. Zero gol fatti e 10 gol subiti è il borisno che Inzaghi si porta dietro, e il bottino sarebbe potuto essere peggiore anche in tema di punti fatti se Mertens, a partita quasi finita, non avesse mandato alle stelle la più importante delle occasioni a gara quasi finita contro il Napoli nella gara di andata.
LA GESTIONE DI DZEKO - Quali possono essere quindi le motivazioni che si celano dietro questa costante? Ribadendo che ogni gara ha sfaccettature e sfumature differenti, ci sono però due fili conduttori importanti che riguardano queste gare. Il primo, forse il più importante, è il rendimento nell'arco dei 90 minuti di Edin Dzeko, vero e forse unico fulcro del gioco offensivo dell'Inter. A quasi 36 anni (il 17 marzo) il bosniaco, in un ruolo più da trequartista che da finalizzatore d'area, fatica a mantenere alto il livello di intensità per tutti i 90 minuti. Non è un caso che quando Dzeko abbassa i suoi ritmi per gestire le energie l'Inter faccia fatica ad uscire nello sviluppo della manovra. Accade sempre più spesso nei finali di gara, ma non solo, perché anche nelle battute finali dei primi tempi la tendenza è la stessa. Infine il ritorno in campo dopo l'intervallo dell'Inter è quasi sempre esplosivo, ma, se non concretizza, poi rischia l'implosione.
I CAMBI - Nella gestione dell'attaccante bosniaco non può non essere considerata la questione cambi. E l'attacco arrivato nella serata di ieri post gara contro il Liverpool dall'ex allenatore di Juve, Milan e non solo, Fabio Capello, punta fortemente il dito sulle scelte dell'allenatore nerazzurro a gara in corso: "I cambi hanno fatto la differenza in negativo anche questa volta. E non può essere un caso che, come nel derby, quando Inzaghi effettua le sostituzioni l’Inter perde le partite”. Una sentenza che però va approfondita ulteriormente perché se può essere vero che i cambi di Inzaghi raramente riescono ad incidere e anzi, spesso creano scompensi agli equilibri in campo, va anche detto che se per le partite di Serie A il materiale umano e tecnico a disposizione può essere adeguato, quando il livello della competizione si alza, il divario fra titolari e riserve si nota con maggiore rilievo. Tornando a Dzeko, ad esempio, non è casuale la scelta di lasciarlo in campo per tutti o quasi i 90 minuti in 6 delle ultime 8 partite fra campionato, coppa italia e Champions. Dzeko in primis, poi i cambi, giocare al top per 70 minuti non può bastare per puntare al top. Anzi, fa solo crescere rimpianti e delusioni.