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    In questa Juve non esiste un leader. E Dybala pensa più ai soldi che all’onore

    In questa Juve non esiste un leader. E Dybala pensa più ai soldi che all’onore

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    La prima vittoria in campionato non è bastata a fare in modo che intorno alla Juventus si diradasse la nebbia che l’avvolge. E, tra l’altro, se ieri a La Spezia il polacco Szczesny non si fosse ricordato di essere un portiere ora, probabilmente, saremmo qui a dover raccontare una storia dal finale differente.

    Un dato significativo è emerso rendendo marginali ogni altro tipo di considerazione. A questa Juventus per essere sul serio all’altezza del suo pedrigree manca tremendamente un leader o comunque un trascinatore. Il personaggio che è in grado, nei momenti di difficoltà, si tirarsi su le maniche e soprattutto di spingere i suoi compagni a fare altrettanto. Non importa il ruolo tattico che ricopre in campo ma lo spirito che lo anima nel più profondo.

    Alla Juventus c’è sempre stato un uomo provvisto di tali caratteristiche corsare. Oggi no. Ricordo quando il Trap raccomandava ai suoi ragazzi di scendere in campo con il coltello trai denti. Lo disse anche a Monaco, un giorno, e quelli del Bayern lo guardarono come un matto perché i tedeschi non sono avvezzi alle metafore. Poi capirono. Una frase del genere pronunciata da Allegri, oggi, farebbe sorridere non perché errata ma perché non ci sono coltelli a disposizione e forse manco i denti.

    Esempio lampante di questa situazione è rappresentato da Paolo Dybala. La fuoriuscita di Cristiano Ronaldo dalla Juventus gli ha aperto davanti un’autostrada conforme alle sue ambizioni. L’argentino, è noto, pativa la presenza soverchiante del portoghese. La sua partenza per l’Inghilterra avrebbe dovuto da un lato liberarlo di un peso anche psicologico e dall’altro stimolarlo a diventare lui il punto di riferimento come un autentico capitano non solo per la fascia al braccio.

    Al momento questo progetto si sta dimostrando scritto sulla sabbia perché Dybala si limita in campo a fare il compitino che gli permette di guadagnarsi una sufficienza risicata in pagella. Di valore aggiunto per fare la differenza non se ne parla proprio. Evidentemente una tra le cause frenanti è quella del rinnovo contrattuale che pare la tela di Penelope. Il che è ancora più grave perché un campione come Paulo Dybala ha il dovere di giocare prima per l’onore e l’amore di bandiera. Di quattrini ne guadagna già abbastanza.

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