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Insigne da urlo e 'patto de Piennolo': il Napoli si rilancia per Juve e scudetto. Povera Fiorentina!
Insomma, ha dato immediatamente succosi risultati il “patto de Piennolo” sottoscritto dagli azzurri l’altra sera in un ristorante ai piedi del Vesuvio. Patto che condito con sei gol e tre punti rilancia il Napoli, intanto, in quella zona Champions che è il suo minimo obiettivo di stagione. E poi… e poi chissà, anche in vista della sfida di mercoledì prossimo con la Juve per la Supercoppa che già sarebbe una gran bella cosa. Napoli straripante, dunque. Napoli traboccante. Napoli esagerato, insomma.
E la Fiorentina? Beh, povera Fiorentina. Vero, ha molto, troppo peccato davanti agli attacchi azzurri, però sei gol non li meritava perché cose discrete ha pure fatto, perché l’ha messa sul coraggio e sulla voglia di non chiudersi e ripartire e basta, ma alla fine non è stata una buona idea.
E’ partita seria, quella tra il Napoli e la Viola. Partita che conta parecchio. Per il Napoli, certo, che dopo il grande spreco con lo Spezia, sa di non poter più stracciare punti e tantomeno non approfittare al massimo degli scontri diretti delle concorrenti-zona Champions, ma pure per la Fiorentina, che sa di doversi dare una mossa per consolidare le distanze dalla zona rossa. Per questo, forse, Prandelli, punta sulla strategia del coraggio. Che poi vuol dire qualità, se metti in campo Ribery e Callejon appena dietro Vlahovic. Senza dire poi di Castrovilli, sul quale probabilmente punta la Fiorentina per ribaltare gioco e tentare la sorpresa. E parte con il piede giusto, la squadra di Prandelli, mentre dall’altra parte il Napoli balbetta. Soprattutto a destra, dove Hysaj soffre e sbaglia. Già, ma dopo cinque minuti, appena il Napoli mette il naso dall’altra parte del campo, arriva il gol: Lozano, sponda di Petagna, Amrabat dorme e piatto senza pressione e della misura giusta di Lorenzinho Insigne che brucia la barba di Dragowski. Un gol che mostra del Napoli una faccia nuova. Magari non bellissima negli esterni bassi - proprio no - ma più serena e razionale di sicuro a centrocampo, dove il Covid - coraggio, signor Fabian e si rimetta in fretta- scioglie l’eterno dubbio di Gattuso. Di fianco a Bakayoko, infatti, si presenta Demme. E la differenza è subito evidente. Più solido, infatti, il Napoli là in mezzo, con Demme che dà sempre una mano ai difensori quando c’è da ricominciare.
Già, ma la Fiorentina, seppur ferita, non si rassegna affatto. Tutt’altro. Abbassa la testa e ricomincia a pedalare, favorita anche da un Ribery in salita, almeno dal centrocampo in su. E infatti, c’è un bel quarto d’ora viola, al San Diego (sintesi tra San Paolo e Diego Maradona) a Fuorigrotta. Il conto è questo: una traversa su tiro di Biraghi e deviazione di Demme; mezzo miracolo di Ospina su tiro di Ribery, il quale appena prima aveva rubato palla a Demme in ripartenza; infine, sinistro di Biraghi, il quale, invitato dal solito Ribery, manda d’un niente fuori il suo tiro incrociato. Sì, sale la Fiorentina e scende il Napoli. Almeno così sembra. Almeno così è sino a quando don Lorenzo non decide di prendere per mano la squadra e la partita. Tant’è che in una decina di minuti (dal 35’ al 45’) ogni sensazione si ribalta. Tre gol in dieci minuti. Tre tiri e altri tre gol per il Napoli che capitalizza al meglio tutto quel che fa dalle parti di Dragowski. Combinazione Insigne-Zielinski-Petagna e gol di Demme in scivolata; poi capolavoro del capitano azzurro che s’avventura da solo contro tutti, che accarezza e riaccarezza la palla con l’interno e l’esterno del suo destro di velluto, che esce svicolando dalla trappola di quattro avversari e invita al gol Lozano. Il quale ringrazia e partecipa ai festeggiamenti. Incredibile, però. Nel suo miglior momento, la Fiorentina improvvisamente - e anche un po’ improvvidamente - sbanda, si offre troppo facilmente al contropiede e affonda. Ed è qui che si capisce che Prandelli ha osato troppo con quella difesa a tre contro i tre attaccanti azzurri. O, almeno, che quella difesa a tre senza i rientri degli esterni alti o dei mediani (e di Ribery in particolare) non poteva fare assai di più. Certo, però, quattro gol a metà partita sono una brutta e forse anche ingiusta punizione per questa Fiorentina di sicuro più viva che in altre occasioni, ma ancora troppo fragile davanti e squilibrata sulle ripartenze di chi gli sta di fronte.
Logico che stando le così le cose, il secondo tempo abbia poco da raccontare. Ma qualcosa pure c’è. Ad esempio, un salvataggio sull’ultima riga di Koulibaly che nega il punto a Vlahovic (55’) e addirittura il quinto centro napoletano con Insigne che trasforma un calcio di rigore arrivato per uno sgambetto di Castrovilli a Bakayoko e poi anche il sesto, firmato da Politano (entrato per Lozano), il quale allo scadere fa quello che fa quasi sempre: parte da sinistra, s’accentra, tira col sinistro e segna. Un secondo tempo che s’arricchisce anche del ritorno in campo di Mertens dopo il lungo stop per un accidente a Petagna e del sorriso di un ragazzo che ha appena festeggiato i diciott’anni: Antonio Cioffi da Maddaloni, copia-incolla di Insigne nella Primavera azzurra. E ora, sotto con la Supercoppa.
IL TABELLINO
Napoli-Fiorentina 6-0 (primo tempo 4-0)
Marcatori: 5' p.t. 27' s.t. (r) Insigne (N), 36' p.t. Demme (N), 38' p.t. Lozano (N), 44' s.t. Politano (N).
Assist: 5' p.t. 36' p.t. Petagna (N), 38' p.t. Insigne (N).
Napoli (4-2-3-1): Ospina; Hysaj, Manolas (34' s.t. Rrahmani), Koulibaly, Mario Rui; Demme, Bakayoko; Lozano (17' s.t. Politano), Zielinski (28' s.t. Elmas), Insigne (34' s.t. Cioffi); Petagna (28' s.t. Mertens). All. Gattuso.
Fiorentina (3-4-2-1): Dragowski; Milenkovic (40' s.t. Martinez Quarta), Pezzella, Igor; Venuti, Amrabat (40' s.t. Valero), Castrovilli (28' s.t. Bonaventura), Biraghi; Callejon (28' s.t. Pulgar), Ribery (1' s.t. Kouamé); Vlahovic. All. Prandelli.
Arbitro: Chiffi di Padova
Ammoniti: 6' s.t. Insigne (N).
Espulsi: -