Inler? Forza Udinese!
nalmente è finita! La telenovela più assurda e ridicola dell’estate bianconera si è chiusa non con un comunicato, come avviene normalmente, ma con una presentazione circense: un Inler mascherato da leone (più che il re della giungla, sembrava proprio uno di quei leoni che sono costretti ad esibirsi al circo) si è prestato alla voglia di rivalsa del domatore De Laurentiis (come non pensare che il produttore cinematografico abbia voluto una sceneggiatura simile per esibire un trofeo che ha rischiato di perdere?).
Una pagliacciata (passatemi il termine, ma anche altri l'hanno definita così) non certo edificante per Inler, ma che non può nemmeno inorgoglire troppo i tifosi partenopei, tenuti col fiato sospeso per tre mesi nei quali il dubbio sulla reale volontà di Inler di andare al Napoli si è ragionevolmente insinuato. Dubbi che l’ex centrocampista bianconero ha cercato di dissipare con un comunicato da ultras improvvisato sul proprio sito: peccato che in quel tentativo di sedurre i nuovi tifosi sia caduto in qualche ‘imprecisone’ di troppo. La più clamorosa:“Quella sera (il 17 aprile, giorno del non festeggiato gol al Napoli), avevo già scelto il colore della mia nuova vita”. Quindi come mai ci sono voluti tre mesi per porre la tanto desiderata firma, coronando quello che poi chiama sogno? E quell’intervista datata 3 giugno, a ‘Tuttosport’, in cui dichiarava “Juve corro da te. La Juve è una grandissima squadra, non si può rifiutare una loro offerta”? Un colpo di sole improvviso lo aveva accecato facendogli rischiare di far sfumare la trattativa della vita? E come mai Paron Pozzo il 6 luglio sembrava ammettere la sconfitta (perché, diciamoci la verità, l’Udinese ha fatto di tutto per mandare Inler al Napoli) proclamando che “al 95% resta a Udine”?
Triste, davvero molto triste tutto il contesto. Perché se ‘o’lione’ Inler ha rinunciato ad una esultanza più che umana in una situazione davvero unica, per rispetto a qualche presunto amico napoletano, come mai ha pensato di non dover portare rispetto per quelli che fino a ieri sono stati i suoi tifosi? Ricordo ora con rabbia e amarezza l’episodio della mancata esultanza a Napoli: 4 giornalisti e 50 tifosi da Udine sono arrivati al San Paolo a sostenere una squadra priva delle sue stelle Sanchez e Di Natale, in uno scontro che sembrava segnato. In mezzo a 60mila napoletani era vietato esultare in tribuna, ma chi era in campo poteva farlo. E un gol come il suo non si poteva non festeggiare. Lui ci riuscì, snocciolando poi una serie di scuse che offendono l’intelligenza umana. E hanno mancato di rispetto, una volta di più, a tutti i tifosi friulani, ancor più a quelli che gli hanno addirittura dedicato un club (a proposito, complimenti anche per il trattamento riservato a loro!). Che caduta di stile! E non è stata l'unica, purtroppo!Giusto per non dimenticare: quando Inler arrivò ad Udine, prima di lasciare lo Zurigo salutò i suoi vecchi tifosi con una lettera di ringraziamento sul proprio sito. Lo stesso nel quale stavolta ha snobbato i supporters friulani, preferendo concentrarsi sull'esaltazione della nuova platea (effettivamente, visto il comportamento maldestro di questo periodo, si rendeva necessario).
“Sono senza parole” ha commentato tristemente il Presidente dell’Udinese Club ‘Gokhan Inler’. Lo siamo tutti. Quella figura con la maschera da leone in testa che abbiamo visto ieri non ha nulla del Gokhan Inler che si conosceva a Udine. Magra consolazione! Ma non è certo rassicurante il siparietto con De Laurentiis (“finirai la carriera qui?” “Non si sa” “Ma lo uccidiamo o lo rispediamo a Udine?”) che non preannuncia nulla di buono. Ma, come ha detto proprio Gokhan in quell’inusuale comunicato sul proprio sito “Ora basta parlare: è il momento di cominciare a pensare alla prossima stagione”. Per noi, però, il finale è, e rimarrà sempre ‘FORZA UDINESE’.