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Immobile-gol entra nella storia della Lazio. Ora con l'Inter per la rivincita
Stavolta ci ha pensato il suo portabandiera Ciro Immobile, leader in campo e a parole, con un rigore perfetto (schioppettata sotto la traversa) e una palla generosa e illuminante per il raddoppio del compagno argentino: 99 partite con la Lazio (se giovedì non gioca a Marsiglia, la prossima con l’Inter sarà la centesima), 74 gol, media 0,74 a partita, la più alta della storia biancoazzurra, superati bomber leggendari come Piola, Signori, Chinaglia, Giordano, Klose. Facesse lo stesso in Nazionale avrebbe risolto tanti problemi di Mancini. Già, il fatto che il c.t. lo avesse ignorato ha inasprito questa vigilia che Immobile ha fatto dimenticare con una prova non superba ma decisiva.
La Lazio tutta non è stata spumeggiante, più un prosecco che uno champagne di marca, assolta da un Parma ancor più arruffone. Luis Alberto, attesissimo alla prova del nove e alla cinquantesima in A, ha di nuovo fatto rimpiangere il fine dicitore della passata stagione rimanendo mollemente anonimo, neanche più micidiale sui calci piazzati. Milinkovic-Savic è sparito dalla scena e quei pochi palloni che ha lavorato sarebbe stato meglio (per lui) non gli fossero mai capitati fra i piedi. A centrocampo le due squadre hanno giocato a ciapanò, una galleria degli errori, passaggi facili ciabattati di qua e di là, come rivela il computo finale delle palle perse: 39 Lazio, 54 Parma.
Da una parte ha retto benino il solito Lucas Leiva, anche Parolo aveva il fiatone; dall’altra l'omino tuttofare Stulac lavorava per sé e per gli altri. Tanta confusione, il "Tardini" pareva via del Tritone nelle ore di punta. Occasioni da gol una per parte con Inglese e Patric. Ripresa più vivace, con palle-gol fallite da Immobile e Del Gaudio. La svolta, però, c’è stata al 56', quando Inglese (messo in campo da D'Aversa solo perché mancava anche Gervinho) è stato sostituito da Ceravolo, ma soprattutto hanno preso posto nella Lazio Berisha e Correa in luogo di Leiva (ammonito, a rischio quindi di assenza contro l’Inter) e Luis Alberto.
Altra musica, Lazio padrona, Parma sulle gambe con il povero Gobbi, trentottenne a dover correre dietro ai suoi nipotini. Così Patric ha continuato a imperversare sulla fascia destra (meglio dell’ultimo Marusic, decisamente), Parolo come vice-Leiva ha potuto tirare il fiato, Correa ha seminato scompiglio nella difesa emiliana e Valon Berisha è andato a caccia di palloni come un assatanato. Proprio il kosovaro ha provocato il calcio di rigore fiondandosi prima di Gagliolo su una palla vagante nell’area del Parma.
Inzaghi può accontentarsi, anche se i Parma-Lazio dei suoi tempi da giocatore erano ben altra cosa: fioccavano le prodezze (il tacco di Mancini nel '99, la bomba da 35 metri di Almeyda), fioccavano gli scambi miliardari fra Tanzi e Cragnotti), però mettere in cascina 13 punti in nove partite senza i due artisti della squadra è un risultato più che soddisfacente. E’ vero che la sua squadra perde con le così dette "grandi" (Napoli, Juve, Roma), ma è anche vero che - a differenza delle inquiline dell’alta classifica - con tutte le altre non sbaglia un colpo: sei confronti sei vittorie. E quello contro l’Inter diventa più che la rivincita di un recente amaro passato.
IL TABELLINO
Parma-Lazio 0-2 (primo tempo 0-0)
Marcatori: 36’ s.t. rig. Immobile (L), 45’ s.t. Correa (L)
Assist: 45’ s.t. Immobile
Parma (4-3-3): Sepe; Iacoponi, Bruno Alves, Gagliolo, Gobbi; Barillà, Stulac, Rigoni; Di Gaudio (22’ s.t. Biabiany), Inglese (11’ s.t. Ceravolo), Siligardi (33’ s.t. Ciciretti). All. D'Aversa.
Lazio (3-5-1-1): Strakosha; Radu, Acerbi, Luiz Felipe; Lulic, Milinkovic Savic, Leiva (11’ s.t. Berisha), Parolo, Patric (45’ s.t. Marusic); Luis Alberto (11’ s.t. Correa); Immobile. All. S. Inzaghi.
Arbitro: Fabbri di Ravenna
Ammoniti: 30’ p.t. Leiva (L), 32’ p.t. Gobbi (P), 2’ s.t. Siligardi (P), 4’ s.t. Luis Alberto (L), 44’ s.t. Milinkovic Savic.