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Immobile, vuoi essere mio congiunto? La dignità dei lavoratori del calcio
Tanto lo abbiamo capito: fino al vaccino non esiste il rischio zero. E allora costruiamo scenari, paletti, no e protocolli. Seri, che siano in grado di ridurre al minimo. Che siano in grado di costruire uno straccio di piano, di riserva di idee, che non sia: chiudiamo i rubinetti se serve, se vi ammalate, nel frattempo parliamo un attimo dei congiunti. Immobile, vuoi essere mio congiunto?
Ok, ma non parliamo ovviamente solo di stampa, ma di migliaia di lavoratori tutti diversi, tutti aggrappati a questo carrozzone fermo. Che qualcuno vuole fermare. Anche col silenzio. Qualcuno ha visto Agnelli, di recente? Ha fatto l'accordo con i calciatori, ha dileggiato Lotito, firmato una lettera di richiamo con Ceferin e poi? Sparito. Il calcio forse non lo riguarda. Nessuno dei lavoratori. Nemmeno quelli che sono con lui. L'Inter? Qualcuno ha sentito Marotta, a parte con Agnelli pronti a fare il bulletto e sbertucciare Lotito? Forse sono troppo impegnati a progettare la loro SuperLega, per fare sentire la loro voce in un momento così delicato, così vitale per il calcio, così incerto. Che importa, con 4 mesi di stipendio tagliato le casse sono apposto, il pelo sullo stomaco da quelle parti non manca. È di famiglia.
Mentre i media amici di questo Governo che non ha nessuna voglia di prendersi responsabilità cannoneggiano Lotito nel nome del popolo sovrano, ma poi gli operai in fabbrica come ci vanno, ah la Milano da bere, non abbiamo sbagliato nulla, e vai con lo struzzo che nasconde il testone povero di idee e scenari, il calcio rischia una crisi senza precedenti. Manda tutti a casa, specialmente gli ultimi, i più incerti, i contrattini. E non sa se, per la prossima stagione, il miracolo tanto atteso dal Governo (non è quella la strategia?) alla fine salvi campionato, atleti, appassionati, qualche stipendio, qualche mutuo. Non vi sto a dire la dignità di chi, in questi momenti tiene comunque la testa alzata. Non vi sto a dire la vergogna di certi silenzi, di certi club, di certe mani lavate col calcio, sporcate da errori, ritardi, picconate. Fosse anche no, non si riprende: non vi sto a dire la vergogna di questo ping pong, il cinismo del proprio orticello e la valanga di fango e ricorsi che ci attende. Gravina nel frattempo, stanco, strattonato, pressato, parla con la voce di Lotito forse. O forse sento male, ed è la voce dei miei colleghi, dei lavoratori a contratto breve, a partita iva. Non vi sto a dire la dignità. L'ultima rimasta, l'unica forse.