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In tribunale Blatter e Platini rifiutano di rispondere all'avvocatessa della Fifa
Secondo l'accusa quel pagamento è illegale. I due imputati sostengono invece che tutto quanto fosse regolare e dovuto, dunque non vi sarebbe nemmeno stato motivo di istruire questo processo. I due ex amici che nel tempo sono diventati avversari e infine si sono ritrovati entrambi nel fango, hanno dovuto fare squadra loro malgrado. Perché la salvezza dell'uno dipende da quella dell'altro. Ma al di là delle convenienze dettate dalla posizione processuale, c'è un motivo che li rende sinceramente concordi: la dichiarata inimicizia nei confronti di Gianni Infantino, l'attuale presidente della Fifa. Che dalle sfortune di entrambi si è visto spianare, in modo insperato, la strada verso il vertice del calcio mondiale. Per questo Blatter e Platini hanno rifiutato di rispondere alle domande di Catherine Hohl-Chirazi, l'avvocatessa ginevrina della Fifa presente in udienza.
«Non rispondo alle domande della Fifa perché dal 2016 la Fifa non risponde alle mie domande» ha dichiarato Blatter. Dal canto suo, Platini è andato giù ancora più duro: «Non rispondo a un'organizzazione il cui capo è indagato».
L'ex presidente della Fifa si riferisce agli incontri segreti che Infantino ha avuto con l'ex procuratore generale svizzero Michael Lauber, che sono costati il posto al giudice. E che in parte sono si sono verificati prima che Platini venisse travolto dal fango, ciò che all'ex fuoriclasse francese genera più di un sospetto. Quanto ai contenuti delle deposizioni, i due hanno ribadito la loro versione dei fatti: in quel pagamento non vi sarebbe stato nulla di illegale. Con qualche debolezza argomentativa, come quel passaggio in cui Blatter ha sostenuto che le consulenze a Platini siano il frutto di un 'contratto orale'. Il processo proseguirà nei prossimi giorni. E sullo sfondo rimane la figura di Infantino. Che in questo processo in cui i due imputati lo inquadrano come nemico comune rischia di passare dei pessimi quarti d'ora.
@pippoevai