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    Inter, Calhanoglu e quel feeling con la Fiorentina: di nuovo protagonista al Franchi, ma Inzaghi non chiede gol

    Inter, Calhanoglu e quel feeling con la Fiorentina: di nuovo protagonista al Franchi, ma Inzaghi non chiede gol

    • Federico Targetti
    E' la sua vittima preferita in Italia: quattro gol e quattro assist in dieci partite giocate dall'autunno del 2017 ad oggi contro la Fiorentina per Hakan Calhanoglu, letteralmente scatenato specie quando corre sul prato del Franchi (3 gol su 4); a Firenze nella scorsa stagione non ha segnato, ma ha battuto l'angolo per il 2-1 firmato Dzeko. Nessuna squadra sa ispirare il turco come la Fiorentina, avversaria domani sera all'undicesima di campionato. Ma adesso pronosticare un gol del numero 20 è molto più difficile rispetto a qualche anno fa, sebbene non sia del tutto fuori dal mondo. 

    METAMORFOSI - Al Milan Calhanoglu si è presentato da esterno alto a sinistra nel 4-3-3, ha segnato il suo secondo gol in A proprio nel capoluogo toscano, poi ha giocato da trequartista o da mezzala nel 4-3-1-2 di Giampaolo, infine da fantasista nel 4-2-3-1 dell'attuale allenatore Pioli. Nell'Inter è diventato una mezzala, ruolo che Inzaghi aveva ritagliato anche in precedenza per Luis Alberto alla Lazio, e adesso ha completato il suo percorso verso il cuore della mediana, là dove i palloni si smistano molto più di quanto si scaglino verso la porta avversaria. Questo non toglie che qualche jolly si possa ancora pescare: Brozovic riesce ad inserirsi e ad essere pericoloso, e anche Calhanoglu ha colpito il Barcellona con un bel rasoterra in Champions League. Fiorentina avvisata... 

    PERNO DEL CENTROCAMPO - Inzaghi, si diceva, ha affidato a Calhanoglu la regia del gioco dell'Inter dopo l'infortunio occorso a Brozovic, preferendolo al giovane ma evidentemente ancora un po' acerbo Asllani, acquistato proprio per far fronte ad evenienze del genere. "Mi sta dando ottime risposte in quel ruolo", dice il tecnico nerazzurro del giocatore che solo pochi mesi prima lo punzecchiava apertamente per aver tolto dal campo lui e Perisic nel derby perso che ha lanciato il Milan verso lo scudetto. E che adesso è chiamato a prendere per mano la squadra ancora per due o tre partite, fin quando Brozovic non arriverà a darne un'altra per lanciare l'inseguimento al Milan, e ancora più su al Napoli. 

     

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