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  • Integration Heroes Match, Eto'o: 'Per cambiare il mondo servono idee pazze, come me e la mia Inter'

    Integration Heroes Match, Eto'o: 'Per cambiare il mondo servono idee pazze, come me e la mia Inter'

    • Federico Albrizio, inviato
    Una partita contro ogni discriminazione e per riempire di significato il termine 'integrazione'. Nasce con questo spirito l'Integration Heroes Match, che il 23 maggio porterà a San Siro tanti campioni del calcio passato e presente, tutti in campo combattere insieme per l'uguaglianza. A presentare l'evento all'Hotel Sheraton di Milano due ambasciatori d'eccellenza: Samuel Eto'o, ex campione dell'Inter e oggi presidente della Federazione calcistica camerunense, e Bruno Cerella, cestista ex Olimpia Milano, e il presidente della Lega Serie A Lorenzo Casini, in una conferenza moderata da Ilaria D'Amico.

    ETO'O

    Si parte proprio da Samuel Eto'o: "Saluto tutti quanti, è un piacere rivedere tante persone. E' un'allegria prendere questa iniziativa insieme. Sicuramente conoscete la mia vita meglio di me, mi avete visto giocare in tantissimi campi e avete scritto la mia storia. Questa partita doveva essere organizzata due anni fa, poi c'è stato il Covid, ora siamo qui per questa iniziativa per il calcio. Sono nato in un continente, ma ho vissuto la mia vita fin da giovane in un altro continente. Sono arrivato in Europa a dieci anni. Di sicuro sono una persona fortunata e non mi è mancato nulla nella vita. Tutti abbiamo vissuto però sofferenze nella vita, vorrei condividere e unire attraverso questa iniziativa".

    Ambizioni importanti da presidente della Federazione camerunense: "Mi scuso per il ritardo, dovuto a impegni con la federazione camerunense. Voglio creare la migliore squadra nella storia del Camerun. Potremmo vincere il prossimo Mondiale (sorride, ndr). Per cambiare il mondo abbiamo bisogno di gente un po' pazza. Io sono un po' pazza. Prendo esempio dall'Inter: a inizio Champions nessuno ci dava per favoriti, ma con Mourinho eravamo una squadra di uomini, una squadra di guerrieri, che partendo dall'umiltà e dalla dedizione al lavoro ha costruito quei successi. Voglio creare questa mentalità. E' una pianificazione di lungo tempo. Ho vinto poco nella mia vita da calciatore, ma ho visto il cammino che serve per arrivare ad alzare un trofeo. Voglio portarlo in maniera umile alla mia Federazione: è possibile". Peraltro, Eto'o è l'unico giocatore al mondo ad aver fatto due triplete consecutivi, con Barcellona e Inter.

    Visione diversa da calciatore a politico sull'incapacità di unire: "Io non mi vedo come un politico, perché ho sempre pensato che quello che vogliono i politici è limitato. Io sono un privilegiato, perché il calcio non ha frontiere. Avendo il calcio, posso arrivare dove la politica non arriva. Per gli interessi del Paese, oggi la politica può essere bianca o nera. Il calcio non ha interessi, se non l'allegria.Da piccolo non conoscevo la differenza tra bianchi e neri, sono cresciuto con una sola idea. In Europa sono rimasto scioccato, perché ero nero ma con molti soldi e quindi mi vedevano come un bianco. La mia integrazione è stata molto più facile. Ora mi chiedo che responsabilità ho in questa società adesso. Devo trovare il modo migliore per parlare alla gente e un calciatore non conosce un modo migliore che attraverso un campo di calcio. I tifosi verranno allo stadio per vedere tanti campioni, ma dovranno essere consapevoli che quei calciatori sono lì per un  motivo".

    Senso dell'educazione attraverso la scuola: "Ne parlo sempre con gli amici. La miglior educazione è in casa, perché il bambino ripete ciò che ascolta in casa. I genitori hanno un ruolo più importante dei professori, perché è in casa che si cambiano le cose. Ho i miei figli e lotto affinché capiscano che sono uguali a tutti gli altri, che abbiano o meno opportunità della vita. Questo è il senso della mia educazione. A scuola studiano una cosa precisa, ma spesso i professori non hanno tempo per insegnare altri valori che in casa si devono avere per uscire e affrontare il mondo".

