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In Serie A arriva l'allenatore che va pazzo per il death metal
IVAN JURIC, 1975, neoallenatore croato del Genoa,, l'anno scorso sulla panchina del Crotone ha ottenuto la prima promozione in serie A. Precedentemente aveva allenato il Mantova in lega Pro. Anche come calciatore, era un mediano vecchio stampo, in Italia ha giocato, in Italia in Crotone, dal 2001 al 2006, e Genoa, dal 2006 al 2010. Fino al 2013 è stato nello staff di Gasperini, suo allenatore sia coi pitagorici che coi rossoblu, seguendolo a Milano e Palermo. “Naturalmente devo molto a Gasperini. Prediligo giocare con il 3-4-3 e mi piace attaccare, aggredire alto e pressare con continuità. Poi naturalmente non bisogna fossilizzarsi con la tattica, mi è capitato anche a Mantova di variare sistema di gioco e passare anche a 4. Bisogna essere aperti e pronti ad ogni tipo di soluzione. Le mie squadre devono essere dinamiche e correre per novanta minuti, mi piace il possesso palla e il predominio della partita”.Però ho cercato di “rubare” segreti anche ad altri allenatori come Paolo Sousa, Montella e Bjelica». Ama il rock metallaro, il death methal “I calciatori non capiscono un cazzo di musica. La conoscono molto superficialmente, la vita che fanno li condiziona e non hanno modo di scoprire a fondo altre cose. L’unico altro metallaro con cui ho giocato in 15 anni di carriera è stato un portiere argentino del Crotone. Ho cominciato a 14 anni con Metallica e Megadeth, poi sono passato a cose più aggressive. Il death metal è la mia passione, band come Napalm Death, Obituary e Carcass, artisti veri. ascoltare un cd a casa e andare a un concerto non è la stessa cosa. Sono andato tre volte a vedere i Napalm Death e pogando rischiavo sempre di farmi male. Una volta mi sono detto ‘faccio il bravo e ascolto solo il concerto’, ma dopo mezza canzone ero già nel pit“. ho notato che gli italiani non hanno sangue metallaro, sono più per cose tipo Eros Ramazzotti. Sicuramente c’è tanta gente che ascolta metal, ma per la strada non lo noti come a Spalato o a Londra. Quando vado a un concerto in Brasile o nell’Europa dell’Est c’è un’atmosfera più calda, lì hanno più anima per questo tipo di musica Ma pur di vincere di nuovo il derby contro la Sampdoria ( all'epoca era ancora giocatore del Genoa. NdR) sarei disposto ad ascoltare Ramazzotti per un mese intero“.
ANGELO DOMENGHINI, 1941, detto Domingo, ex ala destra di Atalanta, Inter, Cagliari, Roma, Verona, Foggia, Olbia, Trento Con l'Inter vinse 2 scudetti, 1 Coppa dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali. Ma riuscì anche in 2 imprese “uniche”: la Coppa Italia dell'Atalanta nel 1962-63 ( segnò una tripletta nella finale col Toro) e lo scudetto del Cagliari nel 1969-70. All'Europeo del 1968 segnò il gol del pareggio contro la Jugoslavia che portò alla ripetizione della finale, poi vinta 2-0
A Mexico 70 segnò, con quella che Gianni Brera definì una “ciabattata” e con la complicità del portiere, il gol della vittoria sulla Svezia che consentì il passaggio ai quarti di finale Scoperto da un parroco, fu venduto all'Atalanta. “Per duecentomila lire, a me non davano niente. Solo le spese della corriera, Lallio Bergamo andata e ritorno. Al mattino lavoravo in fabbrica, alla Magrini. Al pomeriggio mi allenavo con l'Atalanta. Metà e metà. Volevo diventare giocatore professionista e non capivo. Pensavo: se mi fanno lavorare vuol dire che non sono un vero calciatore. Avevo diciannove anni e facevo l'apprendista operaio. Anzi, no, solo apprendista. Operaio era già una qualifica alta. Poi un giorno il direttore della Magrini chiama il signor Tentorio, dirigente dell'Atalanta: "Cosa facciamo con questo ragazzo? O lavora tutta la giornata o ve lo tenete a giocare". Mi hanno tenuto. Pesavo cinquantadue chili, ma mi hanno tenuto (…) All'Atalanta prendevo un milione all'anno, firmai un contratto in bianco e Angelo Moratti scrisse: quindici”
MARIO CORSO, 1941, ex centrocampista di Audace San Michele , Inter, Genoa. Detto Mariolino, Mandrake, Il piede sinistro di Dio e definito dal solito Gianni Brera "participio passato del verbo correre", in riferimento al cognome e al non eccezionale dinamismo. Inventore della punizione prevertiana “a foglia morta” colpo sotto con il piede sinistro e la palla supera la barriera spegnendosi nell'angolo alto lontano dal portiere, dolcemente, quasi con studiata lentezza- “Era un mio colpo istintivo che mi riusciva con grande naturalezza grazie alla sensibilità con cui toccavo la palla. Tutta colpa del mio primo allenatore, Nereo Marini da San Michele Extra, il paese dove sono nato. Si fissò sulle mie qualità di tiratore da fermo e mi costrinse, giovanissimo, a esercitarmi quotidianamente per 40 minuti alla fine di ogni allenamento. Tiri su tiri. Così nacque la foglia morta".
