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  • Infermieri rifiutano il vaccino e prendono il Covid: è infortunio sul lavoro?

    Infermieri rifiutano il vaccino e prendono il Covid: è infortunio sul lavoro?

    • Mino Fuccillo
      Mino Fuccillo
    Torniamo su una notizia ormai vecchia di tre giorni ma appena neonata quanto a conseguenze di quel che poi dalla notizia verrà. San Matteo di Genova: 15 gli infermieri che prima rifiutano il vaccino e poi si ammalano di Covid. Domanda dell'azienda all'Inail: li dobbiamo considerare in malattia per infortunio sul lavoro? Mentre scriviamo sembra che la risposta dell'Inail possa essere: no, non è infortunio sul lavoro. Ma non si può mai sapere e poi basterà pronunciamento Inail o non ci sarà poi dopo anche ricorso al Tar, alla magistratura del Lavoro, magari con sentenze l'una avversa all'altra? 
    Gli infermieri, come i medici e gli operatori sanitari, al primo posto della lunga fila per vaccinarsi. E questo primo posto perché hanno prima di altri il diritto a lavorare protetti dal contagio. Non devono ammalarsi di Covid. Ma il diritto ad essere primi è anche dovere di essere primi. Diritto di non ammalarsi e dovere di non ammalare il prossimo che finisce alle loro cure.
    Se infermieri o medici rifiutano il vaccino scelgono il rischio non solo per se stessi, lo scelgono anche per gli altri. Hanno anche questo diritto? Hanno la libertà di non vaccinarsi, ma questa può sconfinare nella licenza di contagiare i pazienti? A libertà di non vaccinarsi dovrebbe corrispondere (anche per altre categorie e attività) sospensione dal lavoro o, se possibile e utile, cambio di mansioni. 
    Quanto a chiedere trattamento e indennizzi come da infortunio sul lavoro in caso di Covid contratto dopo rifiuto del vaccino...ci vuole la ferma convinzione che io faccio come mi pare, senza badare agli altri, altri che poi sono tenuti a badare a me, mi assistono e rimborsano e indennizzano, a prescindere. 

    Nel paese dei vaccinati - Riaprono centri commerciali, negozi, mercati all'aperto, musei, librerie, scuole, piscine, palestre, hotel, sport...Nel paese dei vaccinati, cioè Israele che ha vaccinato circa la metà della sua popolazione. Riaprono via via tutti, m a non a tutti. Si riapre sì, ma ai vaccinati, con tanto di attestato di vaccinazione. E solo a loro. 

    Calendario inglese - Gran Bretagna: il 18 marzo riapertura delle scuole. Il 29 marzo torna la libertà di incontrarsi all'aperto, fino ad allora ed oggi vietata anche nel giardino di casa. Il 12 aprile fissata la riapertura di negozi, parrucchieri, bar e ristoranti. Il 17 maggio riaprono teatri, cinema e stadi. Sempre se numero dei vaccinati aumenta in proporzione e rapporto alle aperture di attività e luoghi. Già, perché Gran Bretagna è in regime di chiusure molto più rigide e lunghe di quelle in atto in Italia. E così la Germania. E così la Francia. Il calendario inglese fornito dal governo, così come le riaperture messe in atto in Israele, legano quantità di popolazione vaccinata a quantità di riaperture. 

    Milioni di fatturato non aspettano milioni di vaccinati - Da noi questo conto non si fa, c'è tanta voglia di aprire quanta poca popolazione vaccinata. Le misure da noi in vigore, blande rispetto a quelle dei governi inglesi, tedeschi o francesi, vengono spesso definite rigide e incomprensibili. E forte e vasta è la richiesta che cadano, a prescindere e prima delle percentuali di vaccinati sulla popolazione. Per il nostro senso comune e pubblico sentire i milioni di euro nei fatturati non devono aspettare ci siano milioni di vaccinati. 
     

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