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    Inter, Dzeko on fire in campo e pompiere nello spogliatoio: Inzaghi deve ringraziarlo, aspettando Lukaku

    Inter, Dzeko on fire in campo e pompiere nello spogliatoio: Inzaghi deve ringraziarlo, aspettando Lukaku

    • Pasquale Guarro
    L’Inter suona la carica con i 101, che non sono dalmata, ma gol. Quelli di Edin Dzeko, che prima di Reggio Emilia era fermo a 99 in Serie A e che nonostante le 36 primavere, 37 a marzo, continua a essere fondamentale per gli equilibri nerazzurri. Sul certificato che attesta il rilancio interista c’è la firma del centravanti bosniaco, bravo a vestire l’abito adatto a seconda dell’occasione e decisivo nel far valere le sue conoscenze. Perché Dzeko ha inciso con due gol che hanno visto tutti, ma probabilmente è stato ancora più importante nel dietro le quinte, nella fase di tormenta, quando Inzaghi ha rischiato di perdere capre e cavoli nel fronteggiare uno spogliatoio che iniziava ad avere sorprendentemente troppi galli. Ecco, in quelle circostanze la cresta di Edin ha dominato su molte altre. 

    GRANDE EQUIVOCO - Non è un cecchino e mai lo sarà. Di gol nel sbaglia tanti e questo è sempre stato un suo limite. Anche la velocità non è il suo forte, ma se sapientemente dosato, Dzeko è ancora un lusso per questa modesta Serie A. L’equivoco più grande attorno al bosniaco lo ha creato proprio l’Inter, quando lo ha scelto come successore di Lukaku, spremendolo come un limone (a 35 anni suonati) e chiedendogli di schiacciare sempre al massimo il piede sull’acceleratore. Così, come scontato che fosse, Dzeko aveva finito per fondere il motore, dando la sensazione di non aver più niente da offrire ai nerazzurri. 

    FINTA RISERVA - Non era così e lo sta dimostrando anche adesso, da bomber di riserva. Anzi, di finta riserva. Perché Lukaku è fuori dal 30 agosto, Lautaro non segna da 8 partite e Correa… Lasciamo stare Correa. Per l’ex Roma fanno 3 gol e 2 assist in campionato, peggio dell’anno scorso, ma c’è anche da dire che di gare oltre i 30 minuti ne ha giocate 5. Dzeko all’Inter è un po’ attaccante e un po’ pompiere: tampona le crisi di spogliatoio, segna nei momenti d’emergenza (Lukaku e Correa ai box, Lautaro in pausa) e spegne un principio d’incendio. Sì, perché il gol di Frattesi non va sottovalutato. Fosse finita 1-1 contro il Sassuolo, i nerazzurri avrebbero trascorso un’altra settimana d’inferno. 
     

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