Fece il suo debutto n nerazzurro a 16 anni e 322 giorni, in una partita di Coppa Italia contro il Como vinta per 3-0 dall'Inter, segnando il gol del 2-0 e diventando il più giovane marcatore della storia interista Non ebbe fortuna in Nazionale, anche perché ai tempi del Mondiale del Cile, nel 1962: Giovanni Ferrari, il C.T. azzurro, che lo ha appena escluso dalla lista dei 22 e stava seguendo dalla tribuna di San Siro l'amichevole fra l'Inter e la nazionale cecoslovacca che sta preparandosi al Mondiale, quando Corso col suo sinistro magico inventò un gol fantastico, un tiro splendido dopo una serie di dribbling in un fazzoletto d'erba che strapparono l'applauso anche agli avversari; dopo quella prodezza Corso cercò con gli occhi il C.T. In tribuna e gli dedicò un plateale gesto dell'ombrello. La cosa fa scalpore, i perbenisti insorgono e la maglia azzurra da allora in poi diventerà irraggiungibile per Mandrake. Problematico il suo rapporto con Herrera, che notoriamente non amava chi lo metteva in ombra " il Mago che ogni anno cercava di vendermi a un'altra squadra, cosa impossibile perché Moratti mi adorava e non lo avrebbe mai permesso. Ma lui ci provava e me lo diceva pure: "Mario, per me dovevi andare via ma visto che sei rimasto ora giochi". Hai capito il personaggio che bella faccia tosta?". Una volta durante la consueta arringa pre-partita di H. H. che annuncia una vittoria certa, la sua vocetta carogna consiglia il Mago, in estasi catartica , di sentire "cosa ne pensano nello spogliatoio accanto" provocando una risata liberatoria che spoglia HH del suo fascino mistico. Quando Herrera tornò all'Inter la seconda volta e il presidente era non più Moratti, ma Fraizzoli, riuscì finalmente a venderlo al Genoa.Portava i calzettoni sempre arrotolati "Era un omaggio. Al mio idolo: Omar Sivori, lo adoravo. Lui giocava alla sudamericana e con i calzettoni giù, lo imitai subito. In qualche modo fui il primo europeo a metterli in quel modo. Mi dissi: se non posso fare tutti quei tunnel e quei dribbling almeno posso assomigliargli nel look" In totale con la maglia nerazzurra vinse 4 scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali
Buon compleanno anche a
ROBERTO MUSSI, 1963, ex terzino di Massese, Parma (2 volte), Milan, Torino. Vicecampione del mondo nel 1994,, fu autore dell'assist per il gol del provvisorio e provvidenziale pareggio di Baggio contro la Nigeria
Ha vinto uno scudetto e una Coppa dei Campioni col Milan, 2 Coppe UEFA col Parma e 2 Coppe Italia con Torino e Parma. E' stato anche vicepresidente della Massese
LUCA VIGIANI, 1976, ex centrocampista di Fiorentina, Fiorenzuola, Saronno, Lodigiani, Pistoiese, Livorno (2 volte), Reggina (3 volte), Bologna, Carrarese Nello staff di Mazzarri a Napoli e Milano, che ha avuto come allenatore a Livorno e Reggio Calabria- Figura nella peggior formazione del Bologna dal 2000 in poi, stilata da Soccermagazine insieme a
LUIGI LAVECCHIA, 1981, centrocampista prodotto del vivaio juventino, ex Crotone, Brescello, Torres, Ascoli, Messina, Arezzo, Le Mans, appunto Bologna e Tirgu Mures (Romania)
GIUSEPPE COMPAGNO, 1967, ex attaccante di Atalanta, Piacenza, Avellino, Cosenza, Pescara, Palermo, Ancona, Reggiana, Nissa, Delianuova, Carini,
RAFFAELE BIANCO, 1987, centrocampista del Carpi
ANTONIO LOI, 1996, trequartista del Modena
ROMANO GALVANI, 1962, Ex centrocampista di Cremonese, Avellino, Bologna, Pescara, Bologna, Inter, Palazzolo. Con l'Inter nel 1988-89 vinse, giocando 3 partite lo scudetto dei record. Nel 2002 si era sparsa la voce che fosse morto suicida Qualcuno l' aveva scritto, altri l' avevano raccontato in tv, «All' inizio non capivo, poi ho scoperto che un giocatore del Pizzighettone, col mio stesso cognome, era morto sul serio. E siccome io vivo ancora nel bresciano, credo l' abbiano scambiato per me. Pare l' abbiano detto anche su Rai3 Lombardia. La notizia forse è partita da lì, ha fatto il giro, è passata da Bologna e poi mi è arrivata. Il