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  • In Germania è già polemica sul progetto di riforma del calcio giovanile

    In Germania è già polemica sul progetto di riforma del calcio giovanile

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    Il calcio tedesco si è avvitato in una crisi dalla quale teme di non venire fuori. Ma il progetto di riforma che dovrebbe favorire il rilancio, a partire dal livello giovanile, è già investito dalle polemiche. Succede nel paese che per decenni è stato la locomotiva economica dell’Europa ma adesso avverte chiari segni di crisi.

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    E succede nel movimento calcistico nazionale che è stato indicato come un modello di virtù gestionale in Europa ma adesso scopre di dover affrontare una grave crisi di formazione. Si cercanno soluzioni, con trovate filosoficamente innovative (e anche parecchio visionarie) e ovviamente in condizioni del genere affiora la resistenza al cambiamento. Resistenze che arrivano pure dai vertici della federazione impegnata a promuovere il progetto. In questo stallo il calcio tedesco rischia di perdere altro tempo nel tentativo di risolvere il problema.

    LE ANALOGIE CON LA CRISI ITALIANA – Durante i mondiali in Qatar, subito dopo l’immediata eliminazione della nazionale tedesca dalla fase a gironi, noi di Calciomercato.com notammo un’analogia con le sorti della nazionale italiana (https://www.calciomercato.com/news/germania-nella-bufera-eliminazione-tensioni-e-litigi-un-flop-com-28550). Che dopo aver vinto i Mondiali del 2006 andò incontro a due eliminazioni al primo turno (2010 e 2014). Alla nazionale tedesca è successa la stessa cosa: campione nel 2014, è stata eliminata al primo turno nel 2018 e nel 2022. Per completare l’analogia toccherebbe adesso ai tedeschi mancare due qualificazioni consecutive ai Mondiali, come successo alla nazionale azzurra nel 2018 e nel 2022.

    Magari ciò non succederà perché con l’allargamento della fase finale a 48 squadre servirà davvero mettercela tutta per rimanere fuori. Cionondimeno le preoccupazioni rimangono, sia perché un movimento calcistico come quello tedesco non può accontentarsi di un obiettivo minimal qual è quello di evitare di rimanere a casa durante la fase finale dei mondiali, sia perché il livello tecnico del calcio giovanile da quelle parti si sarebbe abbassato in modo preoccupante.

    Fra le cause individuate per spiegare il declino vi sarebbe la perdita dello spirito ludico nel
    calcio di base, dove ai bambini si impone precocemente la tattica e l’ansia del risultato.

    Quest’ultimo aspetto sarebbe anche il problema delle categorie giovanili superiori, dove vige il principio della retrocessione dalle serie nazionali a quelle regionali. In più si è parlato dello stress che colpirebbe gli allenatori delle squadre giovanili, che provano a costruire la carriera verso le serie superiori e sanno di essere strettamente vincolati ai risultati. Si tratta per la gran parte di fattori noti anche in Italia. Rispetto ai quali la federcalcio tedesca (DFB) sta cercando una soluzione dopo aver studiato un programma che associa le innovazioni tecnico-organizzative alle sollecitazioni pedagogiche.

    QUANTE CRITICHE AL PROGETTO – Il progetto parte dall’idea che i giovanissimi debbano svolgere col pallone attività ludiche più che agonistiche. I tornei per le fasce di età dai 7 agli 11 anni vengono eliminati e sostituiti da raduni che riprendono il concetto del festival, con partite di pochi minuti. Si tende a sminuire il risultato di gara, anche per evitare rischio di punteggi umilianti che a quell’ età possono incidere molto sull’autostima dei ragazzini.

    In questo senso, alla squadra che vada sotto di tre gol viene data possibilità di schierare un giocatore in più dell’avversaria per riequilibrare. E alla fine della mini-gara la squadra vincitrice si limita a scalare in avanti di un altro campo del raduno, mentre quella perdente scala a ritroso di un campo. Viene tracciata anche una riforma dei campionati delle fasce di età più elevata, con l’abolizione delle retrocessioni e la costruzione di un torneo suddiviso in gironi di piccola taglia minore. Tutte le misure hanno dunque l’obiettivo di stemperare il tono agonistico delle competizioni, per fare in modo che ciò favorisca lo sbocciare del talento.

    Che si tratti della via giusta è da dimostrare, tanto più che l’utilizzo di un metodo così arditamente sperimentale mette in conto la necessità di correzioni e aggiustamenti in corso d’opera. Ma per molte delle voci che si sono espresse intorno a questo progetto di riforma, l’azzardo è troppo grande e si rischia di disperdere i benefici dei vecchi metodi senza avere certezza che ne deriveranno dai nuovi.

    A esprimere perplessità sono stati tecnici del calibro di Ralf Rangnick e Steffen Baumgart, che insistono sul danno che ne deriverebbe per l’idea di prestazione (https://www.stern.de/sport/fussball/dfb-reform-im-kinderfussball—warum-die-kritik-voellig-ueberzogen-ist--meinung--33760534.html). Ma l’attacco più pesante è giunto dal cuore delle istituzioni calcistiche tedesche. A esporsi è stato infatti Hans Joachim Watzke, che oltre a essere amministratore delegato del Borussia Dortmund è capo del consiglio di sorveglianza della lega professionistica ma soprattutto vicepresidente della federazione. Watzke ha giudicato “incomprensibile” il progetto, suscitando l’ovvia irritazione del presidente della DFB, Bernd Neuendorf (https://www.sueddeutsche.de/sport/watzke-kinderfussball-reform-kritik-dfb-wolf-1.6206147). La missione è complicata e nasce politicamente sotto cattivi auspici. In bocca al lupo.

    @pippoevai

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