    Sul tema del gender gap: "Dico sempre, con grandi difficoltà arrivano grandi opportunità. Per le nostre sorelle, madri, i nostri amori, a volte è più difficile che tra noi maschi. Però, in realtà, siamo in debito di fronte alle nostre sorelle e nostre madri, perché la prima cosa che ci insegnano è a essere uomini. Le donne vivono cose molto dure che agli uomini sembrano normali. In casa il capo è mia moglie. La forza della società è la donna. Quando sono arrivato nella Federazione, ho detto al mio segretario generale che volevo il 50% di donne e il 50% di uomini. In Europa le cose sono un po' più avanzate, in Europa abbiamo ancora le donne in casa. Sono orgoglioso di quanto sto portando avanti e ce la farò. Aver vissuto diversi continenti e diverse esperienze di vita mi ha aperto la mente e voglio portare questa iniziativa attraverso il calcio".

    Il razzismo in Italia: "L'Italia è uno dei Paesi meno razzisti. Dobbiamo continuare a lottare, però sì ho viaggiato nel mondo e visto cose diverse. Dal mio punto di vista, l'Italia è uno dei Paesi meno razzisti del mondo".

    Istituzionalizzare eventi su questi temi? "Io sono disponibile per fare una cosa del genere ogni anno, anche Casini e Cerella che mi accompagnano in questa idea. Ma deve essere un volere di tutti, dobbiamo venire tutti il 23 a San Siro, io preferisco chiamarlo Giuseppe Meazza (ride, ndr), e passare un bel momento. E' una responsabilità di tutti".

    Coinvolgere Shevchenko per la situazione in Ucraina? "Ci sarà... Noi non c'entriamo con la politica, il calcio va oltre. La domanda va fatta al presidente dell'Uefa e al presidente della Fifa. Uniamoci e sfruttiamo un bel momento per dare una lezione alla vita".

    Ci saranno calciatrici all'evento? "E' normale per me. Quando lo facciamo vogliamo tutto il mondo unito".


    CASINI

    Lorenzo Casini, presidente Lega Serie A: "Siamo a un punto migliore di prima nel percorso. La situazione era molto peggio di come è oggi in Italia. Credo si sia fatto tanto e si sta facendo, però ringrazio davvero Eto'o perché tutto parte dalla scuola e dalle famiglie. Penso che c'è un dovere di tutti noi, quindi anche degli stati e dei governi, di far sì che la scuola sia quel luogo in cui si migliora. Perché non è detto che tutte le famiglie possano insegnare quei valori, la scuola deve essere uno strumento di democrazia e passa dalla politica. La percezione è che la politica sia qualcosa di distante, ma la politica siamo noi quindi è importante che la distanza si colmi altrimenti si rischia di non migliorare mai. Il calcio è uno strumento eccezionale. La Serie A ha lanciato quest'anno una campagna molto importante per contrastare ogni forma di discriminazione e di razzismo, "Keep Racism Out", che prevede messaggi continui sui social e in campo. E' un messaggio molto forte che vogliamo dare per contrastare qualcosa che c'è ancora. Vogliamo rafforzare sempre più, bisogna iniziare da bambini perché poi rischia di essere tardi: prima si inizia meglio è".

    Professionismo femminile: "E' un cambio radicale, in tema parità di genere l'Italia è indietro rispetto ad altri Paesi, così come in altri temi di integrazione. Il passaggio al professionismo prima arriva e porta aspetti che prima non c'erano. Soltanto l'anno scorso sono arrivate le norme di tutela di maternità per lo spettacolo. Ci sono settori in cui l'Italia era in ritardo, si sta facendo moltissimo e la Lega Serie A guarda con attenzione cosa si sta facendo. L'auspicio è che con un programma serio si possa avere un domani un'unica Lega con una divisione maschile e una femminile".

    Cambiare la cultura sportiva in Italia: "In Italia si comincia già dai 10 anni a parlare di tattica, abbandonando forse la dimensione di gioco un po' troppo presto. La Serie A cosa può fare? Tantissimo. Stiamo lavorando con il Ministero dell'istruzione, portando i campioni nelle scuole elementari in modo da trasmettere certi valori, anche come quello del gioco. La vittoria deve nascere in un momento successivo. C'è tantissimo da fare, ma ci sono tutte le premesse per farlo nel migliore dei modi".

    Società ostaggio di tifoserie e persone che vanno allo stadio per fare altre cose, come si può aiutare le società a riconoscere e punire chi fa certi gesti e non pagare per loro: "La risposta prevede due tipi di intervento. Il primo l'ha detto Eto'o prima: il campo è riflesso della società, è impensabile che Lega, Federazione o calcio risolvano problemi che nascono fuori dal calcio. Il problema culturale va affrontato da tutte le istituzioni. Sul calcio parlavo con il ministro Lamorgese e il capo della Polizia, è un problema di comunicazioni. E' stato fatto tantissimo nel calcio e i fenomeni che avvengono sono sempre meno, purtroppo vengono anche comunicato e assumono un peso statistico eccessivo rispetto a quello che hanno. Le società sono sempre meno in difficoltà rispetto a questo, gli strumenti e la collaborazione con il Ministero dell'Interno stanno dando i loro frutti. Stiamo pensando a una raccolta per far vedere negli ultimi vent'anni come sono evolute le statistiche. E' abbastanza? No, dobbiamo continuare a lavorare. Ma bisogna vedere da dove si è partiti".