primo a telefonarmi è stato un amico che giocava nei dilettanti, Baschieri, che però si è vergognato di dirmi tutto. Avevo notato che continuava a chiedermi con una strana insistenza se non avessi avuto un incidente o roba simile, ma si era fermato lì. Poi ne ho sentito un altro, che mi ha spiegato meglio, dicendomi che a Bologna qualcuno mi dava per morto. Ma ancora non pensavo che la chiacchiera si allargasse» Gino Pivatelli, quella sera: l' ex viceallenatore di Galvani, al quale lo legava lo lega un rapporto particolare. Dicono che il grande Gino, sbiancando, abbia accusato quasi un piccolo malore. Per questo, quando qualcuno dei vecchi compagni è finalmente venuto a sapere la verità, dopo aver chiamato Galvani ("Ma non eri morto?", "Mavaffa~"), si è subito raccomandato con lui di avvisare immediatamente Pivatelli. «Sì, e io l' ho fatto: mi ha risposto sua moglie, ho detto che ero il signor Bianchi della Federazione e che volevo parlare col signor Pivatelli. Poi, quando me l' ha passato, con voce cavernosa ho cominciato a dire: "Gino, sono il fantasma di Romano Galvani, mi senti~?". Ma mi sono fermato subito, altrimenti sveniva sul serio
GIACOMO LA ROSA, 1946, detto “il Sivori di Messina”, ex attaccante di Messina, Roma, Varese, Lazio, Plermo, Catanzaro, Brindisi, Pwscara, Salerno, Civitavecchia, Banco di Roma
FRANCESCO D'ARRIGO, 1958, ex difensore di Lucchese, Pistoiese, Empoli e Cuoiopelli. Poi, dal 1990, una lunga carriera di allenatore tra serie C e D. Diventò famoso quando, il I6 aprile 1994, il suo Pontedera, in C2, sconfisse 2-1 la nazionale di Sacchi che pochi mesi dopo sarebbe diventata vicecampione del mondo
NALDO, 1988, difensore brasiliano dello Sporting Lisbona, ex Bologna e Udinese
OUSMANE DRAME' , 1992 , ala destra francomaliana del Moreirense (Portogallo), ex Padova, Ascoli, Lecce, Unione Venezia Il aprile 2013, a Lecce, promise lo smartphone a una prostituta in cambio di prestazioni e poi glielo riprese. Fuggito,fu inseguito e poi ferì un trans che aveva aiutato la donna, prima dell'arrivo delle Volanti. In sella a una bicicletta, il giocatore francese si è presentato in piazzale Rudiae, zona abitualmente frequentata da prostitute e trans. E ha chiesto a una nigeriana di poter consumare un rapporto sessuale, offrendo però in cambio il suo I-Phone V, non essendo provvisto di denaro contante. La prostituta ha accettato ma al termine della prestazione si è vista sottrarre da Drame non solo l’I-Phone ma anche la sua borsetta. Il calciatore si è dato alla fuga in bicicletta, rincorso però, a bordo di una Fiat Panda (di un automobilista di passaggio) da un trans, amico della nigeriana. Raggiunto su via Monteroni, Drame ha procurato ferite al trans, caduto rovinosamente a causa di uno sgambetto. Il Leccè lo rispedì al Padova, proprietario del cartellino, Nel gennaio 2014 fu incredibilmente ingaggiato dallo Sporting Lisbona
Per la categoria METEORE, auguri a
CARLOS ALBERTO BIANCHEZI, 1964, detto Careca o Careca III, ex attaccante brasiliano, all'Atalanta nel 1991-92 realizzò al minuto 29 del primo tempo contro l’Inter di Corrado “Orrore” Orrico, il 19 Gennaio 1992. In quell’occasione Bianchezi trasformò un rigore guadagnato da Caniggia per un fallo di Paganin; fu il gol che valse la vittoria per 1-0 degli atalantini contro i meneghini, e che determinò, sebbene involontariamente, le dimissioni del trainer Orrico 8 reti bergamasco, forte del miglior Caniggia e del bombardiere Lamberto Piovanelli
PEDRO LOPEZ. 1983, ex centrocampista spagnolo di Arezzo (2005-06 e 2007-08) e Genoa (2006-07) Poi andò a giocare in Armenia
Auguri anche all'attore
LANDO BUZZANCA, 1935, che nel 1974 interpretò il film L'arbitro, nel ruolo dell'arbitro Carmelo Lo Cascio da Acireale, chiaramente ispirato a Concetto Lo Bello da Siracusa. Nel film compaiono anche, interpretando se stessi, Bruno Pizzul e Nicolò Carosio. La canzone della colonna sonora "Football Crazy" era cantata, si fa per dire, da Giorgione Chinaglia.