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Inglese: 'Napoli, non so se sarò all'altezza. Nazionale? Ho capito di farne parte grazie a WhatsApp!'
SUL RUOLO DEL CENTRAVANTI - "Ruolo finito? Sciocchezze. Le squadre più tecniche preferiscono uno più piccolo, rapido e bravo a giocare la palla. Le provinciali uno più fisico che tenga palla e faccia salire gli altri. Ma tutte devono avere un centravanti. In un’orchestra servono i violini e i contrabbassi. Il calcio è lo sport più democratico: grossi e piccoli sono ugualmente utili. Il guaio del mio ruolo è che si nutre di gloria e solitudine. La gloria dei gol, la solitudine quando stai lì ad attendere una palla, anche sporca, che non arriva. Contro la Spal per 70 minuti non ho toccato un pallone, poi ho fatto due gol e sono diventato un eroe per niente. Altre volte mi sbatto per gli altri, non segno, apro il giornale e trovo un brutto voto".
SULL'ITALIA ELIMINATA - "L’eliminazione la sento mia. Mi chiamò per gli stage e pensai a uno scherzo, ho capito davvero di far parte della Nazionale quando mi hanno aggiunto alla chat di WhatsApp. Il giorno dopo la Svezia non sapevo cosa scrivere...".
SULLA VITA PERSONALE - " Ho 26 anni, e sono andato via di casa a 13. Mi pesa vedere i miei genitori ogni tre o quattro mesi, e allora passo con loro ogni buco libero per non rimpiangere un domani di non averlo fatto. Ho fatto rinunce e ho avuto fortuna, ma ci sono mille come me che fanno gli stessi sacrifici e non arrivano. Se mi guardo indietro? Sognavo di giocare in A una volta prima dei 30 anni. Ne ho 26, sono arrivato in doppia cifra con i gol e poi in azzurro. Nel Napoli non so se sarò all’altezza, non mi vergogno a dirlo. Provo a fare un passo in più. A vedere dove sono i miei limiti".