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    Intermania: davanti alla Juve, per lo scudetto serve questo 'vecchio' Conte

    Intermania: davanti alla Juve, per lo scudetto serve questo 'vecchio' Conte

    • Cristian Giudici
    L'Inter svolta sulla Via Emilia. Pareggiando 3-3 col Sassuolo e perdendo 2-1 col Bologna a San Siro, tra fine giugno e inizio luglio i nerazzurri dissero praticamente addio ai sogni di gloria in campionato, puniti nel finale da Magnani prima e Barrow poi. Ora, cinque mesi più tardi, può cambiare tutto. Dopo aver toccato il fondo in Champions League, la squadra di Conte si rialza con una netta vittoria sul campo dei neroverdi di De Zerbi, agganciati in classifica a 2 punti dal Milan, atteso dal turno casalingo con la Fiorentina. Sorpassata la Juve, frenata sul pari a Benevento. 

    E lo fa ripartendo dai capisaldi dell'allenatore. Accusato di eccessivo integralismo tattico, Conte risponde accantonando il 3-4-1-2 per rispolverare il suo caro 3-5-2, con Barella nell'inedito ruolo di regista davanti alla difesa. Sarà un caso, ma la mossa dà subito dei frutti. L'Inter aveva già il miglior attacco della Serie A (23 gol fatti), ma per essere una squadra da scudetto deve ritrovare gli equilibri della scorsa stagione, chiusa con la miglior difesa del campionato (36 reti subite contro le 13 attuali). Handanovic non prende gol per la seconda volta dopo Genova. Era dal derby vinto contro il Milan con gol di Samuel il 7 ottobre 2012 che i nerazzurri non vincevano una partita di Serie A con un possesso palla inferiore al 35%. 

    Sabato prossimo a San Siro arriva il Bologna di Mihajlovic, ma prima c'è un'altra trasferta da vincere a tutti i costi. Martedì sera a Monchengladbach contro il Borussia, che ha battuto 4-1 lo Schalke ultimo in Bundesliga con gol di Neuhaus, Wendt, Thuram e Wolf. Nella formazione titolare ha giocato dall'inizio anche l'ex nerazzurro Lazaro, ammonito e sostituito al 65'.

    Il confine tra coerenza e testardaggine è sottile, ma forse qualcosa è scattato anche nella testa di Conte dopo l'ultimo ko col Real Madrid (oggi sconfitto in casa 2-1 dall'Alaves). Meglio portare avanti le proprie idee che galleggiare nell'anonimato, anche a costo di rischiare d'affondare. Non è mai stato e non sarà mai un tecnico che pensa innanzitutto di "segnare un gol in più degli avversari", come aveva detto a inizio stagione. Né un aziendalista che fa buon viso a cattivo gioco, come dimostrano le sue ultime dichiarazioni: "Bisogna remare tutti nella stessa direzione, senza che affondino solo allenatore e calciatori". 
     

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