In sei (più la Juve) per la Champions: il bilancio provvisorio delle top d'Europa
REAL MADRID - La squadra campione d’Europa è quella che sul mercato si è mossa meno. L’unico arrivo riguarda Morata dalla Juventus costato trenta milioni per la cosiddetta “recompra”. In teoria sarebbe dovuto andarsene in Inghilterra, dove è richiestissimo, ma considerate la giovane età e le prestazioni, Zidane sembra propenso a trattenerlo. Sarà il primo cambio in attacco. Il Real non vince la Liga da quando lo guidava Mourinho. Ancelotti gli regalò la decima, Zidane l’undecima, ma la necessità di tornare a comandare anche tra i confini nazionali si è fatta impellente. Il Real non è una squadra vecchia, ma la difesa comincia ad avvertire qualche scricchiolio, anche se la maturazione di Varane (infortunato nella parte conclusiva della stagione e costretto a disertare gli Europei con la Francia) assicura un futuro a lungo termine almeno per quanto riguarda uno dei due centrali.
ATLETICO MADRID - Per due volte vice campione d’Europa, Diego Pablo Simeone vuole provare a vincere la Champions come ha dimostrato di meritare. L’Atletico ha pensato solo a rinforzarsi: Vrsaljko in difesa; Gaitan a centrocampo; Gameiro in attacco. L’impianto è quello dell’anno precedente e il gioco resterà aggressivo con spiccato senso della ripartenza. Mentre Vrsaljko presumibilmente sarà un’alternativa a Juanfran come esterno basso di destra, Gaitan dovrebbe partire titolare sull’esterno alto di sinistra. Torres, ormai spompato e sempre meno dotato del guizzo vincente, cederà il suo posto a Gameiro che farà coppia con Griezmann. In questa sessione di mercato, l’Atletico ha speso tanto, facendo registrare al momento un saldo negativo di oltre settanta milioni. Chiaro l’imput dato da Simeone e recepito dalla dirigenza del club: per essere competiitivi con i grandi club europei bisognava invertire la tendenza e mettere mano alle risorse. E per la prima volta Simeone è favorito fin dall’inizio.
BARCELLONA - Ad arricchire il 4-3-3 di Luis Enrique sono arrivati almeno tre elementi di grande spessore: Umtiti, difensore francese rivelatosi all’Europeo, Denis Suarez e André Gomes. Quest’ultimo, strapagato al Valencia, ha fatto un pessimo Europeo con il Portogallo partendo titolare e finendo tra le riserve. Intoccabili i tre davanti (ma Neymar sarà assente per l’Olimpiade), il reparto dove abbondano soluzioni è proprio quello centrale dove Rakitic, Busquets e perfino Iniesta sembrano insidiati, almeno in teoria, dai nuovi. Se ad essi aggiungiamo la volontà di Mascherano di tornare a gioocare da centrocampista, capiamo come Luis Enrique abbia solo l’imbarazzo della scelta. La mia personale opinione, al contrario, è che cambierà pochissimo: il Barcellona ha solo rinforzato le seconde linee con elementi dotati (quasi) della stessa qualità dei titolari. Non so quanto peserà l’assenza di Dani Alves, che l’allenatore avrebbe certamente confermato. Resta il fatto che è proprio la difesa il reparto meno convincente della squadra.
MANCHESTER CITY - L’approdo di Pep Guardiola non ha inciso per gli uomini che ha voluto, ma per il gioco che produrrà. Finora è sempre stato così, ovunque l’allenatore sia andato, non vedo perché dovrebbe cambiare proprio al City. C’è chi disegna la squadra con un 4-2-3-1, ma non mi sorprenderei se, oltre al sistema di gioco, variasse anche il ruolo dei calciatori più collaudati. Tutti ricordano che quando Guardiola era al Bayern, accentrò Lahm che invece era l’esterno destro (basso) più bravo del mondo. Anche in quel caso i fatti gli hanno dato ragione. L’uomo che il nuovo allenatore ha voluto con sé è Gundogan, un centrale di centrocampo formidabile anche se con un problema non da poco: i molti infortuni che ne hanno frenato la crescita esponenziale. Se Guardiola saprà dargli continuità, Gundogan diventerà il punto di equilibrio tra le due fasi. Fondamentale anche Nolito che agirà sull’esterno come De Bruyne, il quale deve riscattare, al pari di altri, un Europeo deludente. Il City è la squadra favorita, con lo United, per vincere la Premier. Parte un po’ più indietro in Champions, anche perché dovrà superare il preliminare.
BAYERN MONACO - La novità è Carlo Ancelotti che si ritrova l’eredità di Guardiola. Al catalano non è riuscito di vincere la Champions, obiettivo dichiarato del suo triennio, ora ci proverà l’italiano che di Champions ne ha vinte tre (due al Milan e una al Real Madrid). Il Bayern era già forte l’anno scorso anche se non sono mancati alcuni passaggi a vuoto soprattutto in Europa. Hummels, prelevato dal Borusssia Dortmund, è assieme con Bonucci, il più forte centrale del mondo. Renato Sanches, teoricamente un diciottenne, portoghese, potrebbe costituire l’alternativa a Vidal. Anche Ancelotti avrà una squadra offensiva e sarà molto probabile il ricorso al 4-2-3-1. Contro l’Inter, sabato notte in amichevole, hanno segnato tre gol Green e uno Ribery. Segno che tra vecchi (Xabi Alonso e Ribery) e giovani (Thiago Alcantara e Coman) la squadra ha risorse infinite. Trionfare in Bundesliga è ormai la normalità. Il vero obiettivo è arrivare in fondo alla Champions.
PARIS SAINT GERMAIN - Se ne sono andati Blanc e Ibrahimovic. Sono arrivati Unay Emery e Ben Arfa. Nel cambio, teoricamente, il Psg ci ha perso anche se reputo Emery un allenatore più incidente di Blanc. Senza Ibra, Cavani giocherà e segnerà di più. Primo, perché si riprenderà il centro dell’attacco. Secondo, perchè dovrebbe essere il terminale offensivo del gioco della squadra. Cavani a Parigi ha fatto finora meno di quanto potesse e il freno è stato proprio Ibrahimovic. Il Psg è ottimo, ma ha un problema in difesa (David Luiz) e uno dietro le punte (Ben Arfa non mi convince). Più complessivamente il modulo porta ad uno sbilanciamento perché spesso la squadra sarà costretta a difendere con sei uomini dietro la linea della palla. E’ vero che, secondo i sacri testi, sei sono sufficienti, ma dipende dalle caratteristiche e Krychowiak e Verratti non mi sembrano ben assortiti. Saprò essere più preciso più avanti, anche se la risposta tocca a Emery, atteso dal definitivo salto di qualità.