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    Inchiesta Ponte Morandi: ai domiciliari Castellucci, ex ad Autostrade per l'Italia

    Inchiesta Ponte Morandi: ai domiciliari Castellucci, ex ad Autostrade per l'Italia

    L'indagine scattata dopo il crollo del Ponte Morandi porta a un arresto eccellente: la Guardia di Finanza ha notificato la misura cautelare a Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l'Italia fino a gennaio 2019 quando, evidenzia Repubblica, è stato 'congedato' con quasi 13 milioni di euro (cifra di cui è stata liquidata la prima rata, poi congelato il pagamento come precisa Aspi) e sostituito da Roberto Tomasi. Castellucci, già indagato nell'indagine madre sulla tragedia del viadotto Polcevera, va ai domiciliari.

    Misure cautelari anche nei confronti di altri cinque tra ex vertici e attuali manager di attuali manager di Autostrade per l'Italia: le accuse ipotizzate, riferisce Ansa, sono attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture. Come Castellucci, ai domiciliari anche Michele Donferri Mitelli e Paolo Berti, rispettivamente ex responsabile manutenzioni e direttore centrale operativo dell'azienda.  I tre attuali dirigenti interdetti per 12 mesi sono Stefano Marigliani, già direttore del primo tronco di Autostrade ora trasferito a Milano, Paolo Strazzullo, che era responsabile delle ristrutturazioni pianificate sul ponte Morandi, per l'accusa mai eseguite, distaccato a Roma, e Massimo Meliani di Spea.

    L'inchiesta coordinata dalla Procura di Genova è scattata un anno fa, dopo l'analisi da parte delle Fiamme Gialle di alcuni documenti acquisiti nel corso dell'indagine sul crollo del Pone Morandi. I principali problemi, in termini di sicurezza, sono stati riscontrati sulle barriere fonoassorbenti montate sull'intera rete autostradale: le barriere non vennero cambiate "per evitare le ingenti spese che avrebbero comportato", si legge nell'ordinanza del gip che ha disposto gli arresti domiciliari per Castellucci, Donferri e Berti e tre interdizioni di attuali dirigenti di Autostrade.

    La nota Ansa prosegue: "Le strutture presentavano errori di progetto che mettevano in pericolo la sicurezza degli automobilisti.  La resina usata per le barriere fonoassorbenti non aveva il marchio CE ma, come ammette un indagato nelle intercettazioni, "sono incollate con il Vinavil" mentre altre si sono "sbragate". Emerge inoltre dall'ordinanza. E' in particolare Donferri che imposta la strategia per mettere una pezza alla errata progettazione delle strutture garantendo il massimo risparmio all'azienda che altrimenti avrebbe dovuto spendere 140 milioni di euro. "Quante sono le ribaltine scese - chiede Donferri - e quanti i Comuni che hanno rotto il c...? Solo Rapallo ha rotto il c...". E poi, ridendo: "Gliele abbiamo ritirate su e ci siamo inventati il criterio della manutenzione...".

    "Gli investigatori del primo gruppo delle fiamme gialle, guidati dal colonnello Ivan Bixio, hanno scoperto che gli ex vertici erano consapevoli che le barriere fossero difettose e del potenziale pericolo per la sicurezza stradale, con rischio cedimento nelle giornate di forte vento (fatti peraltro realmente avvenuti nel corso del 2016 e 2017 sulla rete autostradale genovese). In particolare, è emersa la consapevolezza di difetti progettuali e di sottostima dell'azione del vento, nonché dell'utilizzo di alcuni materiali per l'ancoraggio a terra non conformi alle certificazioni europee e scarsamente performanti - conclude Ansa -. Dalle indagini è emerso che gli indagati non hanno proceduto volontariamente ai lavori di sostituzione e messa in sicurezza adeguati, eludendo tale obbligo con alcuni accorgimenti temporanei non idonei e non risolutivi. Gli inquirenti hanno contestato una frode nei confronti dello Stato".

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