    La privatizzazione degli stadi può aiutare? "Relativamente. La proprietà dello stadio in sé cambia poco rispetto a questo tipo di fenomeni che partono sempre dallo stesso punto. Dalla scuola".

    Guerra: "In questo momento ci sono 47 conflitti bellici al mondo. Il calcio deve promuovere la pace, sempre. Lo deve fare il calcio e lo sport".

    Iniziative: "La Junior Tim Cup è un torneo Under 14 con migliaia di ragazzi presi dagli oratori che competono tra loro, è ripartita e l'11 maggio ci sarà la finale allo Stadio Olimpico prima della finale di Coppa Italia. E' stata legata alla campagna 'Keep Racism Out' per dare continuità".


    MARTINELLI

    Veronica Martinelli, membro dell'Associazione Italiana Arbitri: "Io come tante altre colleghe sono una ex calciatrice, non potendo fare in tempi addietro questo percorso fantastico ho scelto un'altra strada che mi ha dato soddisfazione. Oltre ad essere assistente in Italia sono assistente all'estero. Gli arbitri rappresentano l'integrazione, per me l'Associazione è una seconda famiglia. E' importantissimo il rispetto del ruolo e delle regole e l'arbitro è la prima cosa che si impara. Quando insegniamo ai ragazzini che fare l'arbitro è un servizio per il calcio di rispetto delle regole vediamo un grandissimo cambiamento nei ragazzi. Le famiglie prima vedono l'arbitro come quello con cui ce l'hanno tutti, bistrattato e che non vince mai niente, ci riconoscono che il ragazzo cambia in tempi più rapidi, si responsabilizza e diventa più consapevole dei suoi mezzi. Una persona che sa rispettare sé e i più grandi".

    L'Aia ha aperto le porte all'integrazione del femminile in modi rapidi, quali sono i prossimi passi? "L'Italia si è resa conto di essere un pochino indietro rispetto ad altri Paesi europei e ha accelerato. E' stato organizzato un progetto che coinvolge le ragazze e persone specializzate per colmare il gap con i maschi: sedute di tecnica, tattica, psicologica. Ci sono state fornite professioniste che possono aiutare ad avere quel passaggio per colmare in tempi ristretti il gap con l'Europa. Qual è il Paese più avanzato in Europa? Come riferimento abbiamo quei Paesi che per primi hanno introdotto la donna nella Prima divisione: Francia, Inghilterra, sono questi i Paesi che guardiamo e vogliamo raggiungere".



    CERELLA

    Bruno Cerella, cestista ex Olimpia Milano e fondatore di Slums Dunk: "La parola nasce da un gioco di parole: 'Slum' significa baraccopoli, 'slam' schiacciata. Lo sport ha creato un'opportunità nella nostra vita e per me è stato un modo di ringraziare lo sport. Non volevo partire dall'Argentina o dall'Italia, i miei due Paesi, volevo conoscere un'altra cultura facendo qualcosa di benefico. Mi ha portato a innamorarmi, quella che era un'esperienza di vita è diventata un progetto. In dieci anni, utilizzando lo sport e la palla come strumento di promozione di valori, siamo riusciti in un mondo che distrugge più che creare, a unire. Sono fortunato ad essere qui con Eto'o, ci rende felici il sostegno di questa iniziativa a Slums Dunk e ringrazio Samuel. Come ha detto lui, lo sport è un fortissimo strumento di comunicazione al di là dei risultati, quindi anche nelle nostre academies abbiamo il 50% di donne, formiamo allenatrici in contesti difficili dove le persone vivono in condizioni precarie. Proviamo a migliorare la vita delle persone attraverso lo sport a prescindere dal luogo. E' il nostro modo di usare lo sport, comunicare e promuovere valori. Il linguaggio è unico, è il basket che detta le regole. Domani magari vado a vivere in Cina, magari non parlo cinese, ma se mi voglio inserire vado a un playground e faccio amicizia attraverso lo sport. Siamo consapevoli di quante opportunità si creano attraverso lo sport. Ci sarò anche io in campo. Ho chiesto un 48 di scarpe, hanno riso ma me le hanno trovate". Gli risponde Eto'o: "Stai lontano da Materazzi (ride, ndr)".

    Da oggi sono in vendita i biglietti per la partita del 23 maggio, su Vivaticket.

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