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Insigne, fenomeno sottovalutato: costruiteci attorno la Nazionale
Se leggete la classifica dei marcatori della serie A, vi accorgerete che c’è un fenomeno una spanna sopra tutti: Higuain, argentino, 16 gol. Al netto dei rigori, c’è poi la rivelazione della stagione: Kalinic, croato, 10 gol. Poi, a quota otto reti su azione, ci sono tre attaccanti: Icardi, argentino, Eder, italiano d’importazione, e Insigne.
Ecco, Insigne. Ha segnato otto volte, in più s’è inventato la bellezza di sei assist: come dire che ha messo piede, eccome, in quattordici gol del Napoli, quasi uno a partita. Straordinari, appena due giorni fa, l’1-0 realizzato con un tiro impossibile anche solo da pensare e il passaggio che ha lanciato Hamsik verso il 2-1 contro il Torino. Un genio, sì, ma anche continuo ormai, maturo, trascinatore, decisivo nei momenti difficili, quasi l’infortunio lo avesse trasformato da talento che viaggia a sprazzi in campione completo.
Uno così, direte, è titolare inamovibile della Nazionale, visto che gli altri azzurrabili dotati di tecnica paragonabile alla sua sono o in fase di lento recupero (Rossi) o smarriti quasi definitivamente (Balotelli). Macché: in occasione delle ultime amichevoli, a novembre, Conte non lo ha nemmeno convocato, forse anche perché risentito per un infortunio che Insigne aveva denunciato il mese prima, quando l’Italia cercava i punti per la qualificazione. Ma perché il ragazzo avrebbe dovuto giocare, se non era in condizione? Fatto sta che il ct, evidentemente permaloso, se l’è presa assai, arrivando a dichiarazioni paradossali dopo averlo fatto inspiegabilmente fuori: “Non bastano due o tre gol per meritarsi questa maglia”.
Ora, se i concorrenti di Insigne per un posto in Nazionale fossero Baggio e Del Piero, Zola e Totti, potremmo pure condividere il pensiero di Conte: Insigne può aspettare (anche se i gol non sono più due o tre). Ma con la povertà di talento che abbiamo oggi, crediamo che il fantasista del Napoli non possa essere semplicemente uno dei convocati: deve essere un titolare inamovibile, uno di coloro - pochissimi in verità - attorno ai quali va costruita l’Italia. Del resto l’unico altro attaccante buono che abbiamo, Eder appunto, siamo dovuti andare a inventarcelo convincendolo a preferire noi rispetto al Brasile (e lui ovviamente l’ha fatto, considerata la scarsissima concorrenza con cui avrebbe dovuto confrontarsi in azzurro).
Abbiamo la strana, pessima sensazione che Insigne, in Italia, sia sottovalutato. Se arrivasse dalla Serbia o dal Sudamerica, probabilmente, lo riterremmo un fenomeno. E forse accadrebbe lo stesso se indossasse “una maglia a strisce”, come dice Sarri. Invece lo trattiamo come uno normale, di cui la Nazionale può fare a meno. Mah.