La spirale delle plusvalenze che ha inghiottito il calcio italiano: Chievo, Cesena e vi parleremo del 'caso Inter'
Da quelle parti dovranno decidere se continuare a usare un metro di valutazione (e repressione) blando come avvenuto in casi precedenti, o se piuttosto fare sul serio e punire i responsabili nel modo inflessibile che le violazioni commesse richiederebbero. In questo senso, l'indicazione del procuratore federale e del procuratore aggiunto è netta: nelle ultime quattro stagioni calcistiche, grazie all'aggiustamento degli attivi di bilancio generato da plusvalenze e acquisizione di diritti pluriennali gonfiati, il Chievo e il Cesena si sono assicurate le condizioni per iscriversi ai campionati. Che altrimenti non sarebbero sussistite. Ovvio che tutti i deferiti debbano essere considerati innocenti fino a prova contraria, e che potranno far valere le proprie ragioni nel corso dei giudizi sportivi. Noi continueremo a raccontare la vicenda e a informarvi sugli esiti.
A questo punto qualcuno si sentirebbe di dirci che noi di Calciomercato.com abbiamo vinto la nostra battaglia. Rispondiamo che non abbiamo vinto alcunché. Per due motivi. In primis, perché il nostro lavoro è fare analisi e informazione, non cercare vittorie o gratificazioni. In secondo luogo perché, come detto, il deferimento di Chievo e Cesena è soltanto un primo passo. Che sarebbe inefficace se rimanesse isolato. Chi ha seguito le varie tappe dell'inchiesta sa che alla pratica delle plusvalenze gonfiate hanno fatto ricorso altre società. E di altre ancora, sulle quali stiamo lavorando, si parlerà. Ne consegue che questo deferimento da parte della Procura Federale necessiti d'essere soltanto una tappa. Molte altre ne devono seguire, se davvero si vuole smantellare un sistema malato anziché limitarsi a colpire un paio di soggetti particolarmente inavveduti.
Per questo attendiamo e auspichiamo che l'inchiesta della Procura Federale si allarghi, e chiami in causa altri club e altri dirigenti il cui comportamento è stato analogo a quello tenuto da Chievo e Cesena. Allo stesso tempo, ci aspettiamo che qualcuno nel mondo del calcio e dello sport si assuma le proprie responsabilità. Quantomeno per la mancata vigilanza. Ovvio il riferimento alla Covisoc, che così com'è serve a nulla. Ma anche chi ha avuto responsabilità in Federazione e in Lega dovrebbe passarsi una mano sulla coscienza. Per non dire del commissario straordinario della Lega di Serie A, nonché presidente del Coni, Giovanni Malagò. Che definì il Chievo "un modello da studiare all'università", e che intervistato da Striscia la Notizia minimizzò la portata della vicenda. Si tratta dello stesso personaggio che due settimane fa, all'esplodere dello scandalo di corruzione intorno all'edificazione del nuovo stadio della Roma, s'è affrettato a dire che il club giallorosso è pulito e questo basta. Un grande esempio di visione da uomo delle istituzioni: nel mio orticello tutto ok, e se tutt'intorno c'è lo sfascio non è affar mio. Ribadiamo quanto sostenemmo due mesi fa: Giovanni Malagò è inadeguato a guidare lo sport italiano. Prima si fa da parte, meglio è per tutti.
LE PLUSVALENZE COME DOPING – Tutto quanto è stato detto fin qui riguarda il caso singolo. Ma la questione delle plusvalenze da player trading rischia di diventare un problema generalizzato del calcio italiano. Anche perché si tratta di una questione complessa, più di quanto appaia. In questo senso non è fuori luogo equiparare il problema dei valori di bilancio gonfiati a quello del doping. E non soltanto perché, nel caso delle pratiche contabili a rischio d'irregolarità, si ha buone ragioni di parlare di doping amministrativo. Ma soprattutto perché, come nel doping esiste una vasta gamma di sostanze accomunate dal fatto d'essere dannose sia per la salute degli atleti che per la regolarità delle competizioni, allo stesso modo esistono tipi diversi di plusvalenze artificiose ma tutte quante da etichettare in termini negativi.
IL CASO INTER - Si tratta di un distinguo di cui bisogna cominciare a parlare, perché noi di Calciomercato.com vogliamo parlare di TUTTI i tipi di plusvalenze sospette. E nel farlo dobbiamo porre una duplice premessa. La prima: che non tutte le plusvalenze sono uguali. La seconda: che al di là delle loro differenze, possono essere tutte egualmente dannose. Si tratta di una premessa che servirà come bussola per il lavoro che svilupperemo nei giorni e nelle settimane a seguire. E che riprende un tema di attualità, soprattutto all'interno della vivace comunità degli utenti di Calciomercato.com. In questi giorni, per esempio, c'è un robusto dibattito sulle plusvalenze che l'Inter sta realizzando entro la data di chiusura del bilancio annuale, il prossimo 30 giugno. Molto si discute sugli altissimi valori che vengono dati ai ragazzi della Primavera nerazzurra destinati a essere ceduti, e ai relativi attivi di bilancio che la società guidata da Suning sta realizzando. E la domanda insistente è sempre quella: dobbiamo equiparare tali plusvalenze a quelle realizzate da Chievo e Cesena? Risposta: non sono uguali, ma possono essere egualmente pericolose. Lo spiegheremo nei prossimi giorni, e parleremo non soltanto dell'Inter. Perché la questione ha carattere generale, e ha ormai contagiato il nostro calcio. Va aggiunto che a peggiorare il trend provvederà certo una delle eredità dell'attuale gestione commissariale Figc: lo sdoganamento del meccanismo di "recompra", che fino a poche settimane fa era affidato alle scritture private fra club e invece adesso si ritrova regolamentato nelle Norme Organizzative Interne della Figc (NOIF). Cosa c'entra questo elemento col possibile peggioramento del trend di plusvalenze? Vi spiegheremo anche